lunedì 22 aprile 2024

Pollena Trocchia - Nessuno aveva paura di Luigi...

Nessuno aveva paura di Luigi...

Le bambine del borgo erano felici di averla come maestra e di buon mattino, anche con la pioggerellina e col freddo che non facevano alcuna fatica a passare attraverso i loro poveri vestiti per posarsi sulla pelle di corpicini che mai erano stati floridi, si sarebbero fermate più tempo a raccogliere fiori dal ciglio della strada oppure more a ottobre o, ancora, nespole a dicembre da un albero che aveva i rami che cascavano sulla pubblica via, ma capitava, e anche spesso, che da dietro un rovo o da un possente tronco di pioppo apparisse all’improvviso Luigi, un giovanotto del villaggio che andava in giro sempre scalzo, e che lanciava grida ed emetteva urla indescrivibili: i bambini, allora, si davano alla fuga. I più piccoli si spaventavano e correvano nella stessa direzione dei più grandi, ma questi ultimi fingevano solo di essere terrorizzati perché sapevano che Luigi non voleva e non era capace di fare del male a nessuno, e anche perché questo ragazzone meritava rispetto: non sapeva parlare, non era mai andato a scuola e aveva una sorella, semplice e buona, che piangeva ogni volta che qualcuno prendeva in giro suo fratello. Loro, i bambini, non volevano però che lei piangesse e allora evitavano di essere sgarbati con quel giovanotto incapace di parlare. Col passare degli anni Luigi sarebbe diventato adulto e col trascorrere del tempo sarebbe calato il numero delle persone che si divertivano a prenderlo in giro e a trattarlo male: con la sua infermità si sarebbe guadagnato la stima di tutto il paese, perché – e nessuno ha mai capito come facesse – riusciva a sapere chi fosse morto al semplice suono delle campane e a recarsi al funerale partecipando, e calzando delle scarpe solo per questo genere di occasioni, al corteo funebre che partiva dalla casa del defunto per arrivare in chiesa e dalla chiesa al camposanto. Luigi, con le sue scarpe sempre lucidate di un nero vivo, se ne stava in fondo al corteo con la sua semplicità e riservatezza, e anche la guardia municipale lo rispettava salutandolo con serietà e con un leggero inchino del capo. A Luigi non importava chi fosse il defunto: benestanti o poveri, persone conosciute o meno, giovani o anziani, buone o cattive che fossero state in vita, tutti quelli che in paese morivano ricevevano il suo commosso omaggio”. (tratto da “La bambina della masseria Rutiglia”, ed. Youcanprint)


La figura di Luigi, descritta in questo brano tratto da “La bambina della masseria Rutiglia”, suscita diverse riflessioni sulla natura umana, sull’accettazione e sulla compassione. 

Innanzitutto, emerge la capacità umana di giudicare superficialmente gli altri in base alle loro apparenze. Gli abitanti del borgo di San Gennariello inizialmente reagiscono con paura e scherno di fronte a Luigi, il giovane con difficoltà comunicative e comportamenti imprevedibili. Tuttavia, la loro percezione cambia nel tempo, trasformando la paura in rispetto e ammirazione. Questo dimostra quanto sia importante guardare oltre le apparenze e comprendere la vera essenza delle persone. 

Luigi rappresenta anche l’inclusione sociale e l’importanza della comunità nel sostenere i suoi membri più vulnerabili. Nonostante le sue differenze e le limitazioni comunicative, Luigi viene accettato e rispettato dagli abitanti del paese. La sua presenza al corteo funebre di ogni defunto, con le scarpe lucidate e il suo silenzioso omaggio, sottolinea il suo ruolo di membro rispettato e integrato nella comunità. Questo evidenzia la capacità umana di superare le barriere e di costruire legami di solidarietà e comprensione reciproca. 

Inoltre, la figura di Luigi invita a riflettere sull’importanza della diversità e della fragilità umana. Nonostante le sue difficoltà, Luigi possiede una sensibilità e una percezione straordinarie, in grado di cogliere i segnali del mondo che lo circonda in modo unico. Il suo dono di riconoscere la morte al suono delle campane sottolinea la complessità e la ricchezza delle diverse prospettive umane. Ciò suggerisce che ogni individuo, indipendentemente dalle sue capacità o limitazioni, possiede un valore intrinseco e contribuisce in modo unico alla ricchezza della comunità. 

Infine, la storia di Luigi ci ricorda l’importanza della gentilezza e della compassione nell’interazione umana. I bambini del borgo evitano di ferire i sentimenti di Luigi e di sua sorella, dimostrando un senso di empatia e rispetto verso di loro. Questo ci ricorda che anche le azioni più piccole possono avere un impatto significativo sul benessere degli altri e sulla costruzione di relazioni basate sulla gentilezza e sulla solidarietà. 

In conclusione, la figura di Luigi ci offre preziose lezioni sull’accettazione, sull’inclusione e sulla compassione, invitandoci a riflettere sulla natura umana e sulle nostre relazioni con gli altri membri della comunità.

Per informazioni e per reperire il volume cliccare sul seguente collegamento: La bambina della masseria Rutiglia di Carlo Silvano

 

 

domenica 21 aprile 2024

Franz Kafka e la sua capacità di abbracciare i propri limiti

 

Ancora oggi Franz Kafka (1883 - 1924) continua a esercitare un’influenza profonda e intrigante nel panorama culturale contemporaneo. Già presso la biblioteca civica "Don Lorenzo Milani" di Pollena Trocchia e alle scuole superiori ebbi modo di conoscere e apprezzare le opere di questo famoso scrittore boemo, intrise di un senso di alienazione e impotenza e che sollevano interrogativi fondamentali sulla condizione umana, sulla società e sulla giustizia. In particolare, la grandezza morale e poetica di Kafka emerge in modo distintivo nel suo rifiuto di protestare e nella sua accettazione serena delle limitazioni esistenziali. 

Il nucleo di una riflessione che ora presento in queste righe, prende spunto da una tesina che scrissi in quinta superiore, e si concentra sul concetto del “rifiuto di protestare” da parte di Kafka. Contrariamente alla tradizione letteraria che celebra la ribellione come un atto di coraggio e integrità, Kafka sceglie una strada diversa. Egli riconosce pienamente la sua impotenza di fronte a un mondo illogico e spesso oppressivo, e invece di combattere contro di esso, abbraccia la sua condizione di essere limitato. Questo atto di accettazione è intrinsecamente connesso alla sua visione esistenziale, in cui l’individuo è condannato a una lotta futile contro forze soverchianti e inspiegabili. 

In Kafka questa accettazione non significa passività o rassegnazione, ma piuttosto un’intima consapevolezza delle proprie limitazioni. Egli esplora le profondità dell’angoscia esistenziale e della frustrazione umana senza cercare una facile via d’uscita attraverso la ribellione. La sua opera diventa così un’esplorazione inestricabile della condizione umana, in cui l’individuo è costantemente minacciato dalla sua stessa impotenza e dalle forze oscure che governano il mondo. 

Un aspetto cruciale della visione di Kafka è il senso di colpa che permea molte delle sue opere. Questo senso di colpa non è tanto legato a un’azione specifica, quanto piuttosto alla consapevolezza di essere intrappolati in un sistema di regole e leggi inspiegabili e spesso ingiuste. In molti dei suoi romanzi, Kafka esplora i tentativi dei suoi personaggi di comprendere e affrontare questa oscura forma di giustizia, solo per essere costretti a confrontarsi con la loro impotenza di fronte ad essa. 

Questo senso di colpa e di illiceità aggiunge un ulteriore strato di complessità alla sua opera, evidenziando la sua profonda comprensione della natura umana e della sua condizione esistenziale. Kafka non offre risposte definitive o soluzioni facili, ma piuttosto ci invita a riflettere sulle domande più profonde riguardanti il nostro rapporto con il potere, la giustizia e la moralità. 

In conclusione, la grandezza morale e poetica di Franz Kafka risiede nella sua capacità di abbracciare le limitazioni umane senza perdere la sua integrità o la sua profondità emotiva. Attraverso la sua opera Franz Kafka ci invita a confrontarci con le nostre paure e le nostre incertezze, e a esplorare le profondità oscure della condizione umana con coraggio e umiltà. In un mondo dominato dalla ricerca del potere e della ribellione, Kafka ci ricorda l’importanza di accettare le nostre limitazioni e di trovare significato anche nella nostra impotenza.

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Nota: negli anni Ottanta la biblioteca civica di Pollena Trocchia era un punto di riferimento per tanti adolescenti e giovani desiderosi di leggere e formarsi culturalmente. Mi auguro che la Biblioteca civica venga adeguatamente valorizzata.