domenica 21 maggio 2023

1736-1801, Le mammane di Pollena

 

Pollena Trocchia - Dallo studio dei libri V e VI di Battesimo della chiesa di “San Giacomo Apostolo il Maggiore” di Pollena, che abbracciano il periodo storico che va dal 1736 al 1801, emerge una delle figure sociali più caratteristiche del casale di Pollena, quella della “mammana”, l’attuale ostetrica, chiamata anche “levatrice”, e che in un certo senso incarnava il ruolo di una figura materna, e assisteva le donne durante il parto e il periodo postpartum. La sua presenza e il suo sostegno erano di fondamentale importanza per le donne che affrontavano l’esperienza del parto, spesso accompagnata da ansie e dolori.

Grazie all'opera delle "mammane" dai libri parrocchiali si ricavano informazioni sull'estensione del territorio della Parrocchia di Pollena: al fonte battesimale della chiesa di San Giacomo di Pollena furono portati anche bambini nati, ad esempio, a Caravita, nelle masserie Filichito, Miranda, Attingente, Monte Oliveto Grande e Monte Oliveto Piccolo, e altre ancora. In altre parole, nel XVIII secolo la giurisdizione della parrocchia di Polleba andava oltre gli attuali confini.

La “mammana” doveva essere considerata una persona compassionevole e devota, impegnata a sostenere le donne nel momento della maternità. La sua attività professionale si basava sull’aiutare le neo mamme durante il travaglio, la nascita e il periodo post-partum. Questo ruolo richiedeva una conoscenza delle pratiche sanitarie e un profondo impegno nell’assistenza alle donne in uno dei momenti più importanti e delicati della loro vita.

Sotto il profilo spirituale, la figura della “mammana” doveva essere vista come un tramite di grazia divina, poiché offriva sostegno e conforto alle donne durante il processo del parto. La sua presenza rappresentava anche una connessione tra il mondo terreno e quello spirituale, in cui si creava un legame speciale tra la madre, il bambino e Dio.

Nel periodo preso in considerazione (1736-1801) la professione della “mammana” si basava su una solida etica professionale, che le impediva di praticare aborti o di farsi coinvolgere in atti di superstizione in caso di parti difficili. Questo aspetto morale della sua professione sottolinea il suo rispetto per la vita e la sua dedizione a seguire i principi morali e religiosi della comunità. La sua responsabilità era quella di preservare la salute e il benessere delle donne, nel rispetto della sacralità della vita umana.


Nel contesto spirituale, la figura della “mammana” potrebbe essere considerata come un esempio di servizio altruistico e di dedizione verso gli altri. Il suo impegno nel fornire cure e supporto alle donne richiedeva una profonda compassione e una grande sensibilità verso le necessità e le paure delle neo mamme. La sua presenza, quindi, poteva essere vista come una manifestazione tangibile dell’amore e della cura divina per le sue creature. 

Informazioni sulla figura della "mammana" si possono reperire dal volume "La comunità di Pollena dal 1760 al 1819. Note di storia sociale e religiosa", da pagina 109 a pagina 116. 


 

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