domenica 28 luglio 2013

Il Somma-Vesuvio visto da Pollena Trocchia, intervista a Ciro Teodonno

Pollena Trocchia – Lo scorso 12 luglio ho conosciuto di persona il prof. Ciro Teodonno, docente presso una scuola media e da anni appassionato cultore del complesso montuoso costituito dal monte Somma e dal vulcano Vesuvio. Nella nostra conversazione si saltava facilmente da un argomento all'altro, anche se tutti collegati alla necessità di salvaguardare e promuovere il patrimonio naturalistico che si esprime attraverso il Parco nazionale del Vesuvio. Qui di seguito presento una prima intervista rilasciatami da Ciro Teodonno riguardante i luoghi della mia infanzia.

Prof. Teodonno, attualmente come si presentano i sentieri che dai centri abitati di Trocchia, Pollena, Massa di Somma e San Sebastiano al Vesuvio conducono nel Parco nazionale del Vesuvio?
Esiste una rete ufficiale di sentieri che dovrebbe collegare le varie aree che compongono il Parco Nazionale del Vesuvio. A questi 11 sentieri ufficiali si aggiungono una miriade di sentieri alternativi e, spesso, complementari a quelli ufficiali che permettono di raggiungere, senza toccare asfalto, qualsiasi angolo del Vulcano; ma per questi è opportuna una maggiore conoscenza del territorio, perché il mutare delle stagioni, e purtroppo il progressivo abbandono di quelli che una volta erano i tragitti dei contadini, li rendono talvolta poco leggibili e percorribili. Stesso destino accade purtroppo per la sentieristica ufficiale che, nonostante la sua ottima progettazione, che ha seguito la storicità di alcuni percorsi e ha applicato le più moderne tecniche di ingegneria naturalistica, permane anch'essa in uno stato di abbandono quasi totale, mancando al Parco, oltre i fondi necessari, anche chi possa occuparsi della manutenzione ordinaria e straordinaria di questi spettacolari percorsi naturalistici. Alcuni sentieri mantengono, però, il loro fascino e, opportunamente guidati, possono mostrare una volto sconosciuto del Somma-Vesuvio e posseggono un sicuro valore paesaggistico e naturalistico. Tra questi, escludendo lo scontato e ultra visitato Gran Cono, suggerirei su tutti il numero 3, quello che segue l'antica strada delle baracche, lungo le pendici della caldera del Somma e il numero 2, che, invece, porta sulle creste dello stesso, i cosiddetti Cognoli, con panorami indimenticabili verso il Vesuvio e sulla Valle dell'Inferno, dove si potranno ammirare le più recenti lave del 1944, ovvero quelle dell'ultima eruzione. Più nello specifico, per i comuni di Pollena Trocchia e Massa esiste una fitta e interessantissima rete di percorsi rurali che gradualmente si inoltrano nella montagna. Questi erano appunto quei tragitti segnati dall'alacre lavoro dei contadini vesuviani che salivano le pendici del Somma per raccogliere la legna per il fuoco o le erbe per gli animali dell'aia. Uno di questi, dal particolare interesse, è quello dell'Alveo del Molaro, a Massa di Somma, nel quale è ancora possibile scorgere l'antico sistema di imbrigliameto delle acque piovane e che rientrava in quel grande sistema di irregimentazione delle acque che i Borbone avevano progettato, e che comprendeva anche i famosi Regi Lagni. Esiste poi il percorso di connessione creato dal Parco, il cosiddetto sentiero della Castelluccia, parallelo a quello delle Capre, dove in passato si sperimentò l'allevamento della capra vesuviana. I due tragitti sono limitrofi al Molaro, e tutti e tre, attraverso il bosco omonimo, conducono al sentiero numero 3. I tre sentieri sono percorribili in inverno, ma di difficile interpretazione durante la stagione estiva. Stessa logica vale per il bel sentiero che conduce alle Chianatelle, una delle rare polle d'acqua presenti nel complesso vulcanico.




Qual è il periodo migliore dell'anno per visitare il parco partendo dai centri sopra menzionati?
In teoria, tutti i percorsi che partono dai 13 comuni che compongono la comunità del Parco Nazionale del Vesuvio sarebbero percorribili in tutte le stagioni ma, al contrario di quanto si possa pensare e a causa della scarsa manutenzione dei percorsi, il periodo migliore per visitarli è l'inverno, non la primavera e ancor meno l'estate, quando la folta vegetazione, ricca soprattutto di rovi, ne rende impraticabile l'attraversamento.

Quali sono le peculiarità della fauna che si incontra seguendo i sentieri del Parco?
La fauna autoctona è stata fortemente avversata dalla forte antropizzazione del Vesuviano e questo non da oggi, ma da sempre. Quindi, in particolar modo le specie terricole, quali volpi, donnole, faine e l'ormai probabilmente estinto tasso, non avendo altro sbocco a valle per l'anello indissolubile composto dai centri abitati ed oggi limitati ulteriormente da quell'insormontabile barriera che è la SS 268, si sono considerevolmente ridotte di varietà e numero. Caso leggermente diverso per le specie avicole che per fortuna hanno potuto trovare altri sbocchi e si rinnovano grazie al mezzo in cui si muovono; per cui cardellini, quaglie, beccacce, merli, ghiandaie, gheppi, poiane, upupe, assioli, gufi, civette e tutta una moltitudine di uccelli, bracconieri permettendo, allietano la nostra realtà naturale. Per quel che riguarda le altre specie animali esistono chirotteri, i pipistrelli per intenderci, ed altri piccoli mammiferi, come il topo quercino e il ghiro.

macaone


E tra gli insetti?
Abbiamo una grande varietà di farfalle dove spiccano il macaone (papilio machaon) e il podalirio (iphiclides podalirius) per la loro bellezza. 

Ci sono anche anfibi?
Sì, è attestata, infatti, sia la presenza della rana smeraldina (bufus viridis) che la salmandra dagli occhiali (salamandrina terdigitata). 

Quali sono, invece, i rettili presenti nell'area del Parco?
C'è il cervone (elaphe quatuorlineata), molto diffuso è il biacco (coluber viridiflavus) e ovviamente la vipera (vipera aspis). Purtroppo, e per quel che io ne sappia, sono queste tutte specie comuni nel resto d'Italia e quindi almeno da questo punto di vista non ci troviamo al cospetto di rarità biologiche.


valeriana rossa 


E per quanto riguarda la flora?
Per la flora, come il cardellino è l'animale simbolo del Parco, così abbiamo la valeriana rossa, diffusissima da maggio a luglio, ma la vera ricchezza sconosciuta del Parco sono le sue orchidee che a primavera inoltrata, specie se umida e piovosa, sorprendono l'escursionista con la loro quantità e varietà. A giugno lungo le pendici del Somma è diffuso il giglio martagone, detto anche giglio di San Giovanni per sbocciare intorno alla data della commemorazione del santo battista. Diffusa la ginestra nelle sue tante varietà, particolarmente spettacolare quella dell'Etna, portata sul Vesuvio dai Borbone, che raggiunge lo stato arboreo nella Valle dell'Inferno. Presente l'elicriso con i suoi capolini, e il muscari in primavera. L'autunno è il regno dei fungaioli...

Fungaioli? Intende i micologi?
Per favore, non chiamiamoli micologi perché in buona parte non meritano altro appellativo che quello di razziatori!

Ho capito... ritornando alla flora, quali sono gli alberi più diffusi?
Sono ovviamente i pini domestici e marittimi, ma ne esistono moltissime specie, come quello nero e quello d'Aleppo. Diffuse le querce, in particolar modo il leccio, la roverella e il cerro. Particolarmente diffuse, quali piante infestanti, abbiamo la robinia (robinia pseudo acacia) e l'ailanto (ailanthus altissima) 'e fetusi come vengono più comunemente conosciuti nei dialetti locali. Un caso a parte lo si può dare allo stereocalulon vesuvianum un lichene che colonizza per primo le lave e che con la sua azione lentissima, ma inesorabile, le sgretola creando l'humus necessario alle altre specie colonizzatrici dei flussi lavici.




Come ultima domanda le chiedo come si presentano - agli occhi dei turisti - i conetti del Vesuvio esistenti nella zona del Carcavone a Pollena.
I conetti preistorici del Carcavone sono un'emergenza molto interessante dal punto di vista geologico e per chi vuole avvicinarsi al Vulcano anche da un punto di vista più scientifico. Se ben ricordo, i conetti sono tre, ma non sono di facile interpretazione, è opportuno quindi recarsi sul posto con gli esperti geologi che volontariamente guidano i turisti e gli escursionisti in quel luogo. Oggi, per fortuna, il Carcavone o per lo meno la parte relativa ai conetti, è stato preso in affidamento da un'associazione di Pollena Trocchia che si chiama Liberi Pensieri e che, oltre a guidare gli interessati, tutela quello spazio dagli scarichi abusivi e, soprattutto, dallo scempio edilizio presente e facilmente riscontrabile leggermente più a valle del sito.
(a cura di Carlo Silvano)


sabato 15 giugno 2013

Pollena Trocchia, bibliografia

Ecco la bibliografia attualmente disponibile su Pollena Trocchia. Se qualcuno può segnalarmi qualche altra pubblicazione, mi contatti all'indirizzo casilvan@libero.it

  • Ambrogino Caracciolo, Sull'origine del villaggio di Trocchia a proposito di un marmo esistente nella sua Chiesa parrocchiale, ed. Libreria Detken & Rocholl, Napoli 1908. In seguito la Pro loco ha provveduto ad una ristampa anastatica.
  • Ambrogino Caracciolo, Sull'origine di Pollena Trocchia, sulle disperse acque del Vesuvio e sulla possibilità di uno sfruttamento del monte Somma a scopo turistico, ed. F. Sangiovanni & Figli, Napoli 1932.  In seguito la Pro loco ha provveduto ad una ristampa anastatica.
  • Rosario Scarpato, Apolline e Trocla, ed. ci.esse.ti. 1983.
  • Carlo Silvano, La comunità di Pollena dal 1760 al 1819. Note di storia sociale e religiosa, prefazione di Domenico Airoma, Ogm editore, San Giorgio a Cremano 1998.

giovedì 27 dicembre 2012

Pollena Trocchia - Sono a Pollena per trascorrere le feste natalizie e dal mio archivio ho estratto due foto del 1987 e riguardanti l'Azione cattolica italiana (sono stato presidente dell'Azione Cattolica di Pollena da marzo 1985 a gennaio 1989). Ecco le foto:

La prima foto riguarda un pellegrinaggio a Roma (nella foto è visibile anche Franco Allocca), mentre la seconda una mostra missionaria allestita nei locali della canonica.

giovedì 23 agosto 2012

Salviamo la biblioteca dell'Istituto Italiano degli Studi Filosofici di Napoli

Ho letto un articolo apparso ieri su La Repubblica: l'avvocato Gerardo Marotta, fondatore dell'Istituto Italiano degli Studi Filosofici, è costretto a depositare la biblioteca dell'Istituto presso un deposito a Casoria perché la Regione non concede un'adeguata sede. Il patrimonio della biblioteca ammonta a circa trecentomila volumi che ora rischiano di marcire e, in queste condizioni, non possono essere consultati e studiati dai ricercatori. E' una situazione assurda, semplicemente assurda.

mercoledì 8 agosto 2012

Pollena, festa di san Domenico

POLLENA TROCCHIA - Oggi, 8 agosto, ricorre la festa liturgica di san Domenico, un santo che in passato veniva venerato anche a Pollena. Negli atti delle visite pastorali compiute dagli Arcivescovi di Napoli nel XVIII secolo si riportano, infatti, alcune notizie riguardanti l'esistenza di una cappella dedicata a san Domenico e adiacente a quello che era il palazzo del marchese di Salcito. Come ho avuto modo di scrivere nel libro "La comunità di Pollena dal 1760 al 1819", la cappella di san Domenico viene anche menzionata - in data 6 ottobre 1710 - nel III libro dei matrimoni custodito nell'Archivio della parrocchia di san Giacomo a Pollena. Purtroppo dai documenti che ho avuto modo di consultare all'Archivio diocesano di Napoli non sono riuscito a sapere quando la cappella dedicata a san Domenico è stata inutilizzata e smantellata.

martedì 24 luglio 2012

San Giacomo apostolo protettore della comunità di Pollena

Domani 25 luglio ricorre la festa di san Giacomo Apostolo, patrono della comunità di Pollena, e, con una certa nostalgia, ricordo quando da bambino facevo il chierichetto e con tanti coetanei partecipavo alla processione guidata da don Mimmo (Domenico) Noviello per le strade della cittadina. Immacabilmente c'era anche don Emilio Mellone!
Alla fine degli anni Novanta feci una ricerca - culminata con la pubblicazione del volume intitolato "La comunità di Pollena dal 1760 al 1819. Note di storia sociale e religiosa" -, ed ebbi modo di scrivere che la prima processione ufficiale con la statua di san Giacomo per le stradine di Pollena, si svolse nel mese di luglio del 1733 con l'allora parroco don Agostino Imperato, quando la comunità contava 1005 abitanti: "350 homini e 395 donne atti alla Comunione, e 260 figlioli e figliole".

Attualmente ci sono persone che non riescono a dare un senso a questa cerimonia religiosa, ed è pertanto necessario, a mio avviso, ricercare nuove forme per valorizzare l'identità socio-culturale della comunità locale, in modo da rinsaldare i legami tra i suoi membri e con quanti hanno lasciato il paese per trasferirsi altrove.

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Questo blog è curato da Carlo Silvano autore di diversi libri. 
Per informazioni cliccare su LIBRI DI CARLO SILVANO

NAPOLI. Cappella di San Severo

In questi ultimi anni mi capita di andare via da Pollena portando con me - a Villorba - un discreto numero di volumi della mia modesta biblioteca personale. Tra le pubblicazioni che domenica scorsa ho portato con me, c'è una "Breve nota di quel che si vede in casa del principe di Sansevero d. Raimondo di Sangro nella città di Napoli nell'anno 1767": è un volumetto di poche pagine (64) e per me ha un significato molto speciale, perché mi riporta indietro negli anni quando, studente prima all'Itis "E. Fermi" a corso Malta, e poi al corso di laurea in sociologia alla "Federico II", avevo modo di girare per il centro storico di Napoli tra via Mezzocannone, piazza San Domenico e piazzetta Nilo, via dei Tribunali e campanile della Pietrasanta, San Gregorio Armeno, Port'Alba con piazza Bellini, e altro ancora. Erano luoghi a me familiari e mi sentivo a casa mia.
Diverse volte sono stato nella cappella di San Severo del principe Raimondo di Sangro che, col suo Cristo velato e altre sculture, possiede un fascino molto particolare:  l'ultima volta che ho visitato la cappella è stato con Delia, quando eravamo fidanzati, ma la prossima volta ci andrò con i miei figli perché non si può essere degli autentici napoletani se non si visita, almeno una volta, la cappella di San Severo!