giovedì 8 agosto 2013

Alla ricerca delle sorgenti del Somma - Vesuvio

POLLENA TROCCHIA - Con questa nuova intervista al prof. Ciro Teodonno, si pone l'attenzione sulle sorgenti presenti sul Somma-Vesuvio. La scarsità d'acqua in superficie è accompagnata dalla poca attenzione da parte di chi dovrebbe assicurare una maggiore fruibilità dei sentieri che conducono sia alle sorgenti che in altri siti del Parco. Tra gli studiosi che hanno compiuto delle ricerche sulle sorgenti del Somma-Vesuvio, va annoverato lo storico Ambrogino Caracciolo, il quale, già nel 1932, pubblicava un libro dedicato all'origine di Pollena Trocchia e alle "disperse acque del Vesuvio". Oggi non solo occorrono maggiori informazioni sulle sorgenti esistenti sul Somma-Vesuvio, ma bisogna anche divulgare una maggiore conoscenza delle varie polle d'acqua proprio per valorizzare il Parco, ovvero un patrimonio che appartiene a tutti.

Prof. Teodonno, esiste un censimento delle sorgenti e polle d'acqua esistenti all'interno del parco nazionale del Vesuvio?
Per quello che ne so, no, ma potrei anche sbagliarmi, visto che di queste cose non se ne parla molto e gli studi a riguardo rimangono spesso nei cassetti di chi li fa e nessuno li divulga adeguatamente. C'è da dire che le persone che si interessano alla natura e al patrimonio culturale del nostro territorio, sono sempre meno.
Comunque, le sorgenti che al momento conosco, sono almeno tre: dell'Olivella, a Sant'Anastasia, che ha un minimo di affioramento e strutture che ne indicano un antico sfruttamento; ci sono poi le Chianatelle, che hanno una parte alta, oramai poco riconoscibile, e una più bassa raggiungibile da Pollena che è più facilmente riconoscibile; infine, esistono le redivive Gavete, a Somma Vesuviana, luogo a regime prevalentemente di stillicidio, che però è importante per la rivalutazione culturale di quel bel luogo, grazie anche all'opera di una “paranza” omonima, che il primo maggio di ogni anno celebra quel luogo in devozione alla Mamma Pacchiana delle Gavete.


Come si può spiegare la scarsità di fonti d'acqua all'interno del parco?
Le fonti d'acqua nel Parco Nazionale o, per meglio dire sul Somma/Vesuvio, si trovano prevalentemente sulla Caldera del Monte Somma. Innanzitutto per la sua esposizione settentrionale che le permette di captare i venti freddi e umidi provenienti da nord e di evitare l'evaporazione durante i mesi caldi. La stessa struttura del terreno e della vegetazione possono spiegare la maggiore presenza d'acqua, infatti, la folta boscaglia, composta in prevalenza di lecci, castagni e in qualche caso addirittura da betulle, ivi presente per le suddette cause, conserva e produce umidità.
Ovviamente il Gran Cono è tutt'altra storia, la porosità del terreno, dovuta all'inconsistenza del materiale piroclastico incoerente che lo compone in buona arte, permeabilizza il suolo, filtrando l'acqua, di conseguenza la forte evaporazione per l'esposizione a sud e l'assenza di vegetazione fa tutto il resto. Va detto, però, che dopo più di sessant'anni dall'ultima eruzione le specie colonizzatrici svolgono il loro incessabile lavoro di ripopolamento, anche sul cratere del Vesuvio e non è detto che nello spazio di molti anni, le cose non cambino anche lì.


Nei suoi studi lo storico Ambrogino Caracciolo accenna alla presenza di un fiume sotterraneo chiamato Veseri, o Vesere. Riguardo a questo corso d'acqua si tratta solo di una leggenda oppure ci sono elementi che, secondo lei, fanno pensare a una sua reale esistenza?
In genere nulla nasce dal caso e anche le leggende, popolari o non che siano, hanno appunto la loro base di verità. So che a San Sebastiano, per esempio, in zona via Figliola, esistono delle Polle d'Acqua sotterranee, alle quali ancora s'attinge. Infatti, sia i privati, per piscine e cisterne per il lavoro agricolo, sia il pubblico, con la GORI che ha posto lì delle pompe e delle cisterne, attingono a queste. È opinabile quindi che ce ne possano essere altre in altri luoghi e che in passato, se non ancora oggi, queste alimentassero dei corsi d'acqua, magari approfittando di qualche antica galleria lavica. È certo che molte delle acque “vesuviane” raggiungessero quell'intricato sistema idrico e idraulico che dal Somma arrivava alle porte di Napoli e col nome di Sebeto.
Le polle d'acqua da lei elencate sono tutte raggiungibili dai turisti con l'attuale sentieristica?
Volendo sì ma, come ho detto nella precedente intervista, la sentieristica vesuviana non gode di buona salute.
Come si presentano le "Chianatelle"?
Come ho prima accennato le Chianatelle si trovano a Pollena Trocchia e le si possono raggiungere seguendo un sentiero che nasce dal cosiddetto Lagno di Pollena. Queste sorgenti, per lo più ascrivibili a una piccola cisterna, si raggiungono lasciando il lagno per una via laterale che diventa un sentiero poco leggibile. Le antiche sorgenti, invece, quelle ormai secche e riconoscibili solo da una struttura muraria a mo' di pozzo, sono facilmente raggiungibili dal cosiddetto sentiero delle baracche, il numero tre del Parco Nazionale del Vesuvio. All'altezza di una vecchia cisterna, segnalata ancora da alcuni rami spezzati e da un nastro di plastica bianco e rosso. Si scende verso valle e con un po' di fortuna si scorgerà la vecchia struttura della sorgente. In entrambi i casi è opportuno affidarsi a qualcuno che conosce il territorio perché lo scorrere del tempo e le stagioni, rende sempre più difficile la loro identificazione.
(a cura di Carlo Silvano)