“La bambina della masseria Rutiglia”, di Carlo Silvano, è un racconto che offre una finestra sulla vita di Carmelina, una bambina che cresce in un contesto rurale durante la Seconda guerra mondiale, ovvero nella masseria Rutiglia, sul confine tra i comuni vesuviani di Cercola e Pollena Trocchia. Attraverso gli occhi della protagonista, il lettore viene trasportato in un mondo dove le difficoltà quotidiane si intrecciano con le paure e le incertezze della guerra. Tra i capitoli più significativi c’è quello che racconta l’esperienza traumatica dell’esplosione della motonave “Caterina Costa” nel porto di Napoli il 28 marzo 1943. Questo episodio, narrato con delicatezza e intensità, cattura l’impatto della guerra sul quotidiano di una bambina e della sua comunità.
Il capitolo si apre con una scena bucolica: Carmelina percorre un viottolo di campagna e i suoi pensieri da bambina sono già pervasi dalle preoccupazioni degli adulti. Qui emerge con forza la contrapposizione tra l’innocenza dell’infanzia e la durezza della realtà circostante. Carmelina è costretta a confrontarsi con la povertà crescente e l’ombra della guerra che si avvicina sempre di più. Per questa descrizione viene utilizzato un linguaggio semplice, ma evocativo, capace di trasmettere l’angoscia di chi, pur essendo giovane, sente il peso di un futuro incerto.
La descrizione del boato improvviso, che interrompe la gara di proverbi tra le bambine, è un momento di grande intensità narrativa. Quel suono assordante, che getta il gruppo di ragazzine nel panico, diventa il simbolo dell’irrompere della guerra nella loro quotidianità. Nessuna di loro comprende subito cosa sia accaduto, e l’episodio rivela l’ingenuità e la vulnerabilità di questi piccoli protagonisti, abituati a un mondo in cui i pericoli erano fino a quel momento lontani e astratti.
Il capitolo si chiude con un’immagine di speranza e di riflessione. Anni dopo, ormai madre, Carmelina porta alcuni dei suoi figli sul lungomare di Napoli e, indicando i segni dell’esplosione ancora visibili sulle mura di “Castel Nuovo”, pronuncia una frase semplice, ma carica di desiderio: «La guerra è una tragedia: speriamo che non si ripeta più». Questo momento racchiude tutta la consapevolezza e la sofferenza accumulata nel corso degli anni, e al tempo stesso trasmette il bisogno di costruire un futuro migliore per le nuove generazioni.
In sintesi, questo capitolo del racconto intitolato “La bambina della masseria Rutiglia”, di Carlo Silvano, rappresenta un passaggio cruciale nella narrazione, dove la dimensione intima dell’infanzia si scontra con la brutalità della storia. L’autore riesce a descrivere con sensibilità il trauma della guerra visto attraverso gli occhi di una bambina, proponendo un ponte tra la memoria personale e quella collettiva. La storia di Carmelina diventa così un simbolo della resilienza di chi, nonostante la violenza del conflitto, conserva la speranza e il desiderio di un mondo di pace.
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Per reperire una delle due edizioni del racconto, cliccare sul collegamento La bambina della masseria Rutiglia