martedì 21 aprile 2009

1958 e 1964: disastri aerei a Pollena Trocchia

“Bonn, 16 febbraio 1958 – Il comando delle Forze aeree degli Stati Uniti in Europa ha annunciato stamane da Wiesbaden che un apparecchio "C-47 Dakota", avente a bordo sette uomini d’equipaggio e nove passeggeri, in volo tra Napoli e Atene, risulta disperso e che sono state intraprese ricerche”.

Con questa nota del 17 febbraio del 1958, il giornale “Il Mattino” di Napoli informava i propri lettori della scomparsa di un velivolo americano che, dopo aver effettuato il rifornimento di carburante sulla pista militare dell’aeroporto di Capodichino, era ripartito alle ore 22.22 diretto prima ad Atene per poi proseguire per Istanbul.
Dopo un primo contatto radiofonico con la torre di controllo, il pilota dell’aereo non forniva più alcuna notizia. Sulle prime non si ebbe particolare preoccupazione da parte dei controllori di volo; in seguito, però, col passare delle ore e del completo silenzio radio, si temette il peggio: alle prime luci dell’alba furono avviate le ricerche, subito ostacolate dalle pessime condizioni meteorologiche.
Dato che l’aereo statunitense era tenuto a seguire una rotta ben precisa, e cioè costeggiare la Campania e la Calabria per poi dirigersi verso Atene, i ricognitori partiti da Tripoli, Malta, Catania, Atene e dalla portaerei “Saratoga” che in quei giorni sostava a Napoli, si concentrarono inutilmente nelle zone che l’aereo doveva attraversare. Le ricerche continuarono per ben quattro giorni e nonostante le avverse condizioni meteorologiche. L’aereo, però, non era caduto in mare ma si era schiantato sul monte Somma.

Su “Il Mattino” del successivo 20 febbraio, infatti, si legge che si deve a Raffaele Mercogliano, una guardia municipale del Comune di Pollena Trocchia, il primo avvistamento dei rottami dell’aereo. Dal giornale leggiamo che Mercogliano “stava discutendo ieri mattina in una zona alta di Pollena con alcuni compaesani sulle condizioni del tempo. Ha levato gli occhi verso la montagna, ed in quel preciso istante un raggio di sole ha fatto luccicare qualcosa sul costone nord-ovest del Cognoli. A prima vista il Mercogliano, pur non dando eccessivo peso alla cosa, riteneva ugualmente doveroso informare il Sindaco di Pollena Trocchia”. Ed il Sindaco, a sua volta, provvedeva ad informare telefonicamente i carabinieri della caserma del vicino comune di Sant’Anastasia.

Da “Il Mattino” si apprende che – verso le ore 12.20 – un ricognitore americano "B-26" avvistava i rottami del "Dakota" scomparso, e le squadre di soccorso giunsero nel pomeriggio sul punto localizzato: un boschetto di acacie a 1065 metri di altezza (1). Alle ore 16.09 avviene il ritrovamento, che il cronista così descrive: “Uno spettacolo orrendo si presentava allora agli occhi di quanti si sono avvicinati per primi al relitto. Dieci macchie nere sulla neve: dieci corpi orrendamente mutilati e semicarbonizzati. Cinque e forse sei, sotto l’unica ala rimasta apparentemente integra, ammucchiati come in un disperato abbraccio, tre all’altezza della sconquassata carlinga ed il decimo bocconi a qualche metro dall’aereo, col capo ricoperto ancora da un casco bruciacchiato semiaffondato nella nuda terra. L’orologio da polso di una delle vittime era fermo alle 22.30. Forse un guasto all’altimetro deve aver ingannato il pilota che avrebbe ritenuto di aver già aggirato il Vesuvio, di qui l’urto”.

Secondo un giornalista de “Il Mattino” i sedici americani sarebbero morti tutti sul colpo; il giornale “Roma”, invece, offre un’altra versione riportando le affermazioni dell’allora Sindaco di Pollena Trocchia, avv. Antonio Di Tuoro, il quale, insieme al vigile Mercogliano, ad un assessore e ad un consigliere comunale, fu tra i primi ad arrivare sul luogo della sciagura. “L’aereo – disse Di Tuoro – giaceva reclino su una montagnola con le ali staccate, una adagiata quasi al fianco della carlinga, l’altra scagliata a circa settanta metri di distanza. La parte anteriore della fusoliera era letteralmente esplosa. Uno dei cadaveri aveva le mani strette intorno alle tempie. Si comprimeva ancora le orecchie come per non udire più… in una delle tasche della sua lacera giacca abbiamo trovato un portafoglio, in esso era contenuto un documento militare che stabiliva il suo itinerario: Belgio, Germania, Italia, Grecia, Turchia, Spagna e Gran Bretagna. E’ venuto invece a morire quassù. Se è rimasto in vita, come penso, la sua deve essere stata un’agonia terribile. E pensare che se non vi fosse stata tanta foschia in questi ultimi giorni i rottami dell’aereo sarebbero stati avvistati immediatamente. Tutto ha congiurato perché i soccorsi non siano arrivati in tempo”.

Oltre all’incidente del 16 febbraio 1958, il monte Somma è stato teatro di un’altra sciagura aerea: la notte di Pasqua del 1964 un altro aereo si schiantò sul versante che rientra nel territorio del Comune di Pollena Trocchia (2). Anche in quell’occasione si registrò un elevato numero di vittime e, purtroppo, si verificarono anche episodi di sciacallaggio. Tre mesi dopo la sciagura del 1964 una persona di Pollena – che ho avuto modo di ascoltare – ritrovò sul posto del disastro altri resti umani e, in quel luogo, innalzò una croce in legno, la quale, però, rimase in piedi solo per pochi anni. (a cura di Carlo Silvano)

________________

(1) Molto probabilmente è da verificare il luogo dove è avvenuta la sciagura, in quanto sembra difficile che possa essersi verificato a 1065 metri di altezza, così come riportato dal giornale. Al riguardo si rammenta che il monte Somma ha un'altezza di 1.132 metri nella Punta Nasone.

(2) L'aereo si schiantò su un castagneto di proprietà della parrocchia San Giacomo di Pollena. Nell'autunno del 1988, in compagnia di diverse persone, tra cui il parroco don Giuseppe Cozzolino, ebbi modo di visitare il luogo della sciagura: c'era ancora qualche rottame dell'aereo.

2 commenti:

  1. Egregio Carlo, mi chiamo Ciro Teodonno e abito a San Sebastiano al Vesuvio, da qualche anno mi interesso ai due eventi in questione e ho raccolto un po' di materiale a riguardo, tra cui foto e interviste, ho scritto anche due articoli sul giornale on-line ilmediano.it
    Sono però ancora molte le cose che non son riuscito a capire a riguardo l'incidente del 1964: innanzitutto il luogo preciso dell'impatto. Più testimoni mi hanno indicato una zona vicina alle sorgenti delle Chianatelle che so raggiungere ma sarebbe interessante capire precisamente dove l'aereo si schiantò. Tra l'altro la stampa dell'epoca parla di un luogo a me sconosciuto e purtroppo anche a tutte le mappe che ho consultato, chiamato la Cresta del Cardo; incomincio a credere che non esista e che sia un refuso del cronista. Leggo che lei c'è stato, magari potrebbe indicarmi qualche persona disponible a guidarmi? Quelli che ho conosciuto sono alquanto agè e non mi sento di insistere più di tanto.
    Un'altra cosa che mi cruccia è l'esito dell'inchiesta; ho contattato Roma, l'ENAC, che non m'ha risposto, l'ANSV che mi ha inviato al Ministero dei Trasporti il quale, a sua volta, mi ha rinviato all'ENAC senza ottenere notizia alcuna.
    Spero mi scusi quest'invadenza (lo scovata per caso navigando in rete)e allo stesso modo mi auguro che possa darmi qualche informazione in più di quante non ne abbia già trovate.
    Le allego il mio inirizzo e-mail e i link dei miei articoli e la ringrazio dell'attenzione.

    cteodonno@alice.it

    http://www.ilmediano.it/aspx/visArticolo.aspx?id=12008

    http://www.ilmediano.it/aspx/visArticolo.aspx?id=12014

    RispondiElimina
  2. Grazie per questo messaggio. Risponderò appena possibile. Un cordiale saluto, Carlo

    RispondiElimina

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.