giovedì 20 febbraio 2025

Dante Alighieri ci insegna a non sprecare i doni ricevuti, come la vita e il denaro

 

Invito alla lettura della "Divina Commedia"
 
Dante Alighieri ci insegna
a non sprecare i doni ricevuti,
come la vita e il denaro
 
Nel tredicesimo canto dell’Inferno della “Divina Commedia”, Dante e Virgilio si addentrano nel secondo girone del settimo cerchio, dove sono puniti coloro che hanno commesso violenza contro se stessi: i suicidi e gli scialacquatori. Questo luogo è descritto come una selva cupa e intricata, priva di sentieri, con alberi dai rami contorti e foglie scure, un ambiente che evoca desolazione e sofferenza. In questa foresta dimorano le Arpie, creature mitologiche con volto di donna e corpo di uccello, che nidificano sugli alberi e si nutrono delle loro foglie, causando dolore agli spiriti imprigionati in essi. I dannati suicidi, infatti, sono trasformati in piante tormentate dalle Arpie, un contrappasso che riflette la loro scelta di rinunciare al corpo terreno attraverso il suicidio. 
Durante il loro cammino, Dante e Virgilio incontrano l’anima di Pier della Vigna, un tempo consigliere dell’imperatore Federico II. Accusato ingiustamente di tradimento, Pier della Vigna si tolse la vita e ora si trova intrappolato in un albero. Per comunicare con lui, Dante spezza un ramo, provocando dolore all’anima e facendo sgorgare sangue dal tronco. Questo gesto simboleggia la sofferenza causata dalla violenza autoinflitta e l’irreversibilità del suicidio. Nel prosieguo del canto, i poeti assistono alla fuga di due scialacquatori, Lano da Siena e Jacopo da Sant’Andrea, inseguiti da cagne infernali che li dilaniano senza pietà. Gli scialacquatori, che in vita dissiparono le proprie ricchezze fino alla rovina, sono condannati a una perpetua caccia, rappresentazione della loro esistenza sregolata e autodistruttiva. 
Il contenuto morale del canto si focalizza sulla condanna della violenza contro se stessi, sia attraverso il suicidio che mediante lo sperpero delle proprie risorse. Dante sottolinea l’importanza di preservare la propria vita e i propri beni, considerandoli doni divini da custodire con responsabilità. La trasformazione dei suicidi in alberi e la caccia eterna degli scialacquatori rappresentano il contrappasso per coloro che hanno disprezzato tali doni. Lo stato d’animo di Dante in questo canto è caratterizzato da compassione e turbamento. La descrizione dettagliata delle pene inflitte ai dannati e il dialogo con Pier della Vigna evidenziano la sensibilità del poeta di fronte alla sofferenza altrui. (Carlo Silvano)
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Il presente blog è curato da Carlo Silvano, autore di numerosi volumi. Per informazioni cliccare sul collegamento che segue: Libri di Carlo Silvano

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