venerdì 6 agosto 2021

POLLENA TROCCHIA - La chiesa di San Giacomo Apostolo il Maggiore di Pollena costruita dopo il 1775 e consacrata nel mese di ottobre del 1787, è un gioiello architettonico che appartiene a tutti perché è stata edificata con le offerte di tutte le persone semplici del luogo: oggi tutti possono "sentirla" propria al di là se sono credenti o atei, cattolici praticanti o indifferenti alla fede religiosa. E' stato questo, in sintesi, uno dei passaggi del mio intervento alla conferenza moderata dal giornalista Paolo Perrotta e svoltasi giovedì 5 agosto 2021 in piazza "Gaetano Donizetti" con la partecipazione di altri relatori, come la prof.ssa Angela Rosauro (dirigente scolastico dell'Istituto comprensivo di Pollena Trocchia) e gli scrittori Mario Di Sapio e Rosario Scarpato.


In genere quando si parla di un'opera edilizia, come una cattedrale o una residenza nobiliare, si menzionano i finanziatori e chi ha redatto il progetto, ma nel caso della chiesa di Pollena si è riusciti a conoscere - e a tramandare ai posteri - anche i nomi di alcuni artigiani e operai che presero parte all'edificazione del tempio. Nel corso del mio intervento ho letto un brano tratto dal mio libro e che riporto qui di seguito:

"Per questa nuova chiesa lavorò il maestro indoratore Lorenzo D'Ambrosio, e i maestri stuccatori Antonio e Giuseppe Vignati [...]. Le due acquasantiere di bardiglio, che ancora oggi sono visibili all'ingresso della chiesa, furono realizzate da Domenico Tucci su disegno dell'ingegnere Giovanni Piscicelli. [...]. Dopo la benedizione della chiesa, avvenuta nell'ottobre del 1787, i lavori continuarono ancora. Nel 1790 un operaio del casale di Pollena, Antonio Ascione, lavorava ancora "nel fare pietre, e cavare lapillo servibile per le fabbriche" della chiesa. Il materiale veniva estratto da una cava sita in una località di Pollena denominata "de Bonati". Da questa cava, poi, il materiale veniva trasportato alla chiesa da un carrettiere del paese di nome Vincenzo Busiello. Un altro operaio, Giuseppe De Luca, lavorava nel tagliare le pietre dolci". (pagina 96)



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