domenica 17 settembre 2023

L’assessore con le tessere chiuse in un cassetto (racconto breve)

 

(il monte Somma) 

In paese tutti lo chiamavano Giggino. Era il vezzeggiativo del suo nome. Giggino quando era ragazzo, Giggino quando faceva l’operaio in una raffineria, Giggino quando nelle discussioni che si svolgevano nella locale sezione del Partito comunista faceva interventi che nessuno capiva perché contorti e fuori tema, e ora che era pensionato e faceva l’assessore alla Nettezza urbana lo chiamavano ancora Giggino.

Il “muro di Berlino” era caduto solo da qualche anno e le tessere del PCI che nella sua lunga vita Giggino aveva raccolto anno dopo anno, erano finite tutte in un cassetto chiuso a chiave di una scrivania. Con una lista civica guidata da un avvocato che in paese conoscevano tutti, erano state vinte le elezioni amministrative e Giggino si era ritrovato a fare l’assessore, ed era assessore anche quella tiepida mattina di giugno quando, seduto davanti a un tavolino del “Caffè Rossini”, contemplava il monte Somma che gli stava davanti.

- “Buongiorno Giggino”, disse ad un tratto il signor F.P., titolare dell’azienda che in paese aveva vinto l’appalto per la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti urbani.

Giggino si voltò verso F.P. e sorrise.

- “Ho ordinato il caffè e un cornetto anche per lei, signor assessore”, affermò F.P.

- “Hai fatto bene… hai fatto proprio bene”, rispose Giggino e aggiunse un altro sorriso.

F.P. era una persona pratica, uno che non si perdeva in inutili giri di parole, e così andò subito al cuore della questione, e disse:

- “Assessore, io per darvi i soldi che mi avete chiesto devo licenziare un padre di famiglia”.

Giggino non si scompose. Le lunghe discussioni fatte nella sezione del Partito Comunista Italiano lo avevano preparato bene ad affrontare tutte le questioni che si potessero presentare quando si parlava di politica, e dopo essersi bagnato le labbra con la lingua, rispose:

- “Se è davvero un buon padre di famiglia troverà certamente un altro lavoro per portare avanti i figli che ha voluto mettere al mondo”, e così dicendo si accese una sigaretta.

F.P. pur sapendo che l’assessore era un tipo duro e pronto a calpestare tutto e tutti, provò a giocare un’altra carta, e aggiunse:

- “Per darvi quei soldi io mi troverò con un operaio in meno e ciò farà sorgere dei disservizi: la raccolta della spazzatura non potrà essere sempre assicurata, e la cittadinanza si lamenterà…”.

- “Non ti preoccupare. Lascia stare. La gente non fa altro che lamentarsi, e alle lamentele ci penso io. Quando ci saranno dei sacchetti di spazzatura lasciati per strada, la gente verrà al municipio, e al municipio ci stai tu o ci sono io? Ci sono io al municipio, e allora tu non ti preoccupare. Magari qualche mese prima delle future elezioni si fa il servizio di raccolta con più attenzione, e così vai avanti tu con l’appalto e vado avanti io con l’assessorato”.

F.P. annuì amaramente e concluse:

- “Se le cose stanno così, aprite la portiera della vostra auto che dietro al sedile vi lascio una busta con i soldi che mi avete chiesto”.

- “La portiera è già aperta e l’auto è quella di colore rosso che sta davanti a noi”, e così dicendo indicò un auto a poche decine di metri dal tavolino dov’erano seduti.

F.P. si alzò fece un cenno di saluto e si avviò verso l’auto di colore rosso, ma fece solo pochi passi che Giggino disse:

- “Hai pagato il caffè?”.

F.P. si voltò e rispose:

- “Si, signor assessore: vi ho pagato il caffè e pure il cornetto”.

Giggino sorrise soddisfatto e per un attimo pensò a tutte quelle tessere di partito che stavano ben chiuse in un cassetto.

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