lunedì 12 ottobre 2020

La masseria Totaro raccontata da Raffaele Rea

CERCOLA - "Non so molto sui proprietari che si sono susseguiti negli anni, ma in base ai racconti dei miei defunti nonni la masseria Totaro è stata, negli ultimi due secoli, abitata dai miei antenati che si sono susseguiti per almeno sei generazioni! La masseria si trova nel comune di Cercola, in punto strategico perché confina col comune di Pollena Trocchia e con quello di Volla, e in origine si estendeva su trentasei moggi, ma negli anni Novanta, per eseguire i lavori dell’attuale raccordo che collega Casoria con i paesi vesuviani, furono espropriati sei moggi di terra. Oggi, purtroppo, versa in uno stato di totale abbandono". A parlare è Raffaele Rea (classe 1983) che in questa masseria ha trascorso la propria e felice infanzia. "Nella masseria Totaro - continua Raffaele - erano tutti parenti e si contavano una dozzina di nuclei familiari: i matrimoni avvenivano con persone delle vicine masserie, in modo da restare in stretto contatto e questo perché prima ci si aiutava gli uni con gli altri. Nella masseria, poi, non vi era una cappella e tutte le domeniche le persone del luogo andavano a piedi fino a Caravita per partecipare alla Santa Messa. I valori della condivisione e della solidarietà erano molto forti e soprattutto genuini. Se guardo a cose che accadono quotidianamente tutti i giorni sono portato a pensare che oggi c'è molto egoismo".

(la masseria Totaro in un dipinto di Sabatino Rea)
 
Raffaele Rea, anche nella masseria "Totaro", come in altre simili comunità contadine, le persone si aiutavano tra di loro?

Personalmente, ricordo che da piccolo vedevo che in questa masseria tutto si faceva in comune: il vino, le conserve di pomodoro, il pane e addirittura il bucato.

 

In che modo si faceva il bucato?

Una volta alla settimana tutte le donne della masseria si riunivano attorno alla “peschiera”, che era una enorme vasca piena d'acqua, e conversavano e facevano il bucato. La "pescheria" veniva usata anche per lavare la verdura.

 

Oltre ai lavori agricoli, le persone della masseria "Totaro" allevavano anche animali?

Sì, ricordo che c'erano tanti animali come mucche da latte, cavalli da lavoro, maiali e animali da cortile come le galline. Vorrei sottolineare che in passato gli animali erano molto rispettati e, per certi aspetti, un animale come il cavallo riceveva più attenzioni rispetto ad un essere umano. Una curiosità: da mio padre ho saputo che per raggiungere la camera da letto dei miei nonni, bisognava attraversare la stalla del cavallo. Un piacevole ricordo che porto dentro di me è la cucina alimentata a legno utilizzata per cucinare il cibo. 

 

In passato le masserie erano centri di cultura contadina, mentre oggi molti di questi edifici sono abbandonati e pieni di rovi...

Purtroppo è così. Anche la masseria Totaro un tempo era molto conosciuta, perché dove c’erano gli animali c’era sempre lavoro di conseguenza si trovava sempre del cibo. La mia nonna, venuta a mancare nel 2010 all’età di 92 anni, per guadagnarsi qualche soldo vendeva il latte delle sue mucche, ma questa vendita al dettaglio poté farla finché la Legge glielo consentì. Insomma, dalle informazioni che ho raccolto, credo che nelle masserie si potesse vivere bene e tutti godevano di una buona salute, anche se non sono mancate tante sofferenze dovute alla guerra, ai terremoti e anche alle eruzioni del Vesuvio, come quella del 1944. 


(a cura di Carlo Silvano) 

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mercoledì 16 settembre 2020

Pollena Trocchia, Diamo voce ai cittadini

POLLENA TROCCHIA – “Sono nata a Pollena Trocchia e in questo comune ho trascorso gli anni della mia infanzia; in seguito mi sono trasferita in un paese vicino, ma negli anni Ottanta sono tornata a viverci stabilmente”, a parlare è Francesca (nome di fantasia), una persona che conosco bene e che ho avuto spesso modo di confrontarmi quando negli anni Novanta seguivo la politica locale come corrispondente di alcuni quotidiani, “La città” e “Il giornale di Napoli”, e settimanali, “Enne” e “Metropolis”. La presente intervista nasce da una fruttuosa conversazione telefonica con “Francesca” che, in verità, avrebbe voluto dichiararsi col proprio nome e cognome, ma ho preferito – conoscendo il suo spirito battagliero – relegarla nell’anonimato. Con “Francesca” si affrontano diverse problematiche locali viste da una semplice cittadina che conosce molto bene la realtà locale, e le sue risposte devono – a mio avviso – essere recepite come un contributo utile ad affrontare i problemi quotidiani della cittadinanza e cercare di migliorare la qualità della vita della nostra Pollena Trocchia. 

Francesca, secondo te, per quanto riguarda la sicurezza e l’incolumità dei cittadini, quali sono i punti critici del territorio comunale?

Dal mio osservatorio vedo che riguardo alla sicurezza e all’incolumità dei cittadini molte persone, anche alcuni adolescenti, sono state rapinate e sono tanti i furti nelle abitazioni…

Quali sono le zone più colpite?

Le rapine si registrano in particolare nei pressi della stazione della Circumvesuviana, mentre i furti nella zona del rione Micillo. Inoltre, alcune zone del paese, come piazza Amodio, sono diventate il luogo di ritrovo di adolescenti che non dimostrano alcun rispetto per le persone e per le cose…

In che senso?

Compiono atti di vandalismo e recano un grande disturbo ai residenti soprattutto nelle ore notturne. Quello che emerge è, pertanto, una totale mancanza di civiltà.

Non c’è il rispetto per le regole…

Il rispetto delle regole è completamente assente.  

Ci sono episodi particolari che puoi raccontarmi?

Assistere ad atti di inciviltà a Pollena Trocchia, soprattutto nelle zone di maggiore affluenza ai servizi pubblici, è ormai all’ordine del giorno. Si rileva costantemente una mancanza di rispetto per l’ambiente e per gli spazi pubblici e privati. Ripetuti danni a beni pubblici, come alle panchine e alla segnaletica stradale, il non utilizzo degli appositi cestini con conseguente presenza di rifiuti, e ciò nonostante l’ottimo lavoro svolto quotidianamente dagli operatori ecologici, la mancata raccolta da parte dei padroni degli escrementi dei loro animali domestici, sono solo alcuni esempi di inciviltà in questo comune. Piazza Amodio, è ormai noto, è diventata un campo di calcio che mina spesso l’incolumità dei passanti. 

Ogni tanto a Pollena Trocchia si parla di sollecitare le istituzioni preposte ad aprire una caserma dei Carabinieri…

Dal mio punto di vista, vedo che la debole presenza delle forze dell’ordine a Pollena Trocchia, sia vigili urbani che carabinieri, e in modo particolare proprio l’assenza di una caserma sul territorio, è molto sentita e probabilmente è una delle ragioni per le quali molti cittadini si sentono liberi di comportarsi senza controllo e senza regole.

Nella zona in cui abiti percepisci il cattivo odore di plastica bruciata che molti cittadini affermano di sentire soprattutto di notte? Che “voci” ci sono su queste combustioni?

Sebbene in molti affermino di percepire cattivo odore di plastica bruciata, personalmente non ne rilevo la presenza da molto tempo. Ciò che invece avverto in modo persistente è il cattivo odore dovuto probabilmente alla rete fognaria ed eventuali scarichi abusivi nell’alveo che scende dal Carcavone. 

Da diversi anni c’è un acceso dibattito sulla questione dell’ospedale “Raffaele Apicella” e sono tanti i cittadini che sollecitano almeno la riapertura del Pronto soccorso…

Penso che per Pollena e per i paesi limitrofi la chiusura del Pronto Soccorso dell’Ospedale Apicella, realtà presente sul territorio almeno dagli anni Cinquanta, sia stata una grande perdita e, chiaramente, una riapertura sarebbe opportuna. 

Al rione Micillo come si presenta – vista con gli occhi di una semplice cittadina - l’ex convento delle monache Carmelitane?

L’ex convento sito in via Kennedy è risultato un altro spreco di denaro pubblico. Acquistato negli anni Novanta da privati e successivamente dall’ASL per farne un organo continuativo dell’ospedale Apicella, è ad oggi soltanto un rudere, di vaste dimensioni, abbandonato, circondato da un giardino tanto ampio quanto incolto. Mi auguro che venga recuperato quanto prima e messo a disposizione della collettività: in questo grande edificio ho sempre sognato la realizzazione di una struttura adibita all’accoglienza dei cittadini. Farne una villa comunale che possa includere servizi vari, come una biblioteca e delle strutture sportive, così da realizzare un luogo di aggregazione per tutte le fasce di età, ma se nessuno si attiverà mai per realizzarne un progetto valido, resterà, purtroppo, solo una mera utopia! 

(a cura di Carlo Silvano)

Le foto sono recenti e riguardano la zona di piazza Amodio.

lunedì 7 settembre 2020

Le masserie, roccaforti della civiltà contadina

Pollena Trocchia - Negli anni Novanta ebbi modo di consultare i libri dell’archivio parrocchiale della chiesa di San Giacomo Apostolo il Maggiore di Pollena e, soprattutto dai Libri di battesimo, ebbi modo di ricavare i nomi di alcune contrade, come Stucchio e Caravita, e di tante masserie come Filichito (attualmente nel comune di Volla), Contepiatto (o Contepiatti), Miranda, Attingente, Monte Oliveto Grande e Monte Oliveto Piccolo, Scoppettuolo, Girace, Duca della Regina alli Santi e Sferruccio. Dai Libri dei defunti ebbi modo, invece, di scoprire i nomi di masserie come quella di San Tommaso e del Forno Nuovo, mentre da altre fonti i nomi delle masserie Puzzillo, Iorio, Crescuolo e D’Amico.
In generale, le masserie si presentavano come edifici dotati di locali adibiti ad ospitare le famiglie dei contadini, di un forno per la cottura del pane, una o più cisterne da cui attingere acqua potabile, stalle, cantine e depositi vari. Fulcro della vita di queste comunità rurali era il cortile, situato al centro dell’edificio e sui cui si affacciavano le finestre delle case dei contadini. Nelle masserie, circondate dai campi, si poteva trovare una cappella o almeno un’edicola votiva. 
Anche nell’area vesuviana le masserie hanno svolto – fino a pochi decenni fa – il ruolo di roccaforti della civiltà contadina, con uno stile di vita legato al trascorrere delle stagioni, con la trasmissione delle conoscenze e delle tecniche agresti, con una religiosità semplice e profonda, una cucina basata ad utilizzare tutte le risorse della terra e ad evitare lo spreco del cibo e, non ultimo, un enorme bagaglio culturale e sapienziale che si esprimeva soprattutto attraverso aneddoti e proverbi.
Oggi è importante continuare a recuperare le antiche masserie non solo perché rappresentano un esempio architettonico sviluppatosi sulla ricerca dell’essenziale, ma anche perché in questo nostro tempo abbiamo bisogno di fare nostri certi valori che possono aiutarci a migliorare come persone, e a trovare in noi quella serenità che spesso i nostri avi avevano quando dovevano affrontare i tempi bui della loro esistenza.

(a cura di Carlo Silvano)


"La bambina della masseria Rutiglia" è un romanzo breve ambientato tra i comuni vesuviani di Pollena Trocchia e Cercola durante la Seconda guerra mondiale.
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"Una ragazza da amare", romanzo breve ambientato in un liceo classico a Napoli negli anni Ottanta.
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domenica 6 settembre 2020

SINDACO CARLO ESPOSITO, PER L’OSPEDALE “APICELLA” PUNTIAMO SULLA SPECIALIZZAZIONE

arch. Carlo Esposito, Sindaco di Pollena Trocchia

POLLENA TROCCHIA – A giugno 2018 l’arch. Carlo Esposito è stato eletto Sindaco della cittadina vesuviana e con l’intervista che segue si è cercato di mettere a fuoco alcuni problemi che, purtroppo, si trascinano da decenni per cercare una soluzione e migliorare la qualità della vita dei pollenatrocchiesi. 
Sindaco Carlo Esposito, a Pollena Trocchia ci sono tre persone – Francesco Pinto, Simona Pesce e Titti Celentano – che si sono candidate per il rinnovo del Consiglio regionale. In merito al futuro del presidio ospedaliero “Raffaele Apicella” lei, come Sindaco, quale sostegno si aspetta dai futuri eletti in Consiglio regionale?
Innanzitutto, ritengo giusto precisare che ai tre della prima ora se ne è aggiunto un quarto nella persona di Armando Lanza, anch’egli candidato al Consiglio regionale della Campania.
Il presidio ospedaliero “Raffaele Apicella” ha conosciuto momenti di grande efficienza, ma erano tempi diversi con un sistema sanitario diverso e, principalmente, con una medicina diversa. Per cui non credo sia ipotizzabile che l’ospedale Apicella torni ad essere un nosocomio multi-specialistico così com’era dieci o quindici anni fa. La forte specializzazione della medicina moderna non consente generalizzazioni. 
Cosa fare allora?
L’ideale sarebbe quello di individuare due branche specifiche attorno alle quali attrezzare il nosocomio, puntando all’alta specializzazione ed evitando in tal modo sovrapposizioni e, perché no, anche la “concorrenza” con le altre strutture ospedaliere. 
Ad esempio?
Si potrebbe ad esempio puntare sulla senologia, che già oggi vanta risultati di tutto rispetto, ma anche attivare una unità di riabilitazione e, non ultimo, si potrebbe organizzare una unità di radioterapia oncologica acquistando un acceleratore lineare. La parte non ultimata potrebbe, infine, essere finalmente completata e destinata, ad esempio, ad hospice. Diverse potrebbero essere le possibilità, importante che siano coerenti col piano sanitario della Regione e della ASL in particolare. Questo mi aspetto dai futuri eletti al Consiglio regionale, non demagogia o promesse vaghe, concretezza e coerenza di scelte con quelle che sono le potenzialità e le possibilità di rifunzionalizzazione dell’ospedale Apicella.

Sindaco Esposito, parliamo ora della sicurezza dei cittadini. Attualmente quanti agenti sono in forza al Comando di Polizia locale e in che modo si riesce a fronteggiare il controllo del territorio comunale?
Attualmente il comando di polizia locale si compone di tre unità, compreso il comandante. Sono già state avviate e concluse le procedure di mobilità per l’assunzione di un altro agente che prenderà servizio a fine mese di settembre, contiamo inoltre, per novembre-dicembre, di concludere l’assunzione di un altro agente attingendo alle graduatorie valide di altri Comuni della provincia di Napoli al fine di limitare al massimo i tempi. Purtroppo, non è semplice fronteggiare le varie problematiche che investono il territorio comunale, anche in ragione del fatto che le incombenze, anche di carattere amministrativo cui le forze di polizia locale sono chiamate ad adempiere, è notevole. La collaborazione con le altre forze dell’ordine – come Carabinieri, Carabinieri ambientali e Polizia di Stato – è notevole e questo in parte sopperisce alla scarsità di personale. 
Sono tanti i cittadini che – attraverso i social – denunciano la presenza di fumi nocivi nell’aria soprattutto di notte. Si riesce a capire qualcosa su questa penosa situazione? E in che modo si può intervenire?
Già un anno fa istituimmo un tavolo di lavoro, col vicino Comune di Sant’Anastasia, al quale parteciparono anche i Carabinieri ambientali e le forze di Polizia locale. Diversi sono stati i pattugliamenti notturni da parte delle forze dell’ordine. Purtroppo, i risultati sono stati scarni, non si è riuscito, almeno finora, da arginare il problema venendone al capo. Anche perché non si è riuscito ad individuare un luogo, per quanto vasto, di origine dei fumi. Si sta comunque continuando ad indagare e a monitorare il territorio.
Quali collaborazioni si possono ipotizzare con i Comuni limitrofi in modo da fronteggiare la mancanza di personale municipale?
La vicinanza territoriale e la stretta connessione della conurbazione degli abitati dei comuni della cinta metropolitana di Napoli, quali Pollena Trocchia, Cercola e Massa di Somma, ma anche San Sebastiano al Vesuvio e Sant’Anastasia, sono tali che essi siano accomunati da diverse problematiche che spaziano dalla condivisione di arterie stradali alla gestione della circolazione stradale al fenomeno del randagismo per finire all’abbandono dei rifiuti. Oltre a ciò le strutture amministrative dei diversi Comuni sono tutte sotto organico, ragion per cui risulta sempre più complesso e lento dare le adeguate risposte alla cittadinanza. 
Diverse comunque sono state le collaborazioni avviate con altri Comuni contermini, il più delle volte finalizzate alla partecipazione a bandi per l’assegnazione di finanziamenti statali e regionali. In tali condizioni l’ideale è sempre quello di attuare protocolli di collaborazione attraverso i quali regolamentare l’esercizio di alcune funzioni come, ad esempio, potrebbero essere quelle demandate alla Polizia locale. 
E’ stato già fatto qualche approccio in tal senso?
Sì, è stato intrapreso col vicino comune di Massa di Somma, ma è stato giusto un approccio il cui seguito non è immediato: molto spesso bisogna superare le reciproche diffidenze, ma anche i personalismi che sono frutto, il più delle volte, di una mentalità retrograda, non al passo coi tempi e con la realtà che oggi si vive sui comuni.
Sindaco Esposito, parliamo ora di una situazione molto dolorosa: alcuni anni fa, una ragazza ha perso la vita durante un temporale e con l’allagamento di via Apicella… C’è il rischio che tragedie del genere possano ripetersi?
La morte di quella ragazza fu una tragedia immane. Una serie di concause generarono l’irreparabile tragedia ma, soprattutto, l’eccezionale evento meteorologico, senza eguali nella memoria dei pollenatrocchiesi, per altro non previsto dal servizio meteorologico e dal bollettino previsionale diramato dalla Giunta regionale della Campania, che trasformò via Apicella in un fiume in piena ed a cui si aggiunse l’incauta discesa dall’auto da parte della ragazza e dell’amica che era con lei, la quale per fortuna rimase illesa. Oggi la prevedibilità degli eventi meteorologici è di gran lunga più precisa e la Regione Campania ha istituito un sistema di allerta meteo gestito dalla Protezione civile regionale, per cui ci si organizza per tempo e la stessa popolazione è avvisata degli eventi. Ovviamente quanto successo qualche settimana fa in Veneto, Lombardia e Trentino Alto Adige o anche nella città di Palermo poco più di un mese fa, ci deve essere da monito circa la imprevedibilità dell’intensità con la quale gli eventi meteorologici si possono manifestare, e ci spinge ad avere massima attenzione sulle condizioni delle infrastrutture pubbliche, cioè strade, fogne, caditoie, in modo da limitare, nei limiti del possibile, conseguenze dannose.
In questo momento quali sono i punti critici della viabilità comunale e che potrebbero essere teatro di tragedie?
Allo stato attuale non si ravvisano punti particolari della viabilità comunale che potrebbero essere fonte di tragedie. La conformazione del territorio e la struttura della rete fognaria e degli alvei è tale per cui è da escludersi che possano verificarsi simili tragedie. Poi, rimane sempre l’imponderabile, come dicevo prima e l’agire umano, non sempre logico e conseguenziale delle condizioni che si generano al suo intorno.

Come ultima domanda le chiedo: quale futuro si prospetta per gli impianti sportivi di via Esperanto?
Gli impianti sportivi di via Esperanto sono ubicati su di un’area che solo di recente è stata acquisita al patrimonio del Comune, dopo una lunga vicenda giudiziaria avviata dagli ex proprietari, in quanto all’occupazione dell’area non seguì l’esproprio, anche se l’impianto sportivo fu regolarmente realizzato, e quindi pretesero, ed ottenuto, un risarcimento economico per l’ingiusta occupazione. L’area oggetto di acquisizione comprende l’attuale parte occupata dagli impianti sportivi e quella adiacente utilizzata settimanalmente dal mercatino. Su questo unicum territoriale l’Ufficio tecnico sta elaborando, ma siamo alle fasi finali di computazione dei costi, un progetto di riqualificazione e potenziamento dell’intero complesso, che prevede un ampliamento dell’offerta in termini di servizi, sia di natura strettamente sportiva, sia di intrattenimento tout cour. In altri termini, l’idea è quella di creare un attrattore, un punto di riferimento del territorio, capace di organizzare eventi non solo a carattere sportivo. 
(a cura di Carlo Silvano)
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Il presente blog è curato da Carlo Silvano (Cercola 1966), autore di diversi libri.



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mercoledì 5 agosto 2020

SIMONA PESCE, IN POLITICA PER CREARE FAMIGLIA, SVILUPPO E FUTURO

POLLENA TROCCHIA – “Sono cresciuta a Pollena Trocchia in una famiglia umile, mia madre ex-commerciante e mio padre artigiano. Loro mi hanno improntato profondi valori e principi, quali la lealtà, l’onestà, la giustizia, il rispetto, l’empatia e l’altruismo. Insegnamenti che mi hanno spinta a candidarmi alle prossime elezioni regionali e che saranno alla base della mia morale politica. I miei valori e principi li ho ritrovati nel Partito Socialista Italiano e nelle persone che mi accompagnano in questo percorso, motivo questo del mio schieramento”. A parlare con entusiasmo e sicurezza è Simona Pesce (PSI) che insieme ad altre due persone di Pollena Trocchia partecipa alle prossime elezioni regionali e che mi ha rilasciato l’intervista che segue.

(Simona Pesce candidata alle prossime elezioni regionali 
col Partito Socialista Italiano)

Simona, puoi raccontarci qualcosa di te?
Sono nata il 13 ottobre del 1990 a Massa di Somma, ma sono cresciuta a Pollena Trocchia, paese dove attualmente vivo con la mia famiglia, ovvero mia madre, Mariacira Angrisani, ex-commerciante locale, mio padre, Riccardo Pesce, artigiano ramaio di Sant’Anastasia e mio fratello Lorenzo. Sono amante dello sport e dopo aver conseguito il diploma superiore al Liceo socio-psico-pedagogico, ho deciso di intraprendere il percorso formativo di studi in massoterapia e posturologia. 

Sei impegnata nell’ambito delle attività motorie…
Sì, ma mi interesso anche al mondo dell’alimentazione, tanto che ho intrapreso il percorso formativo di studi universitario in Tecnologie Alimentari e Nutrizione Umana. Insomma, tante passioni, tanti interessi, ma che di base hanno un unico denominatore: essere d’aiuto per chi ne ha bisogno. Da qui, il mio impegno politico. 

Simona, a che età ti sei avvicinata alla politica?
Questa, a 29 anni, è la mia prima esperienza politica in maniera diretta. Sono sempre stata appassionata di politica ed ho sempre seguito le dinamiche sociali del mio territorio, ma non mi sono mai esposta esplicitamente. So che ho ancora tanto da imparare, ma credo che ogni cosa ha il suo tempo: prima dovevo crescere e maturare, sia personalmente che ideologicamente; ora, con consapevolezza e determinazione, sono pronta per impegnarmi.

Come candidata alle regionali ti rivolgi a tutto l’elettorato, a tutte le fasce sociali, ma i giovani – che troppo spesso sono costretti ad emigrare in cerca di lavoro – perché dovrebbero riporre la propria fiducia in te? Mi dai almeno tre buoni motivi per avere il loro voto?
Il primo motivo è perché anch’io sono giovane ed, in quanto tale, ho l’entusiasmo e la grinta di dare il mio concreto contributo. Il secondo motivo, invece, è perché io stessa vivo in prima persona quelle che sono le problematiche lavorative-socio-economiche che ci accomunano. Di conseguenza, il terzo motivo, è perché io voglio essere portavoce delle problematiche stesse che attanagliano da decenni il nostro tessuto sociale e che si sono aggravate ulteriormente a seguito della “chiusura”, nota anche come “lockdown”, che ha coinvolto, non solo il nostro Paese, ma il mondo intero.

Come primo problema voglio sottoporti il dramma degli incendi dolosi che, soprattutto nel parco nazionale del Vesuvio, distruggono troppo spesso il nostro patrimonio boschivo. Quali sono le tue idee e proposte per fronteggiare questa situazione?
Gli incendi dolosi rappresentano un grave problema sia in termini di patrimonio boschivo sia in termini di inquinamento atmosferico. Al fine di salvaguardare la ricchezza ambientale costituita dal Parco Nazionale del Vesuvio, sono dell’idea di incrementare il già presente sistema di 
videosorveglianza (videocamere, droni, ecc.) atto a monitorare specialmente quelle aree più interne del Parco che, ad oggi, sono difficili da raggiungere con i mezzi tradizionali. Inoltre, credo che bisogna incentivare le collaborazioni tra l’Ente Parco e le realtà associative presenti nei Comuni 
facenti parte del Parco stesso, soprattutto con quelle le cui finalità sono caratterizzate da sensibilità ambientalista. In aggiunta, credo che bisogna dare più spazio e incentivi nell’ambito scolastico, a partire dalle classi primarie e secondarie, a progetti con finalità di educazione ambientale, alla cura e salvaguardia del proprio territorio.

Il territorio campano è stato spesso sfregiato con manufatti abusive e al Parco Europa di Pollena Trocchia abbiamo, oramai da diversi decenni, quello che è stato battezzato l’eco-mostro. Se tu dovessi essere eletta in Consiglio regionale quali azioni pensi di poter intraprendere su questo problema?
Purtroppo, l’abusivismo è uno dei problemi che affligge da diverso tempo la nostra realtà. In merito “all’eco-mostro” del Parco Europa, non credo sia opportuno recuperare lo stabile, piuttosto sono del parere di restituire quell’area ad un decoro urbano per migliorare la vivibilità dell’intera area, 
aumentando servizi, spazi all’aperto, aree a verde, alla già elevata densità abitativa presente in quella parte del territorio comunale.

Sempre a Pollena Trocchia risulta abbandonato l’ex convento delle monache Carmelitane al rione Micillo, ora di proprietà dell’Asl. Che idee hai su questo edificio? Si può pensare, ad esempio, di ristrutturarlo e di offrirlo in gestione a qualche cooperativa sociale che si occupi di seguire i “padri separati” offrendo loro un alloggio in quanto risultano, spesso, tra i più poveri e senza un’abitazione?
Relativamente all’ex convento delle monache Carmelitane nel Rione Micillo sono favorevole all’idea di recuperare l’edificio e, viste le grandi dimensioni, le destinazioni potrebbero essere molteplici: è buona l’idea di assegnarlo a qualche cooperativa che si occupi di “padri separati”, ma penso anche 
che potrebbe essere destinato a consultorio familiare, a biblioteca comunale, a ludoteca internamente e a parco giochi esternamente, come rifugio per animali, sede Forum dei Giovani oppure una “Casa delle associazioni” affinché le realtà operanti sul territorio, viste le frastagliate ubicazioni delle proprie sedi, si possano confrontare e progettare insieme per una rinascita sociale e culturale della nostra cittadina.

Hai un progetto sul futuro dell’ospedale “Apicella”?
Nell’ambito della sanità, l’uscita della Regione Campania dal commissariamento è stato il primo importante obiettivo raggiunto grazie all’impegno ed al lavoro svolto dal Governatore Vincenzo De Luca. Il prossimo obiettivo, invece, già posto in essere eccellentemente dal Governatore stesso durante l’emergenza Covid, è quello di riorganizzare una rete ospedaliera e sanitaria ottimale ed efficiente, dove credo che il presidio ospedaliero “Raffaele Apicella” di Pollena Trocchia deve farne parte, in 
quanto punto di forza e di riferimento per l’intera comunità vesuviana.

Simona, tu sei iscritta al Partito socialista italiano che ha avuto tra i propri iscritti la nota senatrice Lina Merlin, la quale è nota per aver combattuto con tutte le proprie forze per la chiusura dei bordelli, cioè di quelli che venivano indicati come i luoghi infernali dalle donne ridotte praticamente in schiavitù e costrette a prostituirsi. Oggi, di tanto in tanto, c’è qualche politico che vorrebbe riaprire i bordelli anche per garantire allo Stato delle entrate. Qual è la tua opinione? 
Oscar Wilde, diceva: “Date alle donne occasioni adeguate ed esse saranno capaci di tutto”. A tal proposito, io ritengo che la condizione di partenza da rivalutare sia il ruolo della donna. L’emancipazione femminile ha portato la donna ad uscire fuori dalla famiglia, rimboccarsi le maniche e contribuire al progresso economico del Paese. Non è di certo riaprendo i bordelli che la donna garantisce allo Stato delle entrate! Piuttosto, la donna non è un corpo che va sfruttato, la donna è un’entità che va valorizzata, è una risorsa esclusiva per la società e la condizione per creare famiglia, creare sviluppo, creare futuro.
(a cura di Carlo Silvano)

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Il presente blog è curato da Carlo Silvano (Cercola 1966), autore di diversi volumi.

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martedì 4 agosto 2020

ALESSANDRO GARGIULO, LE RIVALITA’ TRA LE COMUNITA’ LOCALI FRENANO LA NOSTRA CRESCITA

POLLENA TROCCHIA – Un problema di difficile soluzione che assilla tanti comuni vesuviani è la mancanza di personale nei vari uffici municipali: a Pollena Trocchia, ad esempio, la Polizia locale è sotto-organico e ciò causa notevoli disservizi a discapito della cittadinanza. Un altro ufficio comunale che “fatica” ad offrire un servizio efficiente proprio per mancanza di personale è l’Ufficio tecnico che segue l’edilizia pubblica e privata. Il problema della mancanza del personale si potrebbe risolvere, però, attraverso accordi tra i comuni limitrofi che potrebbero mettere insieme personale, strutture e risorse finanziarie per far fronte alle esigenze della collettività. Qui di seguito propongo un’intervista all’ing. Alessandro Gargiulo che offre delle sue analisi e proposte per far fronte alla mancanza del personale negli uffici tecnici dei Comuni di Pollena Trocchia, Massa di Somma e Cercola. Alessandro Gargiulio, 55 anni sposato, padre di tre figlie, è Ingegnere Civile Edile libero professionista. Dal 2003 al 2008 è stato Assessore alle Politiche Sociali al Comune di Pollena Trocchia come iscritto al Partito della Rifondazione Comunista, mentre dal 2008 al 2013, come iscritto al Partito Democratico, è stato Consigliere di opposizione sempre al Comune di Pollena Trocchia. Attualmente non ha la tessera di nessun partito politico e svolge a tempo pieno la professione di Ingegnere e di padre di famiglia. 

(Alessandro Gargiulo)

Ing. Alessandro Gargiulo, in base alle sue informazioni ci sono molte differenze tra i regolamenti edilizi dei Comuni di Pollena Trocchia, Massa di Somma e Cercola?
Non credo ci siano differenze sostanziali considerando che i tre Comuni hanno gli stessi vincoli paesaggistici e sono tutti inseriti nella cosiddetta “Zona Rossa” del Parco Nazionale del Vesuvio.

Secondo lei, le eventuali differenze si potrebbero emergere, si potrebbero comunque “livellare” per avere un unico regolamento edilizio?
Se ci fosse una volontà in tal senso tutto potrebbe essere superato. Ma c’è questa volontà? Credo proprio di no.

Quali sono – secondo lei – le criticità degli Uffici tecnici di Pollena Trocchia, Massa di Somma e Cercola?
Per il mio lavoro ho spesso rapporti con questi tre uffici e devo dire che ci sono persone fantastiche che ci lavorano. Ogni giorno in una situazione drammatica di sotto-organico, riescono a portare avanti una mole di lavoro impressionante. Alcuni di loro sono poi le “menti” storiche dell’ufficio e riescono a risolvere problemi complessi grazie al ricordo ed alla conoscenza dei fatti accaduti anche molti decenni fa. A Pollena Trocchia una di queste “menti storiche” è in pensione, ma quando viene chiamato si rende subito disponibile. Se non sono eroi questi? 

Come valuta e quali sono le sue considerazioni su un possibile accordo tra questi tre Comuni per mettere insieme un solo ufficio tecnico capace di soddisfare le esigenze del territorio?
Metter insieme le forze, allo stato attuale, non sarebbe risolutivo in quanto non eliminerebbe il problema fondamentale dell’organico esiguo di cui è composto ogni singolo ufficio tecnico. Nel Comune di Napoli, per esempio, fino a qualche tempo fa ogni municipalità aveva il proprio ufficio tecnico di riferimento. Successivamente è stato creato un unico ufficio tecnico comunale, ma questo non ha portato ad un miglioramento del servizio, anzi si sono allungati i tempi per l’ottenimento di un’autorizzazione e nell’ufficio di Piazza Dante il caos regna sovrano.

Secondo lei, nei tre comuni vesuviani ci potrebbero essere dei soggetti contrari all’istituzione di un solo ufficio tecnico intercomunale?
Non credo che ci siano soggetti contrari, credo solo che senza le opportune assunzioni per portare i comuni a migliorare gli organici in ogni settore, la fusione o il consorziare i servizi non sia la soluzione del problema.
Ricordo quando ricoprivo la carica di assessore ai Servizi Sociali del Comune di Pollena: i Comuni di Pollena Trocchia, Massa di Somma, Cercola, Volla, Sant’Anastasia e Somma Vesuviana facevano parte dell’Ambito Napoli 10. C’era un unico Ufficio di Piano con un unico Coordinatore e l’idea era proprio quella di unire le forze. Spesso nascevano delle incongruenze dettate sostanzialmente dal fatto che i Comuni grandi, come Sant’Anastasia e Somma Vesuviana, avevano esigenze diverse dagli altri Comuni più piccoli. Tante volte queste problematiche erano superate dalla sensibilità di noi assessori nei coordinamenti, ma tante volte purtroppo no. Successivamente gli Ambiti territoriali per le politiche sociali si sono riformati e sono diventati più piccoli, ma nonostante ciò ho saputo che i problemi non mancano al punto tale che l’Ambito del nostro territorio pare sia stato commissariato.

Riguardo ad una ipotetica fusione in un solo ente comunale degli attuali comuni di Cercola, Pollena Trocchia e Massa di Somma si verrebbe ad istituire una città con oltre 36mila abitanti su un territorio di circa 15 chilometri quadrati. Quali potrebbero essere, a suo avviso, i pro e i contro di questa ipotetica fusione?
Al di là dei pro e dei contro non credo ci sia proprio la volontà da parte di nessuno. Se penso che, non tanti anni fa, Cercola e Massa di Somma si sono separati, che tra Pollena e Trocchia vi è una grande rivalità al punto tale che se si proponesse un referendum probabilmente vincerebbero i separatisti, non penso sia questo il momento storico per pensare ad un grande unico comune. Abbiamo identità troppo forti e troppo diverse per pensare di poter diventare un’unica comunità. Certamente, nell’ipotesi che si possa realizzare una fusione dei tre Comuni, dal punto di vista urbanistico si avrebbe a mio avviso il vantaggio di gestire in modo organico tre Enti che già di fatto coesistono in stretta contiguità, divisi in alcuni casi solo da un asse viario.

Ritornando al discorso degli uffici tecnici, e per chiudere quest’intervista, se si dovesse in futuro avere un solo Ufficio tecnico intercomunale, si potrebbe pensare anche alla nomina di un solo assessore all’edilizia e all’urbanistica presente in tutte e tre le Giunte municipali?
Sarebbe opportuno avere un unico coordinamento in modo da prendere decisioni che vadano in un’unica direzione, ma anche in questo caso sono convinto che sarebbe complicato a chi dei tre comuni affidare il comando.
(a cura di Carlo Silvano)

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Il presente blog è curato da Carlo Silvano, autore di diversi libri.
"La bambina della masseria Rutiglia", romanzo breve ambientato durante la Seconda guerra mondiale tra i comuni di Cercola e Pollena Trocchia.
Per informazioni cliccare su La bambina della masseria Rutiglia

"Una ragazza da amare", romanzo breve ambientato in un liceo classico di Napoli negli anni Ottanta.
Per informazioni cliccare su Una ragazza da amare 
 

 

sabato 1 agosto 2020

Una biblioteca intercomunale per Pollena Trocchia, Cercola e Massa di Somma?

Pollena Trocchia - Per i comuni vesuviani è sempre più difficile garantire dei servizi pubblici per mancanza di personale. Il Comando di Polizia municipale di Pollena Trocchia, ad esempio, ha a disposizione un esiguo numero di poliziotti che non possono garantire una costante e vigile presenza su tutto il territorio comunale che si estende per circa otto chilometri quadrati. Anche altri uffici municipali - come quello Tecnico ed edilizio - sono sotto-organico e devono far fronte ad un'ingente mole di lavoro. 
Da tempo, poi, risulta chiusa al pubblico anche la biblioteca civica presso il centro polivalente "Paolino Avella", che in passato era intitolata a don Lorenzo Milani, perché l'Amministrazione municipale non è nelle condizioni di poter assumere un bibliotecario. Eppure è di fondamentale importanza per la cittadinanza avere la possibilità di frequentare un luogo di studio, dove poter scegliere libri da portare a casa o per fermarsi ijn sede a leggere.
Personalmente, spero che possa nascere - tramite un accordo tra le amministrazioni municipali di Pollena Trocchia, Cercola e Massa di Somma - una "Biblioteca intercomunale" (con sede a Cercola), grazie al patrimonio libraio che i Comuni possiedono a vario titolo da affidare ad uno o due bibliotecari, i quali oltre a garantire l'apertura delle sede centrale per due o tre giorni alla settimana, possano negli altri giorni della settimana gestire, anche per poche ore, due o tre "posti di lettura" da individuare in strutture dei Comuni di Pollena Trocchia e Massa di Somma.


venerdì 31 luglio 2020

DON EMILIO MELLONE, DIO RENDE LIETA LA NOSTRA GIOVINEZZA

POLLENA TROCCHIA – A volte basta una piccola attenzione ricevuta da bambini che per tutta la vita si porta dentro all’animo una sana immagine della persona che ci ha regalati quell’emozione. E questo vale anche per me che ho un personale ed affettuoso ricordo di don Luigi Storino (1918 – 1975), il parroco della mia infanzia. Nell’intervista che segue ho chiesto a don Emilio Mellone di raccontarmi i suoi personali ricordi riguardo a don Luigi: quest’intervista, allora, è per me preziosa anche perché don Emilio è stato il mio docente di religione alle scuole medie e spesso, come chierichetto, “servivo” la Messa da lui celebrata non solo nella chiesa di San Giacomo Apostolo, ma lo “seguivo” anche quando in certe occasioni celebrava a Massa di Somma e a Ponticelli. 
Don Luigi Storino, come ora racconterà don Emilio, è stato un sacerdote con una buona carica carismatica e dal 1954 al 1975 ha guidato la comunità parrocchiale di Pollena seminando il bene nell’animo di tante persone. Lo stesso don Emilio si è “accostato all’altare di Dio” grazie all’esempio di don Luigi.

Don Emilio, qual è il primo ricordo che hai di don Luigi Storino?
Risale a quando avevo circa 5 anni e mezzo e cominciai ad andare in chiesa per "servire la messa", così come allora si diceva.
(1969: don Luigi Storino con i genitori di don Emilio in occasione della benedizione della salumeria di famiglia)

Quando tu eri bambino la messa si celebrava in latino?
Sì, e il parroco don Luigi Storino per consentirci di partecipare attivamente alla celebrazione doveva insegnarci a esprimere correttamente frasi e preghiere in questa lingua: accoglieva i chierichetti in sacrestia, ci faceva sedere su una panca e ci insegnava a memoria le risposte in latino. Ricordo che non capivo niente di quello che dicevo in latino, però imparavo tutto a memoria e rispondevo sempre bene alle domande che il celebrante rivolgeva al popolo che partecipava alla Messa. All'inizio della messa il sacerdote affermava: “Introibo ad altare Dei” (“Salirò all’altare di Dio”) e noi rispondevamo “ad Deum qui laetificat juventutem meam” (“A Dio che rende lieta la mia giovinezza”). 
Un altro ricordo che ho di don Luigi è quando di mattina ci veniva a chiamare in aula dalle suore Compassioniste nel tempo precedente la Pasqua per accompagnarlo a benedire le case: eravamo in tre o quattro e ognuno di noi aveva un compito, come portare il fiasco con l'acqua benedetta da versare nel secchiello, il secchiello stesso e un paniere dove, a volte, le persone donavano qualche uovo, mentre qualcun’altra deponeva un’offerta nell’apposita cassetta portata sempre da un chierichetto. Ricordo ancora con emozione e ho viva dinanzi agli occhi l’immagine della prima volta che lo vidi venire dalle Suore Compassioniste…
(Ricordo della Prima Comunione e della Cresima)

Puoi raccontarla?
Don Luigi aveva comprato un’auto, e precisamente una “topolino” color amaranto, e durante la ricreazione noi scolari, appena ci accorgemmo che nello stradone dell’Istituto delle Suore Compassioniste aveva fatto la sua comparsa un’auto, pensammo che si trattasse di un medico intenzionato a visitarci e allora, per la paura, scappammo via. Invece, per fortuna, era solo il nostro parroco che veniva ad insegnare a noi i bambini il catechismo. Sì, don Luigi andava anche nelle scuole a fare catechismo e poi, a fine anno, noi scolari facevamo anche un apposito esame e ricevevamo dei piccoli premi, come croci e statuette della Madonna.
(13 luglio 1977: ordinazione sacerdotale di don Emilio Mellone)

E’ stato anche il tuo insegnante di religione?
Sì, è stato mio docente in prima media a Pollena perché poi, in seconda media, entrai in Seminario. Ricordo che don Luigi era molto bravo a spiegare e ancora oggi ricordo quando ci raccontò la storia di Giuseppe venduto dai fratelli: io e i miei compagni di classe rimanevamo veramente incantati per il suo modo di spiegare e anche perché ci piacevano le storie che sceglieva di raccontarci.
(2 aprile 1978: Prima Messa solenne di don Emilio; dietro di lui si vede don Mimmo Noviello, parroco di Pollena dal 1976 al 1988)

Che “peso” ha avuto don Luigi nella tua scelta vocazionale?
Ha avuto un peso enorme, determinante! Tutte le mattine mi alzavo presto per andare “a servire la messa”: guardando con quale fervore don Luigi celebrava la Messa, incominciai ad avere nella mente un solo e martellante pensiero e cioè che anch’io da grande volevo diventare sacerdote e celebrare Messa! Quando poi si trattò di scegliere il padrino di cresima, pensai subito ad Antonio Allocca, un seminarista di Pollena che già aveva ricevuto la vestizione e quindi indossava la talare. 
(a dx don Emilio con don Michele Sannino (parroco di San Gennariello e prematuramente venuto a mancare) e sullo sfondo si vede la sede della Facoltà Teologica dell'Italia Meridionale in viale Colli Aminei a Napoli)

Don Emilio, quindi sei entrato in Seminario quando stavi in seconda media? 
In verità volevo già entrare prima e cioè subito dopo la quinta elementare, però fu lo stesso don Luigi che propose a mia madre Giuseppina di farmi entrare dopo le medie e ciò perché voleva accertarsi che io fossi veramente animato da una sana vocazione. Io però insistevo per essere subito ammesso al Seminario di Capodimonte e riuscii ad averla vinta: entrai in Seminario in seconda media e don Luigi fu molto contento di questa mia scelta. 
(1972: don Emilio con un gruppo di amici e sacerdoti pellegrini a Lourdes)

Che ricordi hai del vescovo Luigi Rinaldi e della sua amicizia con don Luigi Storino?
Il vescovo Luigi Rinaldi (1901 – 1977) era molto legato alla nostra comunità parrocchiale: ancora oggi si può notare al corso Umberto I, subito dopo il vecchio municipio e cioè sulla mano sinistra andando verso Trocchia, una villetta con relativo giardino alla cui entrata c’era l’iscrizione “villa Rinaldi”.  Nel mese di giugno di ogni anno mons. Luigi Rinaldi si trasferiva, probabilmente per motivi di riposo, in un appartamento dalle parti del Vomero e il parroco Storino, puntualmente, andava a fargli visita anche per gli auguri dell’onomastico, portandogli dei doni tra cui le nostre famose “cresommole”. Capitava che mi portava con sé, nella sua famosa “Seicento” celestina che ebbe dopo la Topolino. In me è ancora vivo il ricordo del volto smagrito e con la frangettina che dallo zucchetto fuoriusciva sulla fronte. Don Storino e il vescovo Rinaldi si intrattenevano a discorrere un po’ mentre io mangiavo dei biscottini e caramelle offerti dal Vescovo. Sinceramente non ho memoria del contenuto dei loro discorsi, ma ricordo perfettamente come don Storino si esprimeva in un italiano perfetto e pieno di deferenza gli dava il “voi”, mentre il vescovo Rinaldi con tono bonario e paterno parlava solo napoletano.
(al centro della foto il prof. sac. Settimio Cipriani, Preside della Facoltà Teologica di Napoli con un gruppo di studenti tra cui don Emilio)

Quali erano, a tuo avviso, i pregi di don Luigi?
Ne aveva tanti di pregi don Luigi! Era sicuramente una persona con una forte spiritualità: osservavo il suo volto quando si raccoglieva in preghiera e celebrava la messa e percepivo che lui era un autentico uomo di Dio. Oggi certe espressioni e vocaboli potranno sembrare antiquati, ma col senno del poi comprendi l’importanza che hanno. Alcuni suoi modi di fare – come quello di tirare le orecchie a certi ragazzini che andavano a confessarsi – ora giustamente non sono più accettati e tollerati, ma in questi suoi gesti non c’era cattiveria, ma solo la volontà di indirizzare sulla giusta strada chi rischiava di deviare. Don Luigi, come parroco, credeva fortemente nella sua missione e aveva promosso tante iniziative per alimentare la fede delle persone a lui affidate. Ricordo, in particolare, la missione dei Padri Passionisti in parrocchia che lui volle per rilanciare la venerazione alla Madonna e l’adorazione a Gesù sacramentato.
(scala del sagrato della chiesa di San Giacomo a Pollena: don Emilio, a sx, col card. Corrado Ursi e don Luigi Storino)

So che don Luigi curava, in particolare, i rapporti personali…
Non dimenticava mai certe date e considerava importante festeggiare gli onomastici ed i compleanni delle persone che conosceva. Spesso mandava noi chierichetti a portare un piccolo dono per le persone festeggiate che si “sentivano” importanti per l’attenzione ricevuta dal proprio parroco e lui ci teneva moltissimo a queste piccole dimostrazioni di affetto, a rendere lieta la nostra vita proprio come Dio promette a ognuno di noi di rendere lieta la nostra giovinezza. (a cura di Carlo Silvano)

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Il presente blog è curato da Carlo Silvano (Cercola 1966), autore di diversi libri:

Giunto alla quarta edizione cartacea, il volume "Liberi reclusi. Storie di minori detenuti" raccoglie le interviste di Carlo Silvano a minori e ad operatori di un carcere minorile.
Per ulteriori informazioni cliccare su: Liberi reclusi. Storie di minori detenuti  








"La bambina della masseria Rutiglia" è un romanzo breve ambientato tra Pollena e Cercola durante la Seconda guerra mondiale.
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"Una ragazza da amare", romanzo breve ambientato in un liceo classico a Napoli negli anni Ottanta.
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"La comunità di Pollena dal 1760 al 1819" riguarda l'edificazione dell'attuale chiesa di San Giacomo Apostolo il Maggiore in piazza Nicola Amodio a Pollena. La ricerca si basa su documenti inediti conservanti presso l'Archivio Storico diocesano di Napoli. 
Per informazioni inviare un messaggio di whatsapp 3333745149

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