martedì 8 luglio 2025

Napoli nel cuore di un ragazzo di Treviso: scoperta, meraviglia e valori in un diario di viaggio

  

Napoli nel cuore di un ragazzo di Treviso:

scoperta, meraviglia e valori in un diario di viaggio

Diario partenopeo. Appunti di viaggio di un quindicenne trevigiano. Giugno 2023”, di Giuseppe Tranchese, è un libro che si presenta con la semplicità disarmante di un diario, ma che racchiude una profondità inaspettata. Attraverso lo sguardo curioso e attento di un ragazzo del Nord, si compie un vero e proprio viaggio nel cuore di Napoli, non solo come città geografica, ma come universo culturale, umano e simbolico. Il protagonista, un adolescente di quindici anni nato e cresciuto nella Marca trevigiana, racconta la sua esperienza a Napoli con uno stile diretto e autentico, capace di catturare la freschezza dell’età e, al tempo stesso, la maturità di uno sguardo che sa osservare davvero.

Il diario non si limita a descrivere monumenti o itinerari turistici, ma si concentra soprattutto sulle emozioni vissute, sugli incontri, sulle atmosfere. Ciò che emerge con forza è la capacità della città di Napoli di parlare al cuore, di coinvolgere con la sua energia vitale, con la generosità delle persone, con il fascino delle sue contraddizioni. È una città vista e vissuta da un ragazzo che non la conosceva, e che proprio per questo riesce a coglierne gli aspetti più autentici, liberi da stereotipi o preconcetti. Lo stupore di fronte al mare, i racconti ascoltati nei vicoli, i sapori gustati per la prima volta, il calore umano che sembra pervadere ogni angolo: tutto viene registrato con semplicità e partecipazione.

Il confronto tra la realtà trevigiana e quella napoletana, che attraversa in filigrana tutto il diario, è uno degli elementi più interessanti dell’opera. Non si tratta di un confronto giudicante, ma di una scoperta delle differenze come ricchezza, occasione di crescita, apertura mentale. Il ragazzo non nasconde il disorientamento iniziale, ma riesce presto a trasformarlo in meraviglia, in desiderio di comprendere, in un moto sincero di affetto per ciò che è altro da sé. È proprio in questo processo che il libro trova il suo valore educativo: insegna a guardare con occhi nuovi, a rispettare, a lasciarsi coinvolgere senza timore.

Lo stile è semplice e scorrevole, perfettamente adatto ai ragazzi, ma non banale. La scrittura è curata e ricca di sfumature, con passaggi che lasciano spazio a riflessioni, piccoli spunti storici, osservazioni sociali. Non è un testo “per ragazzi” nel senso limitante del termine: è un libro adatto a tutti, che parla con immediatezza e senza sovrastrutture, ma che offre anche profondità e spunti di riflessione per lettori adulti. È proprio questa sua natura ibrida a renderlo prezioso, capace di toccare corde diverse a seconda di chi legge.

Diario partenopeo” è anche un omaggio sentito alla città di Napoli, che si svela poco a poco nelle sue mille sfaccettature: città colta e popolare, caotica e accogliente, viva di una vitalità antica e moderna insieme. Non è una cartolina patinata, ma una narrazione vissuta, concreta, fatta di suoni, di odori, di persone vere. Napoli emerge come luogo dell’incontro, della memoria, della bellezza non convenzionale.

In poco più di cento pagine, Giuseppe Tranchese riesce a costruire un racconto che è al tempo stesso leggero e profondo, educativo e poetico. È una lettura consigliata in particolare ai giovani, perché permette loro di immedesimarsi, di sentirsi parte di un viaggio di scoperta. Ma è anche una piccola lezione di umanità per tutti: un invito a lasciarsi sorprendere, a guardare il mondo con occhi nuovi, a riconoscere valore nella diversità.

In conclusione, Diario partenopeo è un piccolo gioiello narrativo che sa coniugare autenticità e riflessione, esperienza e sentimento. Napoli, attraverso gli occhi di un ragazzo del Nord, si rivela per ciò che è davvero: una città che vive e fa vivere, che insegna ad amare, che rimane impressa nel cuore di chi sa ascoltarla.

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Il volume si può ordinare in tutte le librerie (sia fisiche che in rete). Per informazioni cliccare sul collegamento: Diario Partenopeo di Giuseppe Tranchese

 

martedì 1 luglio 2025

Carlo Silvano, Una giornata a Napoli

Una giornata a Napoli

di Carlo Silvano

Mercoledì 11 giugno, il cielo sopra Pollena Trocchia prometteva caldo e luce già dalle prime ore del mattino. Io e mio figlio S., zaino leggero in spalla e curiosità negli occhi, siamo saliti sulla Circumvesuviana, quella vecchia spina dorsale che attraversa l’umanità vesuviana tra comuni e campi incolti ingialliti dal sole. Mentre il treno cigolava verso piazza Garibaldi, la città cominciava a chiamarci: era un richiamo di voci, odori e promesse di meraviglia.

A Napoli si scende sempre in un vortice. Dalla metropolitana siamo sbucati a piazza Municipio, un cantiere eterno tra storia e asfalto dissestato, e ci siamo ritrovati subito ai piedi del possente Castel Nuovo, chiamato anche Maschio Angioino, con le sue torri grigie come antichi guardiani del tempo. Dentro, ci aspettava la Sala dei Baroni, con le sue volte alte e silenziose che sembravano custodire ancora i sussurri delle corti e dei congiurati. Abbiamo visitato la cappella, il museo civico e poi, salendo fino alle terrazze, ci siamo trovati davanti al porto: un panorama vivo, palpitante, con traghetti che andavano e tornavano dalle isole del Golfo, gabbiani che planavano sul vento e il mare che scintillava come una promessa.

A piedi ci siamo incamminati verso Port'Alba, attraversando anche vicoli stretti e pieni di voci, motorini sfreccianti e murales scoloriti. Eppure, in quel caos, Napoli mostrava la sua anima: palazzi scrostati che raccontavano secoli, balconi pieni di panni stesi come bandiere della vita quotidiana e voci che si intrecciavano come note di una canzone eterna.

A Port'Alba, tra le bancarelle di libri antichi e scoloriti, ho trovato due volumi che mi chiamavano: uno sul brigantaggio, quell’altra faccia della storia del Sud, e un altro dedicato proprio alla storia profonda e stratificata della città. Prima però ci siamo fermati nella pizzeria più antica di Napoli. Seduti a un tavolino, tra mattoni a vista e profumo di forno a legna, abbiamo gustato una fresca insalata di polpo e degli spaghetti alle cozze che sapevano di mare vero, quello vissuto, salato, ruvido.

Poi, ancora a piedi, ci siamo diretti verso la funicolare. Salire a San Martino è come salire sopra il tempo. Una volta su, Castel Sant’Elmo ci ha accolti con i suoi bastioni ampi e silenziosi. Dall’alto, la vista era mozzafiato: il Vesuvio si stagliava immobile e maestoso, le isole del Golfo – Capri, Ischia, Procida – brillavano come gemme sul velluto del mare e la città si stendeva sotto di noi, vibrante, stanca, viva.

Lì, con il vento che ci spettinava i pensieri, ho guardato mio figlio. Era assorto, col volto illuminato da quella luce intensa che Napoli sa regalare solo a chi sa guardarla davvero. Era un momento di silenzio padre-figlio, di quelli che restano impressi anche quando le parole si dissolvono.

Il ritorno, tra funicolare, metropolitana e poi di nuovo la Circumvesuviana, è stato più silenzioso. La stanchezza si faceva sentire, ma era quella bella, che profuma di scoperta.

Napoli ci ha dato molto in quel giorno. Ci ha mostrato la sua arte, la sua storia, il suo cuore indomito. Ma ci ha anche fatto riflettere. Troppe bellezze sono lasciate a se stesse. Un’Amministrazione municipale più attenta al decoro urbano, alla sicurezza, al rispetto dei suoi stessi tesori, renderebbe questa città non solo magica, ma anche accogliente e giusta per chi ci vive e per chi la visita.


Eppure, anche con le sue crepe,
Napoli resta unica. E noi, quel giorno, l’abbiamo vissuta così: pienamente, con gli occhi spalancati e il cuore aperto. Una giornata che non dimenticheremo.

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Il presente blog è curato da Carlo Silvano, autore di numerosi volumi. Per informazioni cliccare al seguente collegamento della libreria Feltrinelli:  Libri di Carlo Silvano alla Feltrinelli 


"Una ragazza da amare", di Carlo Silvano, è un romanzo breve rivolto soprattutto agli studenti e ai docenti: racconta le avventure di alcuni liceali che affrontano la grave malattia di un'amica, gli studi e un sogno musicale. Nel libro l'autore fa chiari riferimenti alla sua terra d'origine, dimostrando una vasta conoscenza della città di Napoli e facendo conoscere vie, scuole, piazze e monumenti che i suoi protagonisti frequentano. Nel romanzo i luoghi sono descritti con dovizia di particolari: chi li conosce corre ai propri ricordi, mentre chi non li ha mai visti può averne un quadro chiaro grazie alle descrizioni offerte. Gli odori, le atmosfere e il contesto della città fanno da sfondo, ma ritornano spesso. Ricorrente è il mondo della scuola: la maggior parte delle vicissitudini dei protagonisti avvengono tra i banchi del liceo e hanno, comunque, a che fare con lo studio. Il libro ha una sua precisa trama e alla fine lascia che sia il lettore a immaginare le strade che ogni personaggio può aver intrapreso. Nello stile di scrittura dell'autore appare evidente il suo approccio morale e dietro la trama e le avventure dei personaggi corre velatamente un messaggio educativo-didattico.