giovedì 4 giugno 2020

La tragedia della nave "Caterina Costa"

Ecco un brano tratto da "La bambina della masseria Rutiglia"

[...] Nella vita quotidiana dei bambini del borgo la guerra arrivava senza chiedere alcun permesso, senza avvisare nessuno. Era successo, ad esempio, che proprio durante quell’anno, nel tardo pomeriggio di una domenica di Quaresima, Carmelina stava seduta sui gradini della scala che portava alla sua casa e in silenzio osservava una gara di proverbi tra le bambine più grandi di lei. Una di loro ebbe appena terminato di dire “A marzo taglia e pota se non vuoi la botte vuota” che un terribile boato fece sobbalzare tutto il gruppetto delle fanciulle e nessuna di loro sapeva dove scappare, perché nessuna riusciva a capire quale pericolo potesse celare quel terribile scoppio che certamente portava con sé morte e distruzione. Solo nei giorni seguenti, ascoltando gli adulti che parlavano tra loro al crocicchio di due viottoli di campagna davanti a un’edicola religiosa oppure alla fontana pubblica per attingere acqua o, ancora, di notte, quando i genitori pensano che le figlie dormono, si apprese che nel porto di Napoli era esplosa una grande nave attraccata al molo prospiciente il quartiere di "Sant’Erasmo". L’esplosione aveva ucciso centinaia e centinaia di persone, soprattutto militari, e per tutta la città aveva seminato i propri frammenti incendiari che avevano causato ingenti danni. Carmelina aveva saputo da sua sorella Paola che la motonave saltata in aria si chiamava “Caterina Costa” e questa storia, avvenuta il 28 marzo del 1943, lei ne sentì parlare in seguito anche dal futuro marito, il quale ai propri figli spesso raccontava che quel triste pomeriggio stava nella chiesa parrocchiale dell’“Immacolata e di Sant’Antonio Patavino” a Cercola come chierichetto portando la croce della via Crucis, quando, all’improvviso il terribile scoppio trafisse l’animo dei presenti che temettero un bombardamento aereo attorno alla chiesa e tutte le persone che seguivano il rito scapparono via, lasciando solo il sacerdote e lui chierichetto. ‹‹La guerra è una tragedia: speriamo che non si ripeta più››, dirà un giorno Carmelina a due dei suoi figli ancora bambini, mentre li portava a fare una passeggiata nella villa sul lungomare di Napoli e indicando loro i danni ancora visibili sulla facciata est di “Castel Nuovo” a causa dell’esplosione della moto nave “Caterina Costa”.

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