sabato 19 ottobre 2024

Pollena Trocchia, "La bambina della masseria Rutiglia" e lo scoppio della motonave "Caterina Costa"

La bambina della masseria Rutiglia”, di Carlo Silvano, è un racconto che offre una finestra sulla vita di Carmelina, una bambina che cresce in un contesto rurale durante la Seconda guerra mondiale, ovvero nella masseria Rutiglia, sul confine tra i comuni vesuviani di Cercola e Pollena Trocchia. Attraverso gli occhi della protagonista, il lettore viene trasportato in un mondo dove le difficoltà quotidiane si intrecciano con le paure e le incertezze della guerra. Tra i capitoli più significativi c’è quello che racconta l’esperienza traumatica dell’esplosione della motonave “Caterina Costa” nel porto di Napoli il 28 marzo 1943. Questo episodio, narrato con delicatezza e intensità, cattura l’impatto della guerra sul quotidiano di una bambina e della sua comunità.

Il capitolo si apre con una scena bucolica: Carmelina percorre un viottolo di campagna e i suoi pensieri da bambina sono già pervasi dalle preoccupazioni degli adulti. Qui emerge con forza la contrapposizione tra l’innocenza dell’infanzia e la durezza della realtà circostante. Carmelina è costretta a confrontarsi con la povertà crescente e l’ombra della guerra che si avvicina sempre di più. Per questa descrizione viene utilizzato un linguaggio semplice, ma evocativo, capace di trasmettere l’angoscia di chi, pur essendo giovane, sente il peso di un futuro incerto.

La descrizione del boato improvviso, che interrompe la gara di proverbi tra le bambine, è un momento di grande intensità narrativa. Quel suono assordante, che getta il gruppo di ragazzine nel panico, diventa il simbolo dell’irrompere della guerra nella loro quotidianità. Nessuna di loro comprende subito cosa sia accaduto, e l’episodio rivela l’ingenuità e la vulnerabilità di questi piccoli protagonisti, abituati a un mondo in cui i pericoli erano fino a quel momento lontani e astratti.


Solo nei giorni successivi, ascoltando i discorsi degli adulti, Carmelina e le sue coetanee apprendono i dettagli della tragedia: la grande nave esplosa nel porto di Napoli, la “Caterina Costa”, e le centinaia di vittime, soprattutto militari. Le pagine di questo capitolo rendono tangibile l’atmosfera di apprensione e dolore che avvolge la comunità attraverso piccoli dettagli della vita del borgo, come i racconti sussurrati dai genitori quando credono che i figli dormano. Questi frammenti di dialoghi, raccolti quasi per caso dalla bambina, dipingono un quadro vivido della paura e della sofferenza che la guerra porta con sé.
 
 L’episodio del futuro marito di Carmelina, che racconta di essere stato chierichetto nella chiesa di Cercola durante l’esplosione, aggiunge una dimensione di memoria personale e familiare al racconto. Questa testimonianza incrociata, che unisce la vicenda di Carmelina e quella dell’uomo che diventerà suo marito, permette di comprendere come l’esperienza della guerra abbia segnato profondamente non solo il presente, ma anche il futuro dei personaggi.

Il capitolo si chiude con un’immagine di speranza e di riflessione. Anni dopo, ormai madre, Carmelina porta alcuni dei suoi figli sul lungomare di Napoli e, indicando i segni dell’esplosione ancora visibili sulle mura di “Castel Nuovo”, pronuncia una frase semplice, ma carica di desiderio: «La guerra è una tragedia: speriamo che non si ripeta più». Questo momento racchiude tutta la consapevolezza e la sofferenza accumulata nel corso degli anni, e al tempo stesso trasmette il bisogno di costruire un futuro migliore per le nuove generazioni.

In sintesi, questo capitolo del racconto intitolatoLa bambina della masseria Rutiglia”, di Carlo Silvano, rappresenta un passaggio cruciale nella narrazione, dove la dimensione intima dell’infanzia si scontra con la brutalità della storia. L’autore riesce a descrivere con sensibilità il trauma della guerra visto attraverso gli occhi di una bambina, proponendo un ponte tra la memoria personale e quella collettiva. La storia di Carmelina diventa così un simbolo della resilienza di chi, nonostante la violenza del conflitto, conserva la speranza e il desiderio di un mondo di pace.

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Per reperire una delle due edizioni del racconto, cliccare sul collegamento La bambina della masseria Rutiglia

 

 



mercoledì 16 ottobre 2024

Lettera all'arcivescovo Domenico Battaglia per sollecitare un suo intervento in merito all'auspicata rimozione della "statua di Pulcinella"

 

Qui di seguito propongo una lettera che ho recentemente inviato all'Arcivescovo di Napoli, Domenico Battaglia, per sollecitare un suo intervento presso il Sindaco di Napoli, in merito all'auspicata rimozione della cosiddetta "statua di Pulcinella" installata nel centro della città.

Rev.do arcivescovo Domenico Battaglia,

mi permetto di rivolgermi a Lei animato dal profondo desiderio di vedere Napoli, la nostra amata città, preservata nella sua dignità e nella sua vocazione alla bellezza. Mi chiamo Carlo Silvano, sono originario di Cercola e, pur vivendo dal 1999 nel Veneto, il legame con la mia terra e le sue radici è rimasto sempre vivo. Le scrivo per sottoporre alla Sua attenzione una questione che ha suscitato in me, e in molti altri campani, disappunto e tristezza: l’installazione della cosiddetta “statua di Pulcinella”, opera dell’artista Gaetano Pesce, recentemente inaugurata nel contesto del progetto “Napoli contemporanea”.

Questa scultura, pur con l’intenzione di omaggiare una figura iconica della nostra tradizione, ha suscitato perplessità e, in molti casi, profonda indignazione. La sua forma, che richiama simboli ambigui e inappropriati, è percepita da molti come un affronto alla città, alla sua storia e alla sua identità culturale. Il titolo dell’opera, “Tu si ‘na cosa grande”, non fa che rafforzare i dubbi sul messaggio veicolato dalla statua, apparendo più come una provocazione che come un autentico tributo a Pulcinella.

Eccellenza, mi rivolgo a Lei perché credo che la voce della Chiesa possa aiutare a guidare questa riflessione verso un ritorno alla bellezza autentica e al rispetto delle sensibilità della popolazione. La nostra città, culla di arte e cultura, merita di essere rappresentata con dignità, riflettendo quei valori che hanno radici profonde nel Vangelo. Gesù ci insegna che la verità e la bellezza sono inseparabili, come quando ci invita a riconoscere la bellezza della creazione e a coltivare la nostra capacità di ammirarla con purezza di cuore: “Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio” (Mt 5,8). Napoli, nella sua lunga storia di fede, ha sempre cercato di incarnare questa purezza, non solo nelle sue chiese e nei monumenti, ma anche nella sua anima popolare, che trova in Pulcinella una maschera genuina e non volgare.

Alla luce del Catechismo della Chiesa Cattolica, la bellezza assume un valore pedagogico e spirituale, poiché è riflesso dell’armonia divina e strumento di elevazione dell’animo umano (CCC 2500-2503). L’arte, nella sua forma più alta, deve mirare a ispirare, a elevare lo spirito verso il bene e il vero. Ma quando una rappresentazione, come in questo caso, suscita disorientamento e offesa, diventa lecito domandarsi se stia rispettando questa vocazione. Per questo mi permetto di chiederLe di intercedere presso il sindaco Gaetano Manfredi, affinché possa valutare la rimozione della statua, restituendo così alla nostra città un’immagine che sia davvero degna della sua storia e del suo spirito.

Sono certo che la Sua sensibilità pastorale e il Suo amore per Napoli sapranno accogliere questa mia riflessione come un gesto di affetto e preoccupazione per la nostra comunità. RingraziandoLa fin d’ora per la Sua attenzione, confido che il Suo intervento possa portare a una riflessione più profonda e a una soluzione rispettosa delle tradizioni e dei valori della nostra amata città.

La saluto cordialmente, chiedendo la Sua benedizione.

Carlo Silvano

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Il presente blog è curato da Carlo Silvano, autore di numerosi volumi. Per informazioni cliccare sul collegamento:  Libri di Carlo Silvano 










sabato 12 ottobre 2024

Lettera al sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi, per chiedere la rimozione della cosiddetta "statua di Pulcinella"

 

Egregio signor sindaco Gaetano Manfredi,

mi chiamo Carlo Silvano e sono originario di Cercola (Napoli), ma dal 1999 vivo nel Veneto. Le scrivo per esprimerLe il mio disappunto e la mia indignazione riguardo all’installazione della “statua di Pulcinella” realizzata dall’artista Gaetano Pesce, e recentemente inaugurata nel contesto del progetto “Napoli contemporanea”.

Questa scultura, che avrebbe dovuto rappresentare una figura iconica come quella di Pulcinella, ha invece suscitato imbarazzo e indignazione anche tra i campani che vivono fuori dai confini della regione. La sua forma, che ricorda più un simbolo fallico che la maschera napoletana tanto cara alla nostra tradizione, è considerata da molti come un’offesa alla città. Anche il titolo dell’opera, “Tu si ‘na cosa grande”, non ha certo aiutato a dissipare i dubbi sul messaggio trasmesso dall’installazione.

Napoli non merita un simile affronto. La nostra città è conosciuta in tutto il mondo per la sua storia, la sua cultura e le sue tradizioni. Ridurla a un’immagine che molti trovano offensiva è un gravissimo attacco alla dignità di Napoli e dei suoi cittadini. Comprendo che l’arte possa e debba suscitare dibattito, ma qui ci troviamo di fronte a una rappresentazione che non rispetta nulla, in particolare non rispetta né la sensibilità della popolazione, né l’orgoglio della nostra città.

Chiedo, pertanto, la rimozione immediata di questa statua, affinché Napoli possa continuare a essere rappresentata con il rispetto e la dignità che merita. Confido nella sua sensibilità e nel suo impegno per la nostra città.

In attesa di un suo riscontro, porgo distinti saluti.

Dott. Carlo Silvano

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