sabato 17 giugno 2023

Un racconto per ricordare i bombardamenti aerei subiti dalla popolazione

 

Ho abbozzato un nuovo capitolo del racconto "La bambina della masseria Rutiglia", ambientato tra Pollena e Cercola durante la Seconda guerra mondiale...

Era una giornata tiepida e senza nuvole a San Gennariello di Pollena Trocchia, un piccolo comune vesuviano della provincia di Napoli. Le stradine erano immerse nel silenzio rotto solo dal calpestio affrettato delle persone che si dirigevano verso il rifugio. La tensione era palpabile nell'aria, e gli sguardi angosciati dei residenti riflettevano la paura che avvolgeva ogni anima.

Al centro di questa storia c'era una bambina di dodici anni di nome Carmela, con i capelli ricci e scuri come l'ebano e gli occhi che brillavano di un'intelligenza vivace. Viveva con la sua famiglia in una modesta abitazione nella contrada di San Gennariello di Pollena. Carmela era cresciuta circondata dal calore familiare e dalla gioia di vivere, ma tutto sembrava svanire sotto l'ombra della guerra.

Quella sera, le sirene dell'allarme aereo risuonarono attraverso il paese, spingendo Carmela e la sua famiglia ad abbandonare la sicurezza della loro casa per cercare rifugio nel sottosuolo. Si diressero verso il rifugio, una fredda e umida caverna scavata nella roccia, che sarebbe diventata la loro dimora temporanea durante i bombardamenti.


Appena entrarono nel rifugio, le fiamme tremolanti delle candele illuminarono il viso preoccupato delle persone che si erano già radunate lì. Uomini, donne, bambini di tutte le età cercavano conforto l'uno nell'altro, cercando di sopprimere la paura che li attanagliava. I loro occhi erano carichi di angoscia, e il sussurro di preghiere disperate si mescolava al suono assordante degli scoppi delle bombe che si avvicinavano sempre di più.

La piccola Carmela si stringeva al petto una bambola logora, l'unico conforto tangibile che aveva portato con sé nel rifugio. Mentre le bombe cadevano sulla città di Napoli, sentiva il suo cuore battere furiosamente nel petto e il respiro affannato che riempiva le sue orecchie. Si aggrappò alla speranza che il destino risparmiasse la sua casa e le poche cose che possedeva.

Accanto a Carmela c'era un anziano signore, il cui volto segnato dalla vita raccontava storie di dolore e sofferenza. Con mano tremante, teneva stretto un rosario, recitando silenziosamente le sue preghiere. Le rughe sul suo viso sembravano profonde solchi scavati dalla tristezza, ma la fede incrollabile che risplendeva nei suoi occhi era una luce di speranza in un mondo oscuro.

Le madri accarezzavano teneramente i capelli dei loro figli, cercando di distrarli dalla paura che li avvolgeva. I loro occhi riflettevano il desiderio di proteggerli, di tenere lontano il pericolo che incombeva su di loro. Pregavano per la sicurezza dei loro cari e imploravano che le bombe risparmiassero le loro case e le poche cose che avevano faticosamente costruito.

In quel rifugio, in mezzo a quel mare di volti spaventati, si univa una forza straordinaria. Nonostante la paura dilaniante, le persone trovavano conforto l'una nell'altra, cercando di trasmettersi coraggio e speranza. Si sussurravano parole di incoraggiamento e cercavano di coltivare la fiamma della speranza che bruciava dentro di loro.

Mentre le bombe continuavano a cadere sui vari quartieri della vicina città di Napoli, il terrore si faceva sempre più insopportabile. Ma nonostante tutto, la piccola Carmela e gli altri nel rifugio non si lasciavano sopraffare. La loro determinazione a sopravvivere e a proteggere ciò che amavano era più forte della distruzione che minacciava di avvolgerli.

E così, in mezzo alla paura e all'incertezza, il loro legame si rafforzava. Persone di tutte le età si univano in una comunione silenziosa, radicata nella speranza che le bombe risparmiassero le loro povere abitazioni e le poche cose che possedevano. Non sapevano cosa il futuro avrebbe riservato loro, ma in quel momento, nel buio del rifugio, erano uniti da un unico desiderio: la salvezza.

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