Una
giornata a Napoli
di Carlo Silvano
Mercoledì
11 giugno, il cielo sopra Pollena Trocchia
prometteva caldo e luce già dalle prime ore del mattino. Io e mio
figlio S.,
zaino leggero in spalla e curiosità negli occhi, siamo saliti sulla
Circumvesuviana,
quella vecchia spina dorsale che attraversa l’umanità vesuviana
tra comuni
e
campi incolti
ingialliti
dal sole. Mentre il treno cigolava verso piazza
Garibaldi,
la città cominciava a chiamarci: era un richiamo di voci, odori e
promesse di meraviglia.
A
Napoli si scende sempre in un vortice. Dalla metropolitana siamo
sbucati a piazza
Municipio,
un cantiere eterno tra storia e asfalto dissestato, e ci siamo
ritrovati subito ai piedi del possente Castel
Nuovo,
chiamato
anche
Maschio Angioino, con le sue torri grigie come antichi guardiani del
tempo. Dentro, ci aspettava la Sala
dei Baroni,
con le sue volte alte e silenziose che sembravano custodire ancora i
sussurri delle corti e dei congiurati. Abbiamo visitato la cappella,
il museo civico e poi, salendo fino alle terrazze,
ci siamo trovati davanti al porto: un panorama vivo, palpitante, con
traghetti che andavano
e tornavano dalle isole del Golfo,
gabbiani che planavano sul vento e il mare che scintillava come una
promessa.

A
piedi ci siamo incamminati verso Port'Alba,
attraversando anche
vicoli
stretti e pieni di voci, motorini sfreccianti e murales scoloriti.
Eppure, in quel caos, Napoli mostrava la sua anima: palazzi
scrostati che raccontavano secoli,
balconi pieni di panni stesi come bandiere della vita quotidiana e
voci che si intrecciavano come note di una canzone eterna.
A
Port'Alba,
tra le bancarelle di libri antichi e scoloriti, ho trovato due volumi
che mi chiamavano: uno sul brigantaggio,
quell’altra faccia della storia del Sud, e un altro dedicato
proprio alla storia profonda e stratificata della città. Prima però
ci siamo fermati nella pizzeria
più antica di Napoli.
Seduti a un tavolino, tra mattoni a vista e profumo di forno a legna,
abbiamo gustato una fresca insalata
di polpo
e degli spaghetti
alle cozze
che sapevano di mare vero, quello vissuto, salato, ruvido.
Poi,
ancora a piedi, ci siamo diretti verso la funicolare.
Salire a San
Martino
è come salire sopra il tempo. Una volta su, Castel
Sant’Elmo
ci ha accolti con i suoi bastioni ampi e silenziosi. Dall’alto, la
vista era mozzafiato: il
Vesuvio
si stagliava immobile e maestoso, le
isole del Golfo
– Capri, Ischia, Procida – brillavano come gemme sul velluto del
mare e la città si stendeva sotto di noi, vibrante, stanca, viva.
Lì,
con il vento che ci spettinava i pensieri, ho guardato mio figlio.
Era assorto, col volto illuminato da quella luce intensa che Napoli
sa regalare solo a chi sa guardarla davvero. Era un momento di
silenzio padre-figlio, di quelli che restano impressi anche quando le
parole si dissolvono.
Il
ritorno, tra funicolare, metropolitana e poi di nuovo la
Circumvesuviana,
è stato più silenzioso. La stanchezza si faceva sentire, ma era
quella bella, che profuma di scoperta.
Napoli
ci ha dato molto in quel giorno.
Ci ha mostrato la sua arte, la sua storia, il suo cuore indomito. Ma
ci ha anche fatto riflettere. Troppe bellezze sono lasciate a se
stesse. Un’Amministrazione
municipale
più attenta al decoro urbano, alla sicurezza, al rispetto dei suoi
stessi tesori,
renderebbe questa città non solo magica, ma anche accogliente e
giusta per chi ci vive e per chi la visita.
Eppure,
anche con le sue crepe, Napoli
resta unica.
E noi, quel giorno, l’abbiamo vissuta così: pienamente, con gli
occhi spalancati e il cuore aperto. Una giornata che non
dimenticheremo.____________________________
Il presente blog è curato da Carlo Silvano, autore di numerosi volumi. Per informazioni cliccare al seguente collegamento della libreria Feltrinelli: Libri di Carlo Silvano alla Feltrinelli
"
Una ragazza da amare", di Carlo Silvano, è un romanzo breve rivolto soprattutto agli
studenti e ai docenti: racconta le avventure di alcuni liceali che
affrontano la grave malattia di un'amica, gli studi e un sogno musicale.
Nel libro l'autore fa chiari riferimenti alla sua terra d'origine,
dimostrando una vasta conoscenza della città di
Napoli e facendo
conoscere vie, scuole, piazze e monumenti che i suoi protagonisti
frequentano. Nel romanzo i luoghi sono descritti con dovizia di
particolari: chi li conosce corre ai propri ricordi, mentre chi non li
ha mai visti può averne un quadro chiaro grazie alle descrizioni
offerte. Gli odori, le atmosfere e il contesto della città fanno da
sfondo, ma ritornano spesso. Ricorrente è il mondo della scuola: la
maggior parte delle vicissitudini dei protagonisti avvengono tra i
banchi del liceo e hanno, comunque, a che fare con lo studio. Il libro
ha una sua precisa trama e alla fine lascia che sia il lettore a
immaginare le strade che ogni personaggio può aver intrapreso. Nello
stile di scrittura dell'autore appare evidente il suo approccio morale e
dietro la trama e le avventure dei personaggi corre velatamente un
messaggio educativo-didattico.