sabato 28 maggio 2011

Il palazzo Valente a Pollena

Pollena Trocchia. Attualmente rientrano nei confini della parrocchia di san Giacomo apostolo anche quei resti di palazzo Valente che si possono vedere nell'omonima cupa. Nei primi decenni del 1700 questa località era denominata Galitti e si estendeva fino a comprendere la massaria dei signori Figliola sita nel casale di San Sebastiano al Vesuvio. Nel 1819 palazzo Valente rientrava nel comune e nella parrocchia di Massa di Somma ed ospitava una cappella dedicata all'arcangelo san Michele tenuta in potere del colono Giuseppe Simioli e avente come cappellano don Tommaso Cautiero. Nel 1784 invece la cappella apparteneva ad Angelo Valente.


San Gennaro 
(particolare di un affresco esistente a Palazzo Valente, foto di Ciro Teodonno)


Questo palazzo doveva essere enorme: dai ruderi ancora esistenti si possono infatti osservare due cortili. Molto probabilmente aveva anche una funzione militare. Nel 1743 in questo palazzo venne ospitato il cardinale Giuseppe Spinelli, arcivescovo di Napoli, intento a visitare le parrocchie della zona. Non è da escludere che in questo palazzo il cardinale Spinelli avesse un proprio appartamento, né che in origine fosse un convento. L'oratorio era lungo trentotto e largo sedici palmi e custodiva una statua del Glorioso S. Michele di marmo bianco con li vestimenti dorati; anche l'altare, dove in una cona era posta la statua dell'arcangelo, era tutto di marmo bianco. La cappella era stata benedetta il 9 marzo 1703 e il sommo pontefice Clemente XI aveva concesso l'indulgenza plenaria ai pellegrini che in occasione della festività di san Michele si recavano in questa cappella.


gruppo di angeli 
(particolare di un affresco esistente a Palazzo Valente, foto di Ciro Teodonno)

In origine l'oratorio era molto più piccolo e proprio per l'affluenza dei pellegrini, i proprietari decisero intorno al 1737 di ingrandirlo allungandolo di circa 10 palmi. Realizzati questi lavori la famiglia Valente ebbe però dei problemi con la curia arcivescovile; infatti l'oratorio si affacciava sulla via pubblica ma attraverso una porta interna alla sagristia comunicava con un cortile del palazzo. Grazie a questo passaggio i proprietari potevano dunque accedere alla cappella senza uscire per la strada; tale comodità consentiva maggiore sicurezza contro i ladri che potevano rubare le suppellettili, i candelieri e le lampade di ottone, in quanto per chiudere ed aprire la porta principale non c'era bisogno di uscire appunto sulla via pubblica. Ed i Valente avevano particolarmente timore di essere aggrediti dai malviventi in quanto il loro palazzo era lontano circa un miglio dall'abitato di Massa. La curia sollevò un problema proprio intorno a questo accesso in relazione all'indulgenza plenaria di cui godeva la cappella.


particolare di un affresco esistente a Palazzo Valente, foto di Ciro Teodonno

I proprietari dovettero allora appellarsi al fatto che in passato, durante le varie visite pastorali, non era mai stata sollevata questa questione, e che tale passaggio non costituiva un mero privilegio ma una necessità, soprattutto quando di notte occorreva recarsi in cappella per assicurarsi che la lampada dinanzi alla statua dell'arcangelo fosse accesa così come era di consuetudine. Dopo aver presentato le proprie ragioni, i proprietari dell'oratorio proposero di non far godere più nel locale della sagrestia l'indulgenza concessa dal pontefice, chiedendo in cambio che venisse tolta l'interdizione alla cappella fatta dalla curia e che si potesse mantenere il passaggio.


particolare di un affresco esistente a Palazzo Valente, foto di Ciro Teodonno

Molto probabilmente nella sagrestia - che era lunga tredici e larga undici palmi - venne collocata una lapide di marmo con la quale si affermava che in detta sagristia non si godeva dell'indulgenza plenaria.


San Gennaro 
(affresco esistente a Palazzo Valente, foto di Ciro Teodonno)


Tra le supppellettili in dotazione alla cappella c'erano due confessionili, segno che in occasione della festività dell'arcangelo Michele, che cade il 29 settembre, si verificava una buona affluenza di pellegrini desiderosi di beneficiare dell'indulgenza plenaria.


Particolare dell'ingresso della cappella di san Michele arcangelo a Palazzo Valente 
(foto di Ciro Teodonno)


Da una fonte orale mi è stato riferito che la statua di san Michele arcangelo fu sottratta dalla cappella di palazzo Valente ai Galitti negli anni 1930-1940. [Carlo Silvano]

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