domenica 14 maggio 2023

La cappella dell'Avetrana tra Pollena e Massa di Somma

 

La Cappella dell’Avetrana si trovava tra i casali di Pollena e di Massa di Somma, e doveva essere un luogo di grande importanza storica e spirituale per la comunità locale. Questa cappella, un tempo custode di un eremo, era dedicata alla Vergine Maria.

Nel 1740 l’eremo della Cappella dell'Avetrana ospitava due eremiti, che conducevano una vita dedicata alla preghiera e alla contemplazione. La scelta di vivere in un eremo, lontano dalla società e dalle sue distrazioni, era comune tra i cristiani del passato che cercavano di seguire una vita di preghiera e penitenza, in modo da avvicinarsi a Dio. Gli eremiti passavano le loro giornate pregando, meditando e lavorando per guadagnarsi il pane quotidiano. La vita eremitica era spesso molto dura, ma per molti era anche molto gratificante, poiché permetteva loro di dedicarsi completamente a Dio e alla propria spiritualità.

La devozione alla Vergine Maria era centrale nella vita degli eremiti e in generale nella tradizione cristiana. Maria, madre di Gesù, è considerata la più grande tra tutti i santi e viene spesso invocata come la “Madre della Misericordia”. La sua figura, simbolo di amore, compassione e protezione, è stata al centro di molte preghiere e di molte opere d'arte. La statua della Vergine dell'Avetrana rappresentava per gli eremiti un simbolo di speranza, conforto e protezione, e la loro devozione verso di lei doveva certamente essere profonda e sincera.

Oggi la Cappella dell'Avetrana non esiste più a causa delle eruzioni del Vesuvio, ma la storia degli eremiti che vivevano in quel luogo di preghiera è un esempio di come la vita dedicata a Dio e alla spiritualità, possa essere una scelta valida e significativa per molte persone. La vita semplice e austera degli eremiti ci invita a riflettere sulla nostra relazione con il divino, e sulla nostra capacità di trovare significato e scopo nella preghiera e nella meditazione.


Alcune notizie sulla cappella dell’Avetrana si possono trovare nel volume “La comunità di Pollena dal 1760 al 1819. Note di storia sociale e religiosa”, pagina 42.

 



 

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