sabato 17 luglio 2021

Alessandro Bonini, vi consiglio la lettura di un avvincente romanzo

 

(Alessandro Bonini)

"Nel fantastico ed arcaico mondo degli Ausoni", a firma di Fulvio Badini-Tranchese, è un interessante romanzo dalla lettura scorrevole, eppure al tempo stesso denso di significati. Per questo motivo soprattutto in un periodo come quello dei tempi odierni, dove vi è una maggiore tendenza a dimenticare le proprie radici e la propria identità, mi sento di raccomandarne la lettura. Certamente originale e geniale la commistione tra vita privata del protagonista nel nostro mondo e nella nostra Italia e quel mondo visibile in sogno (che tuttavia solo "sogno" non è) nato da un diverso corso degli eventi della storia e da un mantenimento dei valori e degli ideali legati alla patria e alla famiglia. 


 

A questo si aggiunge sapientemente anche l'elemento d'amore che unisce i due spazi, apparentemente (ma solo apparentemente) distanti e inavvicinabili. Tuttavia, non si può pensare a un attaccamento eccessivo a presunti elementi "propri di un tempo passato" come purtroppo capita sentirsi dire, anche perché sono proposte visioni decisamente moderne e non in linea con la "tradizione". Merita infatti menzione la prospettiva diversa della Chiesa: ovviando al problema della carenza di sacerdoti, tutti sono chiamati, a una determinata età, a diventarlo. In conclusione un romanzo avvincente e non convenzionale che proprio per queste caratteristiche mi sento di consigliare. (a cura Alessandro Bonini)

Per reperire il volume cliccare su Nel fantastico ed arcaico mondo degli ausoni

mercoledì 14 luglio 2021

Un breve romanzo per raccontare storie e avventure nella magica Napoli

 

Da un giovane lettore ricevo e propongo una recensione ad un mio romanzo:
 
Il libro “Una ragazza da amare” scritto da Carlo Silvano può essere catalogato nella categoria dei ‘romanzi brevi’, tuttavia non bisogna fare l’errore di pensare che al suo interno sia presente una storia che si svolge in un breve arco temporale e che abbia una trama poco interessante. Ambientato a Napoli, il racconto si concentra su una comitiva di ragazzi e sulle loro avventure, sia scolastiche che extra scolastiche. È qui la particolarità di questo libro: in poco più di 70 pagine, che si leggono in meno di due orette, sono nascoste numerose storie che toccano diversi temi, dalla scuola alla salute, passando per la musica, le passioni e i sogni dei ragazzi. L’abilità dello scrittore sta nello spostarsi e collegare in maniera nascosta ma molto efficace tutti gli eventi che si susseguono nel corso della storia che riguarda questi liceali, cercando di imprimere al lettore non solo ciò che sta sulla superficie, ma anche qualcosa in più.
Altro aspetto da sottolineare è l’accuratezza con la quale lo scrittore ha ricercato e studiato circa i luoghi e le ambientazioni della città campana: sono presenti numerosi riferimenti a luoghi, come per esempio monumenti, castelli o spiagge, ma anche ad eventi storici. Tutto ciò rende più piacevole la lettura e aumenta l’immersione del lettore nella storia.
Come detto prima c’è una varietà di storie e avventure che vengono raccontate nel testo, ma naturalmente è anche presente la trama principale che fa da filo conduttore alle storie secondarie e a quella principale. Non manca anche quel pizzico di suspance (soprattutto verso la parte finale della storia) che lo scrittore è in grado di inserire nel suo racconto, rendendo molto difficile lo stop alla lettura.
In conclusione, ho trovato questo romanzo molto interessante, sia per la cura e lo studio che ci sta dietro, sia per la trama molto ricca di avventure che sono sempre coerenti tra di loro, sia per i messaggi all’interno del testo. Penso inoltre che sia un grande punto a favore la brevità della storia, che può quindi essere letta tranquillamente in una sera prima di andare a dormire. Consiglio questo romanzo a tutti coloro che vogliono iniziare o ricominciare a leggere, ma non vogliono partire da un libro spesso e pesante, oltre ovviamente ai lettori già esperti che vogliono leggere un romanzo breve ma di grande qualità.
 
Per reperire il romanzo cliccare su Una ragazza da amare 
Il romanzo si può ordinare in qualsiasi libreria oppure direttamente a Youcanprint cliccando su Una ragazza da amare di Carlo Silvano

mercoledì 7 luglio 2021

Ciro Formisano, con i suoni trasmettiamo emozioni e ricordi


Massa di Somma
- "Viento e mare" è un testo che vuole raccontare la magia della Natura: è cantata da Ciro Formisano del gruppo musicale "Siro's band" (vedi foto sopra) di Massa di Somma. "Questa canzone - dice Ciro Formisano - è nata guardando oltre... osservando un gabbiano, immaginando un volo a ritmo con le onde che ti offre quella  sensazioni di libertà e quella leggerezza che ti trasmette una serenità infinita. Insomma, è un  regalo  della natura che si ripete tutti i giorni e che noi distratti dalla quotidianità non vediamo. Il vento e il mare sono testimoni, sono anime che ci guardano. In questa canzone si ha un incontro tra elementi, cose e persone: una magia che quando succede diventa poesia". Sotto il profilo tecnico per questa canzone il gruppo "Siro's band" hanno usato gli strumenti musicali utili ad avvicinarsi e ad imitare il mare, il vento e i gabbiani. "La nostra proposta - conclude Ciro Formisano - è quella di trasmettere ricordi, emozioni e sensazioni attraverso i suoni".

Per ascoltare la canzone cliccare su Viento e Mare

Ecco il testo della canzone:

Viento e Mare

Che fridd fa gopp a sta banchina..
Luntane oltre a sta scogliera..
Veco n ombra e pescatore..
Sta alla che pesca miez a llonde...
Oggi fa chiu friddo da ieri ...
O Viento vott...vott comm vo isse..
Vicino e scogliera nu poco chiu a alla...
Veco n ombra e nammurat...
Te prego amo ..
Non me lascia..
Giuralo mo..annanz o mare..
Astrigneme forte e Damme curagge...
Se danne vase..vase guardann o mare...
O Viento parla... se fa senti..
O mare pure fa a parte soie..
Viento e mare so testimoni ..pe sti parole  che hanno giurato...
O pescatore fischia e cante ...po tire a rezza e chiano se fa culla...
Quanta forza ten o mare...
Fa a voce grosse non vo pazzia...
Ogni promessa è na promessa...
So comm e vute de marenare...
E miez o mare sta semp' alla...
Saluta o Sole e po te Guarda a Luntane...

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Questo blog è curato da Carlo Silvano, autore di numerosi volumi. Per informazioni cliccare su libri di Carlo Silvano




 

lunedì 5 luglio 2021

Tina Pica, la Venere di Pollena

 


Pollena Trocchia - Ieri sera ho avuto modo - tramite Rai play - di vedere una pellicola del 1957: "La nonna Sabella", con Tina Pica e Peppino De Filippo (vedi foto sopra), Sylva Koscina, Renato Rascel, Paolo Stoppa, Renato Salvatori, Dolores Palumbo e altri. Diretto da Dino Risi questo film è tratto da un romanzo di Pasquale Festa Campanile e le prime immagini riguardano l'arrivo di un treno nella stazione di Pollena. La trama è molto semplice e divertente e la bravura artistica di Pica e De Filippo ne fanno un piccolo ed inestimabile capolavoro. Consiglio la visione di questo film a tutti e spero che il comune di Pollena Trocchia intitoli una strada o uno spazio pubblico a Tina Pica che, nel film, si definisce la Venere di Pollena.

Per informazioni sul film cliccare su La nonna Sabella

domenica 21 febbraio 2021

Massa, Pollena e Trocchia: tre paesi, una parrocchia

 

POLLENA TROCCHIA - Nel 1787 don Tommaso Garone, originario di Buonabitacolo, ma da anni residente nel casale di Massa di Somma, vinse il concorso come parroco a Massa di Somma s, solo dopopochi anni, nel 1792, fu anche nominato economo curato della parrocchia di San Giacomo Apostolo di Pollena.
Nella sua attività di parroco don Tommaso fu aiutato da un suo fratello sacerdote, ovvero don Elia Garone, il quale, nel 1803, fu nominato parroco della chiesa parrocchiale di Pollena.
versi decenni, mentre nei primi anni dell'Ottocento Pollena ebbe come parroco don Elia Garone. Quest’ultimo fu parroco fino alla morte, avvenuta nel 1846, così come si può vedere anche da una lapide posta sul pavimento dell’altare maggiore della chiesa di San Giacomo.
Da notare che per alcuni anni uno dei due fratelli Garone fu anche economo della parrocchia di Trocchia e il detto popolare "Massa, Pollena e Trocchia: tre paesi una parrocchia", risale proprio ai tempi dei fratelli Garone quando, insieme, amministravano le tre parrocchie come se fosse una sola comunità.
 
 
Per ulteriori notizie vedere il volume "La comunità di Pollena dal 1760 al 1819".
 

 
 


 
 

lunedì 12 ottobre 2020

La masseria Totaro raccontata da Raffaele Rea

CERCOLA - "Non so molto sui proprietari che si sono susseguiti negli anni, ma in base ai racconti dei miei defunti nonni la masseria Totaro è stata, negli ultimi due secoli, abitata dai miei antenati che si sono susseguiti per almeno sei generazioni! La masseria si trova nel comune di Cercola, in punto strategico perché confina col comune di Pollena Trocchia e con quello di Volla, e in origine si estendeva su trentasei moggi, ma negli anni Novanta, per eseguire i lavori dell’attuale raccordo che collega Casoria con i paesi vesuviani, furono espropriati sei moggi di terra. Oggi, purtroppo, versa in uno stato di totale abbandono". A parlare è Raffaele Rea (classe 1983) che in questa masseria ha trascorso la propria e felice infanzia. "Nella masseria Totaro - continua Raffaele - erano tutti parenti e si contavano una dozzina di nuclei familiari: i matrimoni avvenivano con persone delle vicine masserie, in modo da restare in stretto contatto e questo perché prima ci si aiutava gli uni con gli altri. Nella masseria, poi, non vi era una cappella e tutte le domeniche le persone del luogo andavano a piedi fino a Caravita per partecipare alla Santa Messa. I valori della condivisione e della solidarietà erano molto forti e soprattutto genuini. Se guardo a cose che accadono quotidianamente tutti i giorni sono portato a pensare che oggi c'è molto egoismo".

(la masseria Totaro in un dipinto di Sabatino Rea)
 
Raffaele Rea, anche nella masseria "Totaro", come in altre simili comunità contadine, le persone si aiutavano tra di loro?

Personalmente, ricordo che da piccolo vedevo che in questa masseria tutto si faceva in comune: il vino, le conserve di pomodoro, il pane e addirittura il bucato.

 

In che modo si faceva il bucato?

Una volta alla settimana tutte le donne della masseria si riunivano attorno alla “peschiera”, che era una enorme vasca piena d'acqua, e conversavano e facevano il bucato. La "pescheria" veniva usata anche per lavare la verdura.

 

Oltre ai lavori agricoli, le persone della masseria "Totaro" allevavano anche animali?

Sì, ricordo che c'erano tanti animali come mucche da latte, cavalli da lavoro, maiali e animali da cortile come le galline. Vorrei sottolineare che in passato gli animali erano molto rispettati e, per certi aspetti, un animale come il cavallo riceveva più attenzioni rispetto ad un essere umano. Una curiosità: da mio padre ho saputo che per raggiungere la camera da letto dei miei nonni, bisognava attraversare la stalla del cavallo. Un piacevole ricordo che porto dentro di me è la cucina alimentata a legno utilizzata per cucinare il cibo. 

 

In passato le masserie erano centri di cultura contadina, mentre oggi molti di questi edifici sono abbandonati e pieni di rovi...

Purtroppo è così. Anche la masseria Totaro un tempo era molto conosciuta, perché dove c’erano gli animali c’era sempre lavoro di conseguenza si trovava sempre del cibo. La mia nonna, venuta a mancare nel 2010 all’età di 92 anni, per guadagnarsi qualche soldo vendeva il latte delle sue mucche, ma questa vendita al dettaglio poté farla finché la Legge glielo consentì. Insomma, dalle informazioni che ho raccolto, credo che nelle masserie si potesse vivere bene e tutti godevano di una buona salute, anche se non sono mancate tante sofferenze dovute alla guerra, ai terremoti e anche alle eruzioni del Vesuvio, come quella del 1944. 


(a cura di Carlo Silvano) 

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Per informazioni sul libro cliccare su La bambina della masseria Rutiglia


mercoledì 16 settembre 2020

Pollena Trocchia, Diamo voce ai cittadini

POLLENA TROCCHIA – “Sono nata a Pollena Trocchia e in questo comune ho trascorso gli anni della mia infanzia; in seguito mi sono trasferita in un paese vicino, ma negli anni Ottanta sono tornata a viverci stabilmente”, a parlare è Francesca (nome di fantasia), una persona che conosco bene e che ho avuto spesso modo di confrontarmi quando negli anni Novanta seguivo la politica locale come corrispondente di alcuni quotidiani, “La città” e “Il giornale di Napoli”, e settimanali, “Enne” e “Metropolis”. La presente intervista nasce da una fruttuosa conversazione telefonica con “Francesca” che, in verità, avrebbe voluto dichiararsi col proprio nome e cognome, ma ho preferito – conoscendo il suo spirito battagliero – relegarla nell’anonimato. Con “Francesca” si affrontano diverse problematiche locali viste da una semplice cittadina che conosce molto bene la realtà locale, e le sue risposte devono – a mio avviso – essere recepite come un contributo utile ad affrontare i problemi quotidiani della cittadinanza e cercare di migliorare la qualità della vita della nostra Pollena Trocchia. 

Francesca, secondo te, per quanto riguarda la sicurezza e l’incolumità dei cittadini, quali sono i punti critici del territorio comunale?

Dal mio osservatorio vedo che riguardo alla sicurezza e all’incolumità dei cittadini molte persone, anche alcuni adolescenti, sono state rapinate e sono tanti i furti nelle abitazioni…

Quali sono le zone più colpite?

Le rapine si registrano in particolare nei pressi della stazione della Circumvesuviana, mentre i furti nella zona del rione Micillo. Inoltre, alcune zone del paese, come piazza Amodio, sono diventate il luogo di ritrovo di adolescenti che non dimostrano alcun rispetto per le persone e per le cose…

In che senso?

Compiono atti di vandalismo e recano un grande disturbo ai residenti soprattutto nelle ore notturne. Quello che emerge è, pertanto, una totale mancanza di civiltà.

Non c’è il rispetto per le regole…

Il rispetto delle regole è completamente assente.  

Ci sono episodi particolari che puoi raccontarmi?

Assistere ad atti di inciviltà a Pollena Trocchia, soprattutto nelle zone di maggiore affluenza ai servizi pubblici, è ormai all’ordine del giorno. Si rileva costantemente una mancanza di rispetto per l’ambiente e per gli spazi pubblici e privati. Ripetuti danni a beni pubblici, come alle panchine e alla segnaletica stradale, il non utilizzo degli appositi cestini con conseguente presenza di rifiuti, e ciò nonostante l’ottimo lavoro svolto quotidianamente dagli operatori ecologici, la mancata raccolta da parte dei padroni degli escrementi dei loro animali domestici, sono solo alcuni esempi di inciviltà in questo comune. Piazza Amodio, è ormai noto, è diventata un campo di calcio che mina spesso l’incolumità dei passanti. 

Ogni tanto a Pollena Trocchia si parla di sollecitare le istituzioni preposte ad aprire una caserma dei Carabinieri…

Dal mio punto di vista, vedo che la debole presenza delle forze dell’ordine a Pollena Trocchia, sia vigili urbani che carabinieri, e in modo particolare proprio l’assenza di una caserma sul territorio, è molto sentita e probabilmente è una delle ragioni per le quali molti cittadini si sentono liberi di comportarsi senza controllo e senza regole.

Nella zona in cui abiti percepisci il cattivo odore di plastica bruciata che molti cittadini affermano di sentire soprattutto di notte? Che “voci” ci sono su queste combustioni?

Sebbene in molti affermino di percepire cattivo odore di plastica bruciata, personalmente non ne rilevo la presenza da molto tempo. Ciò che invece avverto in modo persistente è il cattivo odore dovuto probabilmente alla rete fognaria ed eventuali scarichi abusivi nell’alveo che scende dal Carcavone. 

Da diversi anni c’è un acceso dibattito sulla questione dell’ospedale “Raffaele Apicella” e sono tanti i cittadini che sollecitano almeno la riapertura del Pronto soccorso…

Penso che per Pollena e per i paesi limitrofi la chiusura del Pronto Soccorso dell’Ospedale Apicella, realtà presente sul territorio almeno dagli anni Cinquanta, sia stata una grande perdita e, chiaramente, una riapertura sarebbe opportuna. 

Al rione Micillo come si presenta – vista con gli occhi di una semplice cittadina - l’ex convento delle monache Carmelitane?

L’ex convento sito in via Kennedy è risultato un altro spreco di denaro pubblico. Acquistato negli anni Novanta da privati e successivamente dall’ASL per farne un organo continuativo dell’ospedale Apicella, è ad oggi soltanto un rudere, di vaste dimensioni, abbandonato, circondato da un giardino tanto ampio quanto incolto. Mi auguro che venga recuperato quanto prima e messo a disposizione della collettività: in questo grande edificio ho sempre sognato la realizzazione di una struttura adibita all’accoglienza dei cittadini. Farne una villa comunale che possa includere servizi vari, come una biblioteca e delle strutture sportive, così da realizzare un luogo di aggregazione per tutte le fasce di età, ma se nessuno si attiverà mai per realizzarne un progetto valido, resterà, purtroppo, solo una mera utopia! 

(a cura di Carlo Silvano)

Le foto sono recenti e riguardano la zona di piazza Amodio.