lunedì 20 gennaio 2014

Pollena, Un ricordo di Carmela Ascione

Pollena Trocchia - Ieri ho appreso una brutta notizia: la scomparsa di Carmela Ascione avvenuta recentemente. Ho conosciuto Carmela alla fine degli anni Settanta quando facevo il chierichetto in parrocchia, e poi ho frequentato il suo "Cenacolo" che si riuniva proprio presso la sua abitazione al piano terra del convento delle Suore Compassioniste di via Cappelli.
La partecipazione al "Cenacolo" è stata un'esperienza molto importante per me ed è stato proprio in quell'ambiente che mi sono formato per ricevere il sacramento della Confermazione (1987). 
Carmela è stata anche una colonna dell'Azione cattolica parrocchiale tra gli anni 1985-1988. 
Credo che i suoi piccoli gesti e le sue semplici parole abbiano lasciato un'impronta indelebile in tante persone che, come me, hanno avuto la fortuna di incontrarla. 

sabato 28 dicembre 2013

Il monte Somma visto dal rione Tartaglia

Il monte Somma visto questa mattina dalla finestra della mia camera di Pollena...




giovedì 26 dicembre 2013

Contro il gioco illegale e... legale

Ieri - nella parrocchia dei Padri Salesiani di Portici - ho visto questo manifesto che propongo anche ai visitatori di questo blog con l'augurio che anche i Sindaci di Pollena Trocchia, Cercola, Massa di Somma e Sant'Anastasia aderiscano all'iniziativa.

domenica 8 dicembre 2013

Consiglio la lettura di un articolo a firma di Ciro Teodonno dedicato al problema dei rifiuti urbani tra San Sebastiano al Vesuvio e San Giorgio a Cremano. Ecco il link...

http://www.ilmediano.it/apz/vs_art.aspx?id=7670

venerdì 18 ottobre 2013

Parco del Vesuvio, Non solo bellezze naturali...

Lo scorso mese di luglio, durante una visita all'Osservatorio vesuviano, percorrendo la strada provinciale che da Ercolano conduce al cratere del Vesuvio, sono rimasto sorpreso nel notare la presenza di alcune statue poste ai margini della strada. Si tratta di opere d'arte che, a mio avviso, poco o nulla hanno a che fare col paesaggio circostante ricco ginestre e pinete, con paesaggi mozzafiato del golfo di Napoli. Per sapere qualcosa su queste statue mi sono rivolto al prof. Ciro Teodonno, profondo conoscitore del Parco Nazionale del Vesuvio che mi ha rilasciato l'intervista che segue.

Prof. Teodonno, quando sono state collocate le statue che troviamo lungo la strada che conduce al Vesuvio?
Le statue, o meglio il museo all'aperto Creator Vesevo, come viene definito, vide la luce il 29 ottobre del 2005. Il direttore artistico dell'epoca, Jean-Noël Schifano, già direttore dell'Istituto Grenoble di Napoli, commissionò, assieme al comune di Ercolano, artisti di fama internazionale per l'allestimento lungo la Provinciale che conduce da Ercolano al Cratere.


In genere queste opere cosa rappresentano?
Le opere sono eterogenee per forma, per stile e per “contenuto” e rappresentano la visione in pietra lavica del Vulcano, la visione di ognuno degli artisti incaricati. Listening with eyes accoglie i turisti all'incrocio di via Vesuvio e via San Vito con la Provinciale, è una grande ciucciuvettola realizzata dall’olandese Mark Brusse, è l’opera che inaugura il percorso di Creator Vesevo
Segue il Totem di Dimas Macedo; il terzo lavoro è L’Antenato di Velickovic, un enorme teschio appoggiato di lato e che sembra guardarti con orrore e ammonimento. Subito dopo è la volta de Il Tempo inesorabile del tedesco Grutzke
Gli Occhi del Vesuvio, del napoletano Lello Esposito, rappresentano una grande maschera di Pulcinella, tema ricorrente dell'artista partenopeo. Abbiamo poi, presso un edificio di proprietà della Provincia e in passato anche sede di una sorta di “info-point” del Parco, Terra Vivax, dell’islandese Rùrì, unica donna tra gli artisti presenti. 
In un tornante, il più volte imbrattato Torso del Vesuvio dello spagnolo Miguel Berrocal.
In faccia al Vesuvio di Denis Monfleur, mostra una famigliola pietrificata davanti alla maestosità del Vulcano o più probabilmente davanti alla barbarie dei vesuviani. Icaro, di Antonio Seguì, sconcerta i più per il suo aspetto ironicamente fumettistico e che inebetiti c'introduce al più classico L’angelo di fuoco, di Alexandros Fassianos.
Evitando giudizi che ognuno di noi può formulare su queste statue, ci si chiede, però, se ha un senso collocare all'interno di un parco naturale questo genere di opere. Lei cosa ne pensa?
In un Parco Nazionale dove lo Stato ha aperto discariche, e dove è tutt'ora latitante, è certo che l'impatto di quelle statue, per quanto opinabile per qualcuno, è da ritenersi nullo e certo non deleterio. Il problema è che le stesse opere sono state oggetto di atti vandalici e persistono in un contesto di estremo squallore. La storia è sempre la stessa, qualcuno decide di fare una cosa, si trovano i soldi per farla, perché per farsi belli i soldi si trovano sempre, ma poi, nessuno pensa a continuarla o, come in questo caso, nessuno decide di curarla. Ogni giorno i bus dei turisti salgono lungo la strada provinciale che ospita quelle sculture, e ogni giorno che nasce, dietro la sagoma azzurrognola del Cratere, la sua luce mostra al mondo intero quanto valga per noi il nostro patrimonio naturale e culturale; ogni angolo della strada, compresi quelli vicini alle statue, sono insozzati dai residui delle coppiette che lì si appartano. Rifiuti che il vento diffonderà e che ovviamente nessuno andrà mai a raccogliere.
Dunque, se dipendesse da lei, le farebbe rimuovere?
No! Non le farei rimuovere, non tutte mi piacciono, del resto l'arte si nutre di molta soggettività, ma tutto sommato in un paese normale queste starebbero anche bene sui margini di una strada e del resto, meglio quelle statue che i vecchi abusi edilizi, i ruderi, la monnezza, le discariche e quanto di peggio sappiamo offrire a chi ci viene a trovare.
(a cura di Carlo Silvano)

giovedì 8 agosto 2013

Alla ricerca delle sorgenti del Somma - Vesuvio

POLLENA TROCCHIA - Con questa nuova intervista al prof. Ciro Teodonno, si pone l'attenzione sulle sorgenti presenti sul Somma-Vesuvio. La scarsità d'acqua in superficie è accompagnata dalla poca attenzione da parte di chi dovrebbe assicurare una maggiore fruibilità dei sentieri che conducono sia alle sorgenti che in altri siti del Parco. Tra gli studiosi che hanno compiuto delle ricerche sulle sorgenti del Somma-Vesuvio, va annoverato lo storico Ambrogino Caracciolo, il quale, già nel 1932, pubblicava un libro dedicato all'origine di Pollena Trocchia e alle "disperse acque del Vesuvio". Oggi non solo occorrono maggiori informazioni sulle sorgenti esistenti sul Somma-Vesuvio, ma bisogna anche divulgare una maggiore conoscenza delle varie polle d'acqua proprio per valorizzare il Parco, ovvero un patrimonio che appartiene a tutti.

Prof. Teodonno, esiste un censimento delle sorgenti e polle d'acqua esistenti all'interno del parco nazionale del Vesuvio?
Per quello che ne so, no, ma potrei anche sbagliarmi, visto che di queste cose non se ne parla molto e gli studi a riguardo rimangono spesso nei cassetti di chi li fa e nessuno li divulga adeguatamente. C'è da dire che le persone che si interessano alla natura e al patrimonio culturale del nostro territorio, sono sempre meno.
Comunque, le sorgenti che al momento conosco, sono almeno tre: dell'Olivella, a Sant'Anastasia, che ha un minimo di affioramento e strutture che ne indicano un antico sfruttamento; ci sono poi le Chianatelle, che hanno una parte alta, oramai poco riconoscibile, e una più bassa raggiungibile da Pollena che è più facilmente riconoscibile; infine, esistono le redivive Gavete, a Somma Vesuviana, luogo a regime prevalentemente di stillicidio, che però è importante per la rivalutazione culturale di quel bel luogo, grazie anche all'opera di una “paranza” omonima, che il primo maggio di ogni anno celebra quel luogo in devozione alla Mamma Pacchiana delle Gavete.


Come si può spiegare la scarsità di fonti d'acqua all'interno del parco?
Le fonti d'acqua nel Parco Nazionale o, per meglio dire sul Somma/Vesuvio, si trovano prevalentemente sulla Caldera del Monte Somma. Innanzitutto per la sua esposizione settentrionale che le permette di captare i venti freddi e umidi provenienti da nord e di evitare l'evaporazione durante i mesi caldi. La stessa struttura del terreno e della vegetazione possono spiegare la maggiore presenza d'acqua, infatti, la folta boscaglia, composta in prevalenza di lecci, castagni e in qualche caso addirittura da betulle, ivi presente per le suddette cause, conserva e produce umidità.
Ovviamente il Gran Cono è tutt'altra storia, la porosità del terreno, dovuta all'inconsistenza del materiale piroclastico incoerente che lo compone in buona arte, permeabilizza il suolo, filtrando l'acqua, di conseguenza la forte evaporazione per l'esposizione a sud e l'assenza di vegetazione fa tutto il resto. Va detto, però, che dopo più di sessant'anni dall'ultima eruzione le specie colonizzatrici svolgono il loro incessabile lavoro di ripopolamento, anche sul cratere del Vesuvio e non è detto che nello spazio di molti anni, le cose non cambino anche lì.


Nei suoi studi lo storico Ambrogino Caracciolo accenna alla presenza di un fiume sotterraneo chiamato Veseri, o Vesere. Riguardo a questo corso d'acqua si tratta solo di una leggenda oppure ci sono elementi che, secondo lei, fanno pensare a una sua reale esistenza?
In genere nulla nasce dal caso e anche le leggende, popolari o non che siano, hanno appunto la loro base di verità. So che a San Sebastiano, per esempio, in zona via Figliola, esistono delle Polle d'Acqua sotterranee, alle quali ancora s'attinge. Infatti, sia i privati, per piscine e cisterne per il lavoro agricolo, sia il pubblico, con la GORI che ha posto lì delle pompe e delle cisterne, attingono a queste. È opinabile quindi che ce ne possano essere altre in altri luoghi e che in passato, se non ancora oggi, queste alimentassero dei corsi d'acqua, magari approfittando di qualche antica galleria lavica. È certo che molte delle acque “vesuviane” raggiungessero quell'intricato sistema idrico e idraulico che dal Somma arrivava alle porte di Napoli e col nome di Sebeto.
Le polle d'acqua da lei elencate sono tutte raggiungibili dai turisti con l'attuale sentieristica?
Volendo sì ma, come ho detto nella precedente intervista, la sentieristica vesuviana non gode di buona salute.
Come si presentano le "Chianatelle"?
Come ho prima accennato le Chianatelle si trovano a Pollena Trocchia e le si possono raggiungere seguendo un sentiero che nasce dal cosiddetto Lagno di Pollena. Queste sorgenti, per lo più ascrivibili a una piccola cisterna, si raggiungono lasciando il lagno per una via laterale che diventa un sentiero poco leggibile. Le antiche sorgenti, invece, quelle ormai secche e riconoscibili solo da una struttura muraria a mo' di pozzo, sono facilmente raggiungibili dal cosiddetto sentiero delle baracche, il numero tre del Parco Nazionale del Vesuvio. All'altezza di una vecchia cisterna, segnalata ancora da alcuni rami spezzati e da un nastro di plastica bianco e rosso. Si scende verso valle e con un po' di fortuna si scorgerà la vecchia struttura della sorgente. In entrambi i casi è opportuno affidarsi a qualcuno che conosce il territorio perché lo scorrere del tempo e le stagioni, rende sempre più difficile la loro identificazione.
(a cura di Carlo Silvano)