Dal volume "Diario partenopeo. Appunti di viaggio di un quindicenne trevigiano", di Giuseppe Tranchese, viene tratto il brano che segue:
[…]
Qualche
ora prima di cena,
mentre curiosavo nella piccola biblioteca che c’è a casa di nonno,
mi sono interessato ad un libro del conte Ambrogino Caracciolo
intitolato “Sull’origine
di Pollena Trocchia”
e come sottotitolo “Sulle
disperse acque del Vesuvio e sulla possibilità di uno sfruttamento
del monte Somma a scopo turistico”.
A cena ho parlato di questo libro con mio padre e gli zii e così ho
saputo che non esiste più un corso d’acqua, un tempo chiamato
Veseri o Vesere, che dal monte Somma scendeva a valle e, molto
probabilmente, segnava anche il confine tra i villaggi di Pollena e
Trocchia. Sulla scomparsa di questo torrente, mio padre mi ha
raccontato una leggenda che riporto qui di seguito.
«Tanto
tempo
fa, sulle pendici del monte Somma, una giovane donna
di nome Giovanna viveva da sola in una casupola nei boschi, accanto
alla sorgente del torrente Veseri. Giovanna amava la natura e
dedicava le sue giornate alla raccolta di erbe medicinali, che
conosceva molto bene grazie allo studio di un libro ad esse dedicate,
e che usava per curare gratuitamente i contadini e le altre persone
dei borghi di Pollena e Trocchia. Giovanna si guadagnava da vivere
dipingendo icone che rappresentavano la Santissima Trinità e la
Vergine Maria di Nazareth.
La
giovane donna era molto amata dalla comunità locale per la sua
generosità e la sua fede in Dio, ed era sempre pronta ad aiutare
chiunque si rivolgesse a lei, curando con amore e dedizione malattie
e dolori. Tuttavia, non tutti vedevano di buon occhio la sua opera di
bene.
Alcuni
notabili dei due borghi, invidiosi del suo talento e della stima che
la gente riponeva in lei, complottarono contro Giovanna. Con la
complicità di alcuni malvagi contadini, diffusero voci e
pettegolezzi, accusandola di essere una strega che faceva uso di
magia nera per preparare medicinali e unguenti.
La
notizia si diffuse rapidamente e creò scompiglio nelle due comunità
di Pollena e Trocchia. La gente, spaventata dalle accuse e manipolata
dalle malelingue, iniziò a evitare Giovanna, temendo che la sua
presenza potesse arrecare loro sventure. Persino alcuni dei suoi
conoscenti e pazienti più fedeli cominciarono a dubitare della sua
integrità.
Giovanna,
disperata e incapace di difendersi da tali ingiuste accuse,
trovandosi di fronte le guardie della
milizia cittadina
che erano andate presso la sua casupola per arrestarla, si diede alla
fuga e per sfuggire alla morte sicura sul rogo e anche per proteggere
il bene che aveva fatto alla gente con le sue medicine, decise di
trovare rifugio dirigendosi verso un bosco di acacie. Mentre, però,
attraversava un ponticello fatto di assi di castagno posto sulla
sorgente del Veseri, accanto al quale aveva sempre vissuto, fu in un
attimo rapita dalle limpide acque del torrente che subito
inghiottirono la giovane Giovanna, con
un’enorme onda che si alzò dalla sorgente, scuotendo la terra e
facendo tremare gli alberi circostanti. Da quel giorno, il torrente
Veseri sparì dal suo letto naturale per immergersi nelle profondità
della terra, e portando con sé la purezza e l’amore di Giovanna.
La
scomparsa del torrente Veseri ebbe conseguenze terribili per i
malvagi contadini e dei due borghi. Prima, infatti, essi potevano
beneficiare delle acque cristalline del torrente per le loro colture
e per il loro benessere personale. Ma ora, senza le acque del
torrente Veseri, le loro terre divennero poco fertili, e i loro campi
e frutteti non produssero più ortaggi e frutti abbondanti.
La
punizione divina era caduta su di loro, come una risposta alla loro
meschinità e alla loro malvagità. Si resero conto troppo tardi di
aver perduto una fonte di benedizione e guarigione, che una volta era
stata loro offerta da Giovanna, la giovane guaritrice del monte
Somma.
Da
quel giorno, le acque del Veseri rimasero intrappolate nelle
profondità della terra, inaccessibili agli occhi e alle mani degli
uomini malvagi. La gente dei borghi circostanti imparò una lezione
preziosa sulla fiducia e la bontà, e nel loro cuore rimase vivo il
ricordo di Giovanna, la fanciulla che aveva dedicato la sua vita a
curare e a confortare il prossimo».
Oggi
sono in pochi a conoscere la leggenda di Giovanna e del torrente
Veseri, e a ricordarla come un monito contro l’ingiustizia e come
un ricordo indelebile dell’amore e della compassione che possono
risiedere nel cuore di una semplice donna. Tra qualche giorno con mio
padre farò una breve escursione sul monte Somma e con noi dovrebbe
venire anche mio zio Giulio. [...]
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