giovedì 14 settembre 2023

Erasmo Mercogliano, occorre bonificare e valorizzare località "Fontanelle" a Pollena Trocchia

 

Bonificare, salvaguardare e valorizzare

località Fontanelle a Pollena Trocchia

Pollena Trocchia. Il Parco Nazionale del Vesuvio è una delle gemme naturalistiche della Campania, ma ci sono purtroppo delle vaste aree, come sul versante del monte Somma nel comune di Pollena Trocchia, che la sua bellezza sta subendo un preoccupante deterioramento. Sentieri impraticabili a causa della presenza di rovi ed erbacce incontrollate, nonché la presenza di rifiuti ingombranti e carcasse di auto, minacciano l’integrità di questo prezioso ecosistema ed impediscono ai cittadini di compiere delle salutari escursioni. È giunto però il momento che l’Ente parco si attivi per proteggere e preservare questo straordinario patrimonio naturalistico. Qui di seguito riporto una breve intervista rilasciatami dall'ambientalista Erasmo Mercogliano, il quale sin da ragazzo è un appassionato del monte Somma e del Vesuvio e spesso compie delle escursioni nelle aree del parco e ha scattato le foto presenti in questo articolo che riguardano la zona delle "Fontanelle".

Erasmo Mercogliano, secondo te il patrimonio di questo parco è in pericolo? 

 Purtroppo devo dirti di sì, ma prima precisiamo che il Parco Nazionale del Vesuvio, istituito il 5 giugno del 1995, custodisce una ricchezza naturale e storica unica. La sua posizione nella provincia di Napoli lo rende un’importante risorsa per l’ecoturismo e la fruizione da parte della comunità locale. Tuttavia, sul versante di Pollena Trocchia, alcune aree stanno soffrendo di gravi problemi ambientali. I sentieri, un tempo accessibili e ben tenuti, sono diventati intrappolati in un intrico di rovi ed erbacce che impediscono ai visitatori di godere pienamente di questa meravigliosa natura.


 
Si può parlare di inquinamento visivo e ambientale? 

 Sì, perché la presenza di carcasse di auto, pneumatici abbandonati e altri rifiuti ingombranti nelle aree come quella delle “Fontanelle” che ho avuto modo di ispezionare in questi giorni, è un affronto all’ambiente e alla bellezza naturale del Vesuvio. Questi rifiuti non solo deturpano il paesaggio, ma causano gravi danni all’ecosistema circostante, rilasciando sostanze tossiche nel suolo e nell’aria soprattutto quando si verificano forte piogge. Inoltre, rappresentano un impatto negativo sull’immagine del parco e sulle attività turistiche locali.

 Qual è il ruolo dell’Ente Parco? 

 A mio avviso, l’ente parco del Vesuvio ha il dovere di proteggere e conservare questo territorio per le generazioni future. È essenziale che si impegni in azioni concrete per affrontare i problemi esistenti.


 
Quali azioni l’Ente Parco dovrebbe promuovere? 

 In primo luogo, dovrebbe avviare una seria manutenzione dei sentieri, così da renderli nuovamente accessibili ai visitatori. Questo garantirà una fruizione sicura e piacevole del parco. In secondo luogo, ripulire e bonificare le aree inquinate, organizzando campagne di pulizia per rimuovere le carcasse di auto, i pneumatici e gli altri rifiuti abbandonati. Inoltre, è fondamentale promuovere l’educazione ambientale per prevenire ulteriori abbandoni…

 Bisognerebbe anche aumentare la sorveglianza e applicare le leggi... 

 Certo. Occorre rafforzare la sorveglianza delle aree del parco e applicare sanzioni rigorose per chi danneggia l’ambiente scaricando rifiuti. In conclusione, il Parco Nazionale del Vesuvio è un patrimonio inestimabile che deve essere salvaguardato e preservato anche per le future generazioni. È essenziale, a mio avviso, che l’Ente parco e il Comune di Pollena Trocchia agiscano in modo collaborativo e deciso per risolvere i problemi ambientali esistenti e garantire un futuro sostenibile per questa meravigliosa area. Solo attraverso un impegno congiunto e azioni concrete possiamo preservare la bellezza e l’integrità del monte Somma e del Vesuvio. (a cura di Carlo Silvano)

mercoledì 13 settembre 2023

Promuovere il turismo sul monte Somma: investire nella pulizia e sicurezza dei sentieri


Pollena Trocchia. La provincia di Napoli è rinomata per la sua bellezza naturale e il suo ricco patrimonio storico, e il monte Somma rappresenta uno dei tesori nascosti della regione Campania. Tuttavia, il suo potenziale turistico rimane in gran parte inutilizzato a causa delle difficoltà nel percorrere i sentieri che lo attraversano. Recentemente, con l’amico Erasmo Mercogliano, ho avuto modo di fare un’escursione sul monte Somma e di percorrere, in particolare, quella che viene chiamata come “via delle baracche”. Per favorire il turismo sul monte Somma occorre la pulizia e la messa in sicurezza dei sentieri, offrendo così un'opportunità per le persone di tutte le età di godere della sua bellezza naturale e dei suoi benefici per la salute.
 Il monte Somma è una gemma nel cuore della Campania, situato nell’area del Parco Nazionale del Vesuvio, e offre una vista panoramica mozzafiato del golfo e della città di Napoli. Oltre alle viste spettacolari, il monte Somma è anche noto per la sua ricca ricca vegetazione, che lo rende un autentico polmone verde in una regione altamente urbanizzata.
 Nonostante il suo potenziale il monte Somma rimane, però, in gran parte sotto-sfruttato come destinazione turistica. Il principale ostacolo è rappresentato dalle condizioni dei sentieri che attraversano la montagna. Al giorno d’oggi questi sentieri sono spesso invasi da rovi e ostacolati da tronchi d’alberi caduti, rendendoli impraticabili per la maggior parte delle persone. Questo rappresenta un’opportunità persa per la città di Napoli e i comuni vesuviani.
 Per sfruttare appieno il potenziale turistico del monte Somma, è necessario un intervento immediato da parte dell'Ente Parco Nazionale del Vesuvio per la pulizia, il riassetto e la messa in sicurezza dei sentieri. Questo lavoro non solo consentirebbe alle persone di tutte le età di esplorare la bellezza naturale del monte Somma, ma avrebbe anche numerosi altri vantaggi.
 Passare del tempo all’aria aperta, immersi nella natura, è noto per i suoi benefici per la salute fisica e mentale. Le passeggiate sul monte Somma offrono l’opportunità di sfuggire alla frenesia della vita quotidiana, rilassarsi e godersi la tranquillità della montagna. Queste attività fisiche all’aria aperta contribuiscono a migliorare la forma fisica, a ridurre la stanchezza mentale e a favorire il benessere generale.
 
 Incentivare il turismo sul monte Somma avrebbe anche un impatto economico positivo sulla regione. L’afflusso di visitatori porterebbe a un aumento delle entrate per le imprese locali, come ristoranti, negozi, maneggi e strutture ricettive. Questo potrebbe creare nuove opportunità di lavoro e sostenere l'economia locale.
 Il monte Somma rappresenta, in conclusione, una risorsa straordinaria per la provincia di Napoli, ma il suo potenziale turistico rimane in gran parte inutilizzato a causa delle condizioni dei sentieri. Investire nella pulizia e nella messa in sicurezza di questi sentieri è essenziale per incentivare il turismo e consentire alle persone di tutte le età di godere della bellezza naturale del monte Somma. Inoltre, questo miglioramento avrebbe un impatto positivo sulla salute e l’economia della regione, rendendo il monte Somma una destinazione attraente per i visitatori locali e internazionali.
 
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sabato 9 settembre 2023

Per favore o per dovere civico?

  

(un'immagine dei paesi vesuviani visti dal monte Somma)

Recentemente passeggiando per una tranquilla strada nel comune di Cercola, mi sono imbattuto in un cartello che, con toni gentili e parole come “per favore” e “grazie”, invitava i cittadini a non abbandonare rifiuti davanti alle abitazioni e a raccogliere gli escrementi dei propri cani. Mentre la mia prima reazione potrebbe sembrare di affetto per la gentilezza, in realtà ho provato una sensazione di turbamento. Questo turbamento non è dovuto a una reazione contro la gentilezza in sé, ma piuttosto alla necessità di riconsiderare come ci rapportiamo al nostro dovere civico e al rispetto per la comunità.

La gentilezza e la cortesia sono valori importanti, e non vi è nulla di male nell’invitare le persone a fare le cose con gentilezza e gratitudine. Tuttavia, quando si tratta di questioni di igiene pubblica e decoro urbano, dovremmo riflettere più a fondo sulle parole che usiamo e sulle aspettative che abbiamo nei confronti dei cittadini. Non dovremmo dover “pregare” o “ringraziare” qualcuno affinché rispetti il nostro ambiente e la dignità delle nostre case.

L’abbandono di rifiuti e l’ignorare gli escrementi dei cani non sono solo comportamenti incivili, ma rappresentano una mancanza di rispetto per se stessi e per la comunità in cui viviamo. Non è una questione di fare un “favore” agli altri, ma piuttosto di compiere un dovere civico. Questo dovere non dovrebbe richiedere gentili richieste o ringraziamenti; dovrebbe essere una responsabilità intrinseca che ciascun cittadino dovrebbe sentire di adempiere.

Rispettare l'ambiente urbano significa garantire un ambiente pulito e piacevole per tutti. È un segno di civiltà e maturità collettiva. Non dovremmo aver bisogno di cartelli che ci “pregano” di rispettare queste norme di base. Dovremmo farlo automaticamente, senza bisogno di richiami.

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giovedì 7 settembre 2023

La leggenda del fiume Veseri a Pollena Trocchia

 Diario partenopeo. Appunti di viaggio di un quindicenne trevigiano. Giugno 2023 - Giuseppe Tranchese - Libro Youcanprint 2023 | Libraccio.it

Dal volume "Diario partenopeo. Appunti di viaggio di un quindicenne trevigiano", di Giuseppe Tranchese, viene tratto il brano che segue:

[…] Qualche ora prima di cena, mentre curiosavo nella piccola biblioteca che c’è a casa di nonno, mi sono interessato ad un libro del conte Ambrogino Caracciolo intitolato “Sull’origine di Pollena Trocchia” e come sottotitolo “Sulle disperse acque del Vesuvio e sulla possibilità di uno sfruttamento del monte Somma a scopo turistico”. A cena ho parlato di questo libro con mio padre e gli zii e così ho saputo che non esiste più un corso d’acqua, un tempo chiamato Veseri o Vesere, che dal monte Somma scendeva a valle e, molto probabilmente, segnava anche il confine tra i villaggi di Pollena e Trocchia. Sulla scomparsa di questo torrente, mio padre mi ha raccontato una leggenda che riporto qui di seguito.

«Tanto tempo fa, sulle pendici del monte Somma, una giovane donna di nome Giovanna viveva da sola in una casupola nei boschi, accanto alla sorgente del torrente Veseri. Giovanna amava la natura e dedicava le sue giornate alla raccolta di erbe medicinali, che conosceva molto bene grazie allo studio di un libro ad esse dedicate, e che usava per curare gratuitamente i contadini e le altre persone dei borghi di Pollena e Trocchia. Giovanna si guadagnava da vivere dipingendo icone che rappresentavano la Santissima Trinità e la Vergine Maria di Nazareth.

La giovane donna era molto amata dalla comunità locale per la sua generosità e la sua fede in Dio, ed era sempre pronta ad aiutare chiunque si rivolgesse a lei, curando con amore e dedizione malattie e dolori. Tuttavia, non tutti vedevano di buon occhio la sua opera di bene.

Alcuni notabili dei due borghi, invidiosi del suo talento e della stima che la gente riponeva in lei, complottarono contro Giovanna. Con la complicità di alcuni malvagi contadini, diffusero voci e pettegolezzi, accusandola di essere una strega che faceva uso di magia nera per preparare medicinali e unguenti.

La notizia si diffuse rapidamente e creò scompiglio nelle due comunità di Pollena e Trocchia. La gente, spaventata dalle accuse e manipolata dalle malelingue, iniziò a evitare Giovanna, temendo che la sua presenza potesse arrecare loro sventure. Persino alcuni dei suoi conoscenti e pazienti più fedeli cominciarono a dubitare della sua integrità.

Giovanna, disperata e incapace di difendersi da tali ingiuste accuse, trovandosi di fronte le guardie della milizia cittadina che erano andate presso la sua casupola per arrestarla, si diede alla fuga e per sfuggire alla morte sicura sul rogo e anche per proteggere il bene che aveva fatto alla gente con le sue medicine, decise di trovare rifugio dirigendosi verso un bosco di acacie. Mentre, però, attraversava un ponticello fatto di assi di castagno posto sulla sorgente del Veseri, accanto al quale aveva sempre vissuto, fu in un attimo rapita dalle limpide acque del torrente che subito inghiottirono la giovane Giovanna, con un’enorme onda che si alzò dalla sorgente, scuotendo la terra e facendo tremare gli alberi circostanti. Da quel giorno, il torrente Veseri sparì dal suo letto naturale per immergersi nelle profondità della terra, e portando con sé la purezza e l’amore di Giovanna.

La scomparsa del torrente Veseri ebbe conseguenze terribili per i malvagi contadini e dei due borghi. Prima, infatti, essi potevano beneficiare delle acque cristalline del torrente per le loro colture e per il loro benessere personale. Ma ora, senza le acque del torrente Veseri, le loro terre divennero poco fertili, e i loro campi e frutteti non produssero più ortaggi e frutti abbondanti.

La punizione divina era caduta su di loro, come una risposta alla loro meschinità e alla loro malvagità. Si resero conto troppo tardi di aver perduto una fonte di benedizione e guarigione, che una volta era stata loro offerta da Giovanna, la giovane guaritrice del monte Somma.

Da quel giorno, le acque del Veseri rimasero intrappolate nelle profondità della terra, inaccessibili agli occhi e alle mani degli uomini malvagi. La gente dei borghi circostanti imparò una lezione preziosa sulla fiducia e la bontà, e nel loro cuore rimase vivo il ricordo di Giovanna, la fanciulla che aveva dedicato la sua vita a curare e a confortare il prossimo».

Oggi sono in pochi a conoscere la leggenda di Giovanna e del torrente Veseri, e a ricordarla come un monito contro l’ingiustizia e come un ricordo indelebile dell’amore e della compassione che possono risiedere nel cuore di una semplice donna. Tra qualche giorno con mio padre farò una breve escursione sul monte Somma e con noi dovrebbe venire anche mio zio Giulio. [...]

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Per informazioni sul volume cliccare sul seguente collegamento: Diario partenopeo di Giuseppe Tranchese Il volume si può ordinare in tutte le librerie fisiche e in rete, come ad esempio su Il Libraccio al seguente collegamento: Diario partenopeo 


Diario partenopeo. Appunti di viaggio di un quindicenne trevigiano. Giugno 2023 - Giuseppe Tranchese - Libro Youcanprint 2023 | Libraccio.it

Dimmi come guidi e ti dirò chi sei

Dimmi come guidi e ti dirò chi sei

Sono tanti gli automobilisti

che a Napoli e provincia

non rispettano il codice stradale

POLLENA TROCCHIA - Rispettare il codice della strada è innanzitutto un atto di civiltà. Significa prendersi cura della propria vita e di quella degli altri, dimostrando un rispetto fondamentale per la comunità. Troppo spesso, però, assistiamo a comportamenti aggressivi e infrangimenti delle regole stradali che mettono a rischio la sicurezza di tutti. Attraversare un semaforo rosso o ignorare uno stop può avere conseguenze devastanti, non solo sul piano fisico ma anche psicologico. La mancanza di rispetto del codice stradale non è solo pericolosa, ma può anche contribuire allo stress e alla rabbia delle persone. Chi si trova costantemente circondato da automobilisti che non rispettano le regole può sentirsi impotente e frustrato. Questa stanchezza psicologica, questo stress alla guida può riversarsi nella vita quotidiana, influenzando negativamente il nostro benessere mentale e le relazioni con gli altri.

Nella tradizione cristiana, il rispetto per il prossimo è un valore centrale. Questo rispetto non dovrebbe limitarsi solo all'ambito delle relazioni personali, ma dovrebbe estendersi anche alla strada. Gesù insegnò l'amore per il prossimo e la compassione, e questo si applica anche alla guida. Quando ci sediamo al volante, abbiamo la responsabilità di proteggere la vita altrui, proprio come dovremmo farlo in ogni altro aspetto della nostra vita.

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Il presente blog è curato da Carlo Silvano, autore di numerosi volumi. Per informazioni cliccare su  Libri di Carlo Silvano

 

domenica 6 agosto 2023

La stalla della masseria Rutiglia

 

 Qui di seguito un racconto intitolato "La stalla della masseria Rutiglia", ambientato tra Pollena Trocchia e Cercola durante la Seconda guerra mondiale, e inserito nel volume "Racconti da leggere davanti a un focolare", scritto da Autori vari e pubblicato da Youcanprint (2023).

Era una notte fredda e piovosa quando siamo arrivati nella stalla della masseria Rutiglia dove abitavano anche i miei nonni. Mio padre ci aveva portato lì perché voleva metterci al sicuro: a circa sei chilometri di distanza in linea d’aria c'era il Vesuvio che da qualche giorno aveva iniziato a eruttare. Nella stalla tutti gli animali erano nervosi e agitati, le tre mucche muggivano e il cavallo nitriva. I maiali si agitavano nel loro recinto, cercando di scappare perché avevano paura. 

Nonostante mia madre, che teneva in braccio il piccolo Luigi, cercasse di rassicurarci dicendoci che saremmo stati al sicuro nella stalla, io e le mie sorelline avevamo ancora paura. Avevo solo dodici anni e non avevo mai visto un'eruzione del Vesuvio. Non sapevamo cosa sarebbe successo. 

L'interno della stalla era buio e spoglio, e avevamo la paglia e solo qualche vecchia coperta per proteggerci dal freddo. Mio padre aveva portato delle candele per darci un po’ di luce, ma non facevano molto per scacciare le ombre. Le mucche stavano rintanate in un angolo, con i loro grandi occhi spalancati che ci fissavano preoccupati, mentre il vecchio cavallo era ben legato con una solida corda a un anello di metallo con la spina conficcata nel muro: ogni volta che il nonno doveva andare al mercato con il carretto, il cavallo era docile e mansueto, ma ora fremeva, nitriva e scalciava. Soprattutto i maiali si agitavano nel loro recinto.

Nonostante tutto, mio padre cercava di mantenere la calma, parlandoci dolcemente e raccontandoci storie per distrarci, come quando era stato in Abissinia a lavorare come manovale nella costruzione di una lunga strada imperiale, e di notte dormiva in una tenda con una lampada accesa e con un pesante bastone sempre a portata di mano, così da uccidere i serpenti che infestano quella terra e che spesso entrano nei giacigli degli uomini. Mia madre, invece, con fatica aveva munto il latte dalle mucche e ce lo aveva servito in qualche tazza recuperata chi sa dove per tenerci un po’ al caldo. Ma era difficile non preoccuparsi. Tutti noi eravamo spaventati, incerti su cosa sarebbe successo durante la notte. Sapevamo solo che dovevamo rimanere uniti e pregare che tutto sarebbe andato per il meglio.


 L’alba arrivò con la luce del sole che filtrava attraverso delle piccole finestre, ma era sufficiente per far scorgere i volti pallidi e tesi dei miei genitori seduti accanto a noi. Fui la prima delle mie sorelle ad alzarmi dopo una notte insonne e presto arrivò una mattina fredda e grigia. Sì, la notte era stata proprio lunga e difficile, piena di rumori e scossoni, e aveva anche piovuto, rendendo il pavimento della stalla freddo e scomodo. Mi stiracchiai cercando di allontanare il freddo dalle ossa. Fuori, il paesaggio doveva essere grigio e desolato, con gli alberi spogli che si ergevano come scheletri contro il cielo plumbeo e non doveva esserci traccia di vita, a parte il rumore del vento che sicuramente soffiava tra i rami. Nonostante la stanchezza, decisi di uscire fuori dalla stalla, all’aria aperta. Ero preoccupata per la mia famiglia e per i parenti che vivevano nei dintorni, e mi chiedevo come sarebbero andate le cose in futuro. Anche se faceva freddo, ero felice di uscire dalla stalla e di respirare un po’ d’aria fresca.

Mentre da sola camminavo il mio sguardo si posava spesso sugli alberi che erano spogli oppure sul terreno fangoso e senza vita. Era uno scenario triste e desolato, ma non potevo fare a meno di sentirmi grata per essere ancora viva e per avere la mia famiglia al mio fianco: durante la notte avevo sentito i miei genitori che tante persone erano morte a causa dell’eruzione del Vesuvio.

Continuavo a chiedermi cosa sarebbe successo in futuro, ma non avevo risposte. Ero solo una bambina di dodici anni, e non avevo il potere di cambiare ciò che stava accadendo, ma sapevo che dovevo essere forte e aiutare mia madre e mio padre che si prendevano cura delle mie sorelline. In quel momento, camminando senza meta attorno alla masseria Rutiglia, ho capito che l’importante era essere presenti e sopravvivere accogliendo un giorno alla volta.

In mezzo a tutta questa incertezza, arrivò un frate predicatore. Era un uomo anziano, con i capelli grigi e gli occhi brillanti. Indossava una lunga tonaca nera e un crocifisso di legno al collo.

Il frate parlò con i contadini che erano venuti ad ascoltarlo, incoraggiandoli con parole piene di fede e dicendo che Dio avrebbe protetto i loro figli. Poi si rivolse a noi bambini e ci parlò con dolcezza. Ci raccontò storie di santi e di eroi che avevano combattuto per la giustizia e ci disse che, se avessimo avuto fede, avremmo potuto superare qualsiasi ostacolo. 

Quando il frate andò via, andai senza rendermi conto verso il giardino cinto da un alto muro e siccome il cancello in ferro era aperto, vi entrai e mi trovai davanti al capitello dove era stata posta un’immagine della Vergine di Pompei. Avrei voluto pregare con le parole del “Salve o Regina”, ma in quel momento non riuscivo a ricordarmela seppure l’avessi recitata tante volte, e allora mi inginocchiai e chiusi gli occhi, iniziai a pregare con le prime parole che mi venivano dicendo:

Mia dolce Regina,

tu che sei la Madre di Dio,

guarda con amore me

che oggi mi rivolgo a te con questa preghiera.

In questi tempi oscuri,

la guerra ci circonda e il Vesuvio erutta

minacciando la nostra casa.

Ma nonostante tutto questo,

io non perdo la speranza,

perché so che tu sei sempre al mio fianco

per proteggermi e per guidarmi.

Prego per la mia anima

e per quella dei miei familiari,

affinché possiamo tutti trovare la forza

e la pace necessarie

per superare questi momenti difficili.

Sii la nostra guida, o Madre di Dio,

e aiutaci a superare ogni ostacolo.

Amen.

Mentre pregavo sentii una forza profonda e tranquilla scorrermi dentro, una forza che mi confortava e mi dava coraggio. Quando poi aprì gli occhi mi accorsi che il cielo si stava schiarendo e che i primi raggi di sole stavano cominciando a filtrare tra le nuvole. Era un segno di speranza, un promemoria che la vita andava avanti anche nei momenti più difficili. Mi alzai in piedi, decisa ad affrontare il futuro con coraggio e determinazione, e pronta a lottare per la mia famiglia e per me stessa.

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mercoledì 2 agosto 2023

La forza di ogni Comunità parrocchiale risiede nel suo patrimonio di fede, valori e ideali condivisi

 

Una comunità parrocchiale non è semplicemente un gruppo di individui che si riuniscono nello stesso luogo di culto. È molto di più: è un legame profondo che unisce le persone attraverso valori e ideali condivisi. Senza una base solida di convinzioni comuni, una comunità può trovarsi in difficoltà nel crescere e prosperare. In questa riflessione, proverò a sottolineare l’importanza di avere valori e ideali comuni all’interno di una comunità parrocchiale e come ciò sia fondamentale per costruire unità e coesione. 

Uno dei principali fattori che contribuiscono alla forza e all’unità di una comunità parrocchiale è la condivisione di una visione comune dei sacramenti. La fede, ad esempio, nella potenza trasformatrice dell’Eucaristia, il significato della Confessione e l’importanza di tutti gli altri sacramenti giocano un ruolo cruciale nell’orientamento spirituale dei membri. Quando tutti condividono la stessa visione di questi momenti sacri, si realizza un legame profondo e una connessione spirituale che uniscono le anime nella ricerca comune di crescita e santità. 

Inoltre, il credo apostolico rappresenta un fondamento essenziale su cui una comunità parrocchiale dovrebbe costruire la sua identità. Condividere le stesse verità fondamentali della fede cattolica, come la Trinità, l’incarnazione di Gesù Cristo e la redenzione, crea un terreno fertile per la comunione tra i membri. Questi principi costituiscono l’essenza stessa della fede e agiscono come un legame che tiene insieme la comunità in tempi di sfide e gioie. 

Oltre ai sacramenti e al credo, la conoscenza e il rispetto per i Dieci Comandamenti è un altro elemento chiave nella costruzione di una comunità parrocchiale unita. Questi precetti morali fondamentali non solo guidano il comportamento individuale, ma fungono anche da base per le interazioni all’interno della comunità. Il rispetto reciproco, la giustizia e l’amore per il prossimo sono tutti valori che si riflettono nei Dieci Comandamenti e che contribuiscono alla creazione di un ambiente armonioso e solidale. 

L’attuazione dei dettami del Catechismo della Chiesa cattolica rappresenta un ulteriore pilastro di unità all’interno della comunità. Il Catechismo offre una guida completa per la dottrina e la morale cattolica, stabilendo linee guida chiare per il vivere quotidiano. Quando i membri condividono l’impegno a vivere secondo questi dettami, si crea un senso di responsabilità e uno spirito di coerenza che mantiene la comunità centrata sui principi fondamentali della fede. 

È importante riconoscere che, all’interno di una comunità parrocchiale, possono emergere dibattiti e discussioni su questioni pratiche, come modalità di catechismo o priorità dei lavori edili da eseguire per ristrutturare i vari edifici parrocchiali. Tuttavia, questi dibattiti dovrebbero avvenire all’interno del contesto di una visione condivisa dei valori fondamentali. La diversità di opinioni può arricchire la comunità, purché ci sia un impegno condiviso verso la visione spirituale centrale. Non è possibile, in altre parole, che all’interno di una comunità parrocchiale ci siano “opinioni diverse” su temi importanti come aborto, prostituzione o unioni tra persone dello stesso sesso. 

In assenza di una visione comune e di valori condivisi, una comunità parrocchiale rischia di frammentarsi. Le divisioni possono emergere, minando l’armonia e l’unità che sono essenziali per il benessere spirituale e pratico della comunità. Pertanto, è fondamentale che i membri lavorino costantemente per coltivare e rafforzare questa base di valori e ideali comuni. 

In conclusione, una comunità parrocchiale unita si costruisce e si mantiene attraverso la condivisione di valori e ideali comuni. La visione condivisa dei sacramenti, del credo apostolico, del rispetto per i Dieci Comandamenti e dell’attuazione del Catechismo della Chiesa cattolica costituisce il fondamento su cui si erige una comunità forte e coesa. Pur permettendo la diversità di opinioni su questioni pratiche, è fondamentale che la comunità mantenga una visione spirituale unificante. Solo allora la comunità parrocchiale potrà crescere, prosperare e rimanere una luce luminosa di fede e amore nella società, così da evitare che diventi un mero gruppo di individui che si riuniscono nello stesso luogo di culto.