venerdì 31 luglio 2020

DON EMILIO MELLONE, DIO RENDE LIETA LA NOSTRA GIOVINEZZA

POLLENA TROCCHIA – A volte basta una piccola attenzione ricevuta da bambini che per tutta la vita si porta dentro all’animo una sana immagine della persona che ci ha regalati quell’emozione. E questo vale anche per me che ho un personale ed affettuoso ricordo di don Luigi Storino (1918 – 1975), il parroco della mia infanzia. Nell’intervista che segue ho chiesto a don Emilio Mellone di raccontarmi i suoi personali ricordi riguardo a don Luigi: quest’intervista, allora, è per me preziosa anche perché don Emilio è stato il mio docente di religione alle scuole medie e spesso, come chierichetto, “servivo” la Messa da lui celebrata non solo nella chiesa di San Giacomo Apostolo, ma lo “seguivo” anche quando in certe occasioni celebrava a Massa di Somma e a Ponticelli. 
Don Luigi Storino, come ora racconterà don Emilio, è stato un sacerdote con una buona carica carismatica e dal 1954 al 1975 ha guidato la comunità parrocchiale di Pollena seminando il bene nell’animo di tante persone. Lo stesso don Emilio si è “accostato all’altare di Dio” grazie all’esempio di don Luigi.

Don Emilio, qual è il primo ricordo che hai di don Luigi Storino?
Risale a quando avevo circa 5 anni e mezzo e cominciai ad andare in chiesa per "servire la messa", così come allora si diceva.
(1969: don Luigi Storino con i genitori di don Emilio in occasione della benedizione della salumeria di famiglia)

Quando tu eri bambino la messa si celebrava in latino?
Sì, e il parroco don Luigi Storino per consentirci di partecipare attivamente alla celebrazione doveva insegnarci a esprimere correttamente frasi e preghiere in questa lingua: accoglieva i chierichetti in sacrestia, ci faceva sedere su una panca e ci insegnava a memoria le risposte in latino. Ricordo che non capivo niente di quello che dicevo in latino, però imparavo tutto a memoria e rispondevo sempre bene alle domande che il celebrante rivolgeva al popolo che partecipava alla Messa. All'inizio della messa il sacerdote affermava: “Introibo ad altare Dei” (“Salirò all’altare di Dio”) e noi rispondevamo “ad Deum qui laetificat juventutem meam” (“A Dio che rende lieta la mia giovinezza”). 
Un altro ricordo che ho di don Luigi è quando di mattina ci veniva a chiamare in aula dalle suore Compassioniste nel tempo precedente la Pasqua per accompagnarlo a benedire le case: eravamo in tre o quattro e ognuno di noi aveva un compito, come portare il fiasco con l'acqua benedetta da versare nel secchiello, il secchiello stesso e un paniere dove, a volte, le persone donavano qualche uovo, mentre qualcun’altra deponeva un’offerta nell’apposita cassetta portata sempre da un chierichetto. Ricordo ancora con emozione e ho viva dinanzi agli occhi l’immagine della prima volta che lo vidi venire dalle Suore Compassioniste…
(Ricordo della Prima Comunione e della Cresima)

Puoi raccontarla?
Don Luigi aveva comprato un’auto, e precisamente una “topolino” color amaranto, e durante la ricreazione noi scolari, appena ci accorgemmo che nello stradone dell’Istituto delle Suore Compassioniste aveva fatto la sua comparsa un’auto, pensammo che si trattasse di un medico intenzionato a visitarci e allora, per la paura, scappammo via. Invece, per fortuna, era solo il nostro parroco che veniva ad insegnare a noi i bambini il catechismo. Sì, don Luigi andava anche nelle scuole a fare catechismo e poi, a fine anno, noi scolari facevamo anche un apposito esame e ricevevamo dei piccoli premi, come croci e statuette della Madonna.
(13 luglio 1977: ordinazione sacerdotale di don Emilio Mellone)

E’ stato anche il tuo insegnante di religione?
Sì, è stato mio docente in prima media a Pollena perché poi, in seconda media, entrai in Seminario. Ricordo che don Luigi era molto bravo a spiegare e ancora oggi ricordo quando ci raccontò la storia di Giuseppe venduto dai fratelli: io e i miei compagni di classe rimanevamo veramente incantati per il suo modo di spiegare e anche perché ci piacevano le storie che sceglieva di raccontarci.
(2 aprile 1978: Prima Messa solenne di don Emilio; dietro di lui si vede don Mimmo Noviello, parroco di Pollena dal 1976 al 1988)

Che “peso” ha avuto don Luigi nella tua scelta vocazionale?
Ha avuto un peso enorme, determinante! Tutte le mattine mi alzavo presto per andare “a servire la messa”: guardando con quale fervore don Luigi celebrava la Messa, incominciai ad avere nella mente un solo e martellante pensiero e cioè che anch’io da grande volevo diventare sacerdote e celebrare Messa! Quando poi si trattò di scegliere il padrino di cresima, pensai subito ad Antonio Allocca, un seminarista di Pollena che già aveva ricevuto la vestizione e quindi indossava la talare. 
(a dx don Emilio con don Michele Sannino (parroco di San Gennariello e prematuramente venuto a mancare) e sullo sfondo si vede la sede della Facoltà Teologica dell'Italia Meridionale in viale Colli Aminei a Napoli)

Don Emilio, quindi sei entrato in Seminario quando stavi in seconda media? 
In verità volevo già entrare prima e cioè subito dopo la quinta elementare, però fu lo stesso don Luigi che propose a mia madre Giuseppina di farmi entrare dopo le medie e ciò perché voleva accertarsi che io fossi veramente animato da una sana vocazione. Io però insistevo per essere subito ammesso al Seminario di Capodimonte e riuscii ad averla vinta: entrai in Seminario in seconda media e don Luigi fu molto contento di questa mia scelta. 
(1972: don Emilio con un gruppo di amici e sacerdoti pellegrini a Lourdes)

Che ricordi hai del vescovo Luigi Rinaldi e della sua amicizia con don Luigi Storino?
Il vescovo Luigi Rinaldi (1901 – 1977) era molto legato alla nostra comunità parrocchiale: ancora oggi si può notare al corso Umberto I, subito dopo il vecchio municipio e cioè sulla mano sinistra andando verso Trocchia, una villetta con relativo giardino alla cui entrata c’era l’iscrizione “villa Rinaldi”.  Nel mese di giugno di ogni anno mons. Luigi Rinaldi si trasferiva, probabilmente per motivi di riposo, in un appartamento dalle parti del Vomero e il parroco Storino, puntualmente, andava a fargli visita anche per gli auguri dell’onomastico, portandogli dei doni tra cui le nostre famose “cresommole”. Capitava che mi portava con sé, nella sua famosa “Seicento” celestina che ebbe dopo la Topolino. In me è ancora vivo il ricordo del volto smagrito e con la frangettina che dallo zucchetto fuoriusciva sulla fronte. Don Storino e il vescovo Rinaldi si intrattenevano a discorrere un po’ mentre io mangiavo dei biscottini e caramelle offerti dal Vescovo. Sinceramente non ho memoria del contenuto dei loro discorsi, ma ricordo perfettamente come don Storino si esprimeva in un italiano perfetto e pieno di deferenza gli dava il “voi”, mentre il vescovo Rinaldi con tono bonario e paterno parlava solo napoletano.
(al centro della foto il prof. sac. Settimio Cipriani, Preside della Facoltà Teologica di Napoli con un gruppo di studenti tra cui don Emilio)

Quali erano, a tuo avviso, i pregi di don Luigi?
Ne aveva tanti di pregi don Luigi! Era sicuramente una persona con una forte spiritualità: osservavo il suo volto quando si raccoglieva in preghiera e celebrava la messa e percepivo che lui era un autentico uomo di Dio. Oggi certe espressioni e vocaboli potranno sembrare antiquati, ma col senno del poi comprendi l’importanza che hanno. Alcuni suoi modi di fare – come quello di tirare le orecchie a certi ragazzini che andavano a confessarsi – ora giustamente non sono più accettati e tollerati, ma in questi suoi gesti non c’era cattiveria, ma solo la volontà di indirizzare sulla giusta strada chi rischiava di deviare. Don Luigi, come parroco, credeva fortemente nella sua missione e aveva promosso tante iniziative per alimentare la fede delle persone a lui affidate. Ricordo, in particolare, la missione dei Padri Passionisti in parrocchia che lui volle per rilanciare la venerazione alla Madonna e l’adorazione a Gesù sacramentato.
(scala del sagrato della chiesa di San Giacomo a Pollena: don Emilio, a sx, col card. Corrado Ursi e don Luigi Storino)

So che don Luigi curava, in particolare, i rapporti personali…
Non dimenticava mai certe date e considerava importante festeggiare gli onomastici ed i compleanni delle persone che conosceva. Spesso mandava noi chierichetti a portare un piccolo dono per le persone festeggiate che si “sentivano” importanti per l’attenzione ricevuta dal proprio parroco e lui ci teneva moltissimo a queste piccole dimostrazioni di affetto, a rendere lieta la nostra vita proprio come Dio promette a ognuno di noi di rendere lieta la nostra giovinezza. (a cura di Carlo Silvano)

_________________________

Il presente blog è curato da Carlo Silvano (Cercola 1966), autore di diversi libri:

Giunto alla quarta edizione cartacea, il volume "Liberi reclusi. Storie di minori detenuti" raccoglie le interviste di Carlo Silvano a minori e ad operatori di un carcere minorile.
Per ulteriori informazioni cliccare su: Liberi reclusi. Storie di minori detenuti  








"La bambina della masseria Rutiglia" è un romanzo breve ambientato tra Pollena e Cercola durante la Seconda guerra mondiale.
Per ulteriori informazioni cliccare su:









"Una ragazza da amare", romanzo breve ambientato in un liceo classico a Napoli negli anni Ottanta.
Per informazioni cliccare su:









"La comunità di Pollena dal 1760 al 1819" riguarda l'edificazione dell'attuale chiesa di San Giacomo Apostolo il Maggiore in piazza Nicola Amodio a Pollena. La ricerca si basa su documenti inediti conservanti presso l'Archivio Storico diocesano di Napoli. 
Per informazioni inviare un messaggio di whatsapp 3333745149

Per informazioni su altri volumi cliccare su: Libri di Carlo Silvano

Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.